Recensione su Silent Things (2010) di pazuzu | FilmTV.it
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Silent Things

Regia di Rob Brown vedi scheda film

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La recensione su Silent Things

di pazuzu
8 stelle

Jake e Charlotte sono affetti dalla sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico che pur non comportando ritardi cognitivi si manifesta con comportamenti stereotipati o ripetitivi, un'eccessiva cura per i dettagli, la difficoltà nel condividere interessi con gli altri, e pesanti limitazioni od estremizzazioni per quanto riguarda lo sviluppo ed il mantenimento dei rapporti interpersonali.
Jake e Charlotte amano far volare aquiloni in riva al mare: hanno sviluppato un legame morboso esclusivo simbiotico ed essenziale che non si nutre di parole (inutili) ma di gesti e riti quotidiani necessari a garantirgli la parvenza di un equilibrio altrimenti irraggiungibile. Ma è un equilibrio labile ed instabile, perché il loro mondo, chiuso e blindato, è tremendamente suscettibile alle insidie provenienti dall'esterno. E l'arrivo in spiaggia di Amy, quindicenne di passaggio dal carattere esuberante, ha l'effetto devastante di uno tsunami: prima attacca discorso con Jake, che di lì a poco, davanti alle domande pressanti di una Charlotte stizzita e in vena di scenate, la inserisce ufficialmente nel novero degli amici; poi, con l'incoscienza della sua giovane età, appurata la passione di Jake per i traghetti lo invita ad accompagnarla su quello che nel pomeriggio attraverserà la Manica.
Premiato con il New Arrival Award all'International Film Festival Rotterdam 2011, il cortometraggio Silent Things intende mostrare il lato più fragile e sensibile di personalità problematiche costantemente a disagio sotto il profilo relazionale. L'occhio del regista Rob Brown è clinico e rispettoso, la mano invisibile e leggera. Tra lunghi silenzi brevi dialoghi e parole non dette, Silent Things si sviluppa in 12 minuti vibranti che catturano l'essenza dell'animo dei due protagonisti, zavorrati dalle loro croniche insicurezze, mettendo in evidenza, anche grazie all'uso espressivo e significante del sonoro, la barriera insormontabile che corazza il loro mondo rendendo doloroso ogni tentativo di evadere dalla routine autoimposta. Charlotte, spaventata e sgomenta, si sente sotto assedio da subito e difende il suo compagno di giochi, sua unica figura amicale, come può, mettendolo in guardia; mentre Jake, raccolto l'invito di Amy a coronare il suo sogno di salire su un traghetto, si scopre disarmato di fronte ai limiti della propria condizione, cedendo progressivamente e inesorabilmente il passo ai propri conflitti e alle proprie paure: reazioni per entrambi conservative istintive e scomposte, derivazioni dirette della loro patologica inerzia emotiva.
Silent Things affronta un tema impegnativo con serietà e trasporto, senza ricorrere al patetismo, senza cercare l'emozione facile, senza scadere nell'autocompiacimento, e senza apparire ricattatorio: merito della regia misurata ma incisiva di Rob Brown e delle ottime interpretazioni dei tre attori principali, tra cui spicca per intensità ed urgenza quella di Antonia Campbell-Hughes nel ruolo di Charlotte.

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