Pietre d'inciampo

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Stolperstein
Una Stolperstein collocata a Berlino
AutoreGunter Demnig
DataDal 1992
MaterialeArte urbana
Dimensioni10×10×10 cm
UbicazioneGermania, Austria, Paesi Bassi, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Ucraina, Italia, Norvegia, Slovacchia, Slovenia, Francia, Croazia, Lussemburgo, Russia, Svizzera, Romania, Grecia, Spagna, Lituania, Lettonia, Finlandia, Moldavia, Svezia e Danimarca.

Le pietre d'inciampo[1] (in tedesco Stolpersteine) sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig[2] per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L'iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell'incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore.

Storia dell'iniziativa[modifica | modifica wikitesto]

I ventisei paesi in cui sono già state collocate delle Stolpersteine

L'iniziativa è partita a Colonia nel 1992 e ha portato, a inizio 2019, all'installazione di oltre 71 000 "pietre". La cinquantamillesima pietra è stata posata a Torino.[3] I blocchetti si possono trovare in quasi tutti i paesi che furono occupati durante la seconda guerra mondiale dal regime nazista tedesco, oltre a ciò anche nella Svizzera, in Spagna e Finlandia. Finora solo l'Estonia, Bielorussia e alcuni paesi balcanici non hanno aderito al progetto.[4]

La memoria consiste in una piccola targa d'ottone della dimensione di un sampietrino (10 × 10 cm), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, la data, l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si vedeva ridurre soltanto a numero. L'espressione "inciampo" deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell'opera.

L'espressione "pietra di inciampo" è mutuata dalla Bibbia e dall'Epistola ai Romani di Paolo di Tarso (9,33[5]): "Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso".

Le pietre d'inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione. La prima, ad esempio, fu posata a Colonia in ricordo di mille tra Sinti e Rom deportati nel maggio del 1940[6].

La maggior parte delle pietre d'inciampo fuori dalla Germania sono state documentate da due fotografi austriaci, Christian Michelides e Francisco Peralta Torrejón.

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Pietre d'inciampo in Brandeburgo
Pietre d'inciampo collocate a Meina

Germania[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte delle pietre d'inciampo sono collocate in Germania. Come in altri paesi, anche in Germania la pianificazione, l'approvazione e le collocazioni delle pietre d'inciampo sono effettuati da iniziative locali. Le città più attive sono:

  • Berlino, per molti anni al primo posto, ora con 8 176 pietre.
  • Amburgo, tradizionalmente seconda, con 5 534 pietre.
  • Colonia al terzo posto con circa 2 300 pietre.

Seguono Francoforte sul Meno (con circa 1 400 pietre) e altre sei città, tutte con oltre cinquecento pietre: Stoccarda, Brema, Wiesbaden, Würzburg, Lipsia e Magdeburgo. Il progetto Demnig è rappresentato a livello nazionale in tutta la Germania. Ci sono solo problemi a Monaco, la capitale bavarese, dove il consiglio comunale ha vietato la posa su suolo pubblico rispettando la critica della comunità ebraica locale.[7] Ma anche a Monaco sono già state collocate novanta pietre d'inciampo, tutti su terreni privati. Altre 240 pietre sono in attesa in un magazzino per la loro collocazione.

Paesi Bassi[modifica | modifica wikitesto]

Al secondo posto ci sono i Paesi Bassi con oltre 6 500 pietre. Il 29 novembre 2007, nel centro storico della piccola città di Borne, la prima installazione ha avuto luogo in questo paese. Da allora, Gunter Demnig lavora regolarmente nei Paesi Bassi. I centri della distribuzione sono Amsterdam, Rotterdam e Hilversum, tutti con circa quattrocento, seguiti da Oss, Gouda, Eindhoven, Zwolle, Hengelo, Emmen, Maastricht, Assen e L'Aia, ciascuno con un numero tra cento e trecento.(Dati del febbraio 2019)

Austria, Italia e Repubblica Ceca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pietre d'inciampo in Italia.

