Sharper, "un thriller sulle politiche del sesso, sulla fiducia e sul tradimento": intervista a Benjamin Caron
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Sharper, "un thriller sulle politiche del sesso, sulla fiducia e sul tradimento": intervista a Benjamin Caron

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Parla il regista del film Apple Original che debutta in streaming su Apple Tv+ il 17 febbraio, interpretato da un cast che comprende Julianne Moore, Sebastian Stan, Justice Smith, Briana Middleton e John Lithgow.

Sharper, "un thriller sulle politiche del sesso, sulla fiducia e sul tradimento": intervista a Benjamin Caron

Benjamin Caron, il regista di Sharper, è uno che ha una lunga esperienza alle spalle in quell’ambito, che in maniera un po’ semplicistica, si definisce ancora “televisivo”. Ha filmato teatro per Kenneth Branagh, per dirne una, ma sopratutto è stato uno storico regista della popolare serie Netflix The Crown, ma anche di Sherlock e, più di recente, di Andor.
“Non sarei il regista che sono oggi senza quelle esperienze”, ha raccontato Caron, che ho intervistato via Zoom, “ma è anche vero che come regista penso che ogni progetto sia una storia a sé. Sharper tanto per cominciare non è basato su personaggi reali”, ha poi scherzato. “Per me”, ha continuato più seriamente, “Sharper è un film di personaggi, un thriller vagamente comico sulle politiche del sesso, sulla fiducia e sul tradimento”.

Dalla tv al cinema

A vent’anni Benjamin Caron sognava di esordire al cinema, ma, racconta, “era davvero difficile trovare copioni validi, o produttori che intendessero investire su di me. Quaindi ho capito che prima avrei dovuto farmi le osse in televisione, magari tenendo gli occhi aperti nel frattempo. In quegli anni però il panorama è cambiato”, ha spiegato. “I mondi della tv e del cinema si sono sovrapposti. Pensate a The Crown, che ha autori, attori e budget che un tempo erano riservati al solo cinema. Quindi, rimandendo dov’ero, mi sono ritrovato a fare quello che desideravo, ed è stato magnifico per me lavorare con gente come Peter Morgan e Tony Gilroy, o con attori come John Lithgow, che è in Sharper proprio perché ci eravamo trovati benissimo insieme prima”.
Quando, dopo quattro stagioni di lavoro in The Crown, la serie ha cambiato cast e affrontato una sorta di “rebooting”, Caron, ha detto, ha capito che “era arrivato il momento di girare pagina, e di mettermi di nuovo alla ricerca di una sceneggiatura che potesse diventare il mio primo film, visto che con l’esperienza che avevo alle spalle ero oramai più appetibile per i produttori”. Così Caron ha iniziato a leggere copioni, e quando è gli è capitato per le mani quello di Sharper, scritto da Brian Gatewood e Alessandro Tanaka, “mi sono entusiasmato, mi è successa quella cosa per cui non pensi più a altro se non dirigere quel film”.

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Gli anni Settanta e Ottanta in 35mm

Una delle opportunità che Benjamin Caron ha avuto in questa sua prima esperienza in un film vero e proprio è stata quella di poter girare in 35mm: “Una cosa che non ho mai potuto fare prima, e che per me era molto importante”, ha spiegato, “perché con Sharper avevo in mente di creare una sorta di effetto nostalgia per alcuni titoli degli anni Settanta e Ottanta, girati in pellicola, e se vuoi girare un film che abbia quel feeling, lo devi girare in pellicola”.
I film cui Caron fa riferimeno, e a dirlo è lui stesso, sono titoli come La stangata, Il caso Thomas Crown, Una squillo per l’ispettore Klute. “Anche I soliti sospetti, per citare un film più recente”, ha aggiunto. “In un finale in cui lo spazio cittadino non è più clastrofobico come per tutto il film, e dove ci sono invece spazi aperti nei quali i personaggi non possono più nascondersi ho pensato invece a Seven”.
Se poi la New York di Sharper è così chiusa e claustrofobica, è perché Caron, che ha sempre pensato a questo film come “molto americano e molto newyorchese”, non voleva mostrare una “New York da cartolina, o favolistica, ma trovare un punto di vista sulla città che la rendesse riconoscibile ma al tempo stesso rispecchiasse il tono generale del film. Mi ricordo che da ragazzo New York mi aveva colpito molto per il fatto che il cielo, dalla strada, sempre visibile solo in minima parte per via dei grattacieli che incombono”.

Una partita a poker dalla posta sempre più alta

Restio a entrare nei dettagli della trama per non rovinare l’esperienza della visione allo spettatore, Caron ha comunque ammesso di essere interessato all’inganno, e che l’inganno “è una delle cose che definisce questo film. Sharper però”, ha precisato, “non è tanto interessato al crimine in sé, quando a come le persone parlano, flirtano e si comportano al fine di ottenere ciò che vogliono. In fondo”, ha detto, “sono interessato alle storie di personaggi che vengono dal nulla e si reinventano, c’è qualcosa in questa trasformazione che come spettatori ci intriga, anche nei casi in cui è una trasformazione in positivo: pensiamo a Cenerentola al ballo, alla Eliza di George Bernard Shaw o alla Vivian di Pretty Woman”.
Il pubblico, ha concluso il regista, “è sempre difficile da ingannare il pubblico, perché penso sia molto intelligente e abbia una vasta competenza filmica. Il mio lavoro in questo film è stato quello di di fare una sorta di gioco di prestigio, e di far dimenticare chi guarda che sta assistendo a un gioco di prestigio: in questo modo i capovolgimenti di questo film appaiono come una sorta di partita a poker nella quale la posta in gioco si alza sempre di più”.

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