Al terzo posto, tre paesi si alternano ogni anno, ogni paese con circa un migliaio di pietre d'inciampo:

  • l'Austria, dove si sono svolte le prime collocazioni nel 1996 a Sankt Georgen bei Salzburg, che sono state anche le prime collocazioni in tutta l'Europa con un'approvazione ufficiale;
  • la Repubblica Ceca, dove le prime collocazioni sono avvenute nell'ottobre 2008 a Praga;
  • l'Italia, dove le prime collocazioni sono avvenute nel gennaio 2010 a Roma[8].

Reazioni[modifica | modifica wikitesto]

In Germania, soprattutto, all'esordio dell'iniziativa è sorto un dibattito sul fatto che le "pietre" venivano poste davanti al portone di ingresso e il proprietario dell'immobile poteva non sempre gradire l'idea di essere costretto a ricordare ogni giorno le atrocità naziste. A Colonia, per esempio, una "pietra" fu posta lontana dal portone principale, quasi al bordo del marciapiede, vicino alla strada. A Krefeld la controversia riguardò il fatto che le pietre di Demnig ricordavano troppo il periodo in cui i nazisti usavano le lapidi delle tombe ebree come pavimentazione per i marciapiedi[9]. Fu raggiunto l'accordo che la scelta del luogo dove porre una pietra d'inciampo sarebbe stata subordinata all'approvazione del proprietario della casa e, qualora ci fossero, anche dei parenti delle vittime da ricordare[10].

In alcuni casi, le pietre sono state divelte: a Roma, ad esempio, un caso del genere ha riguardato, il 12 gennaio 2012, alcune pietre d'inciampo posate al numero 67 di via Santa Maria di Monticelli[11]. Pochi giorni dopo si scoprì che l'atto era stato compiuto da un condomino del palazzo di fronte al quale erano state posizionate in quanto "infastidito" dalla loro presenza[12]. Sempre a Roma, il 10 dicembre 2018 sono state rubate venti pietre d'inciampo posate in via Madonna dei Monti.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pietre d'inciampo, in Lessico del XXI secolo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012-2013.
  2. ^ Cosa sono le pietre d'inciampo?, su nationalgeographic.it. URL consultato il 9 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2019).
  3. ^ Nei marciapiedi di Torino 27 pietre per non dimenticare Resistenza e Shoah, su torino.repubblica.it.
  4. ^ I paesi balcanici che mancano sono: Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Kosovo, Montenegro e Macedonia del Nord. In Serbia, le prime collocazioni sono previste per l'agosto del 2019.
  5. ^ Rm 9,33, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ (DE) https://www.rbb24.de/kultur/beitrag/2017/10/stolpersteine-berliner-kuenstler-gunter-demnig-70-jahre.html
  7. ^ (DE) Philipp Gessler, Münchner Streit um Stolpersteine: Wer gedenkt am besten?, in Die Tageszeitung: taz, 28 giugno 2008. URL consultato il 31 maggio 2021.
  8. ^ Atlante italiano delle Pietre d'Inciampo di "la Repubblica"
  9. ^ (DE) "Der Ton wird schärfer" Archiviato l'8 marzo 2012 in Internet Archive. Westdeutsche Zeitung, 24 dicembre 2005 (URL consultato il 12 giugno 2010
  10. ^ (DE) Lutz Mäurer, "Stolpersteine: Kompromiss gefunden" Archiviato l'8 marzo 2012 in Internet Archive. Westdeutsche Zeitung, 24 marzo 2006 (URL consultato il 12 giugno 2010).
  11. ^ Paolo Brogi, Olocausto, oltraggio alla memoria divelte tre «Pietre di inciampo», Corriere della Sera, 12 gennaio 2012 (URL consultato il 24 novembre 2012)
  12. ^ Paolo Brogi, Pietre d'inciampo rimosse da farmacista: un caso di ordinario antisemitismo, Corriere della Sera, 18 gennaio 2012 (URL consultato il 24 novembre 2012)
  13. ^ Roma, Monti: rubate 20 pietre d'inciampo dedicate a vittime della Shoah. Zevi: "Atto criminale", su Repubblica.it, 10 dicembre 2018. URL consultato il 10 dicembre 2018.

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