Sergio Pérez: scopri di più sul pilota Red Bull Racing
Sergio Perez durante il GP d'Arabia Saudita 2023
© Getty Images/Red Bull Content Pool
F1

Sergio Pérez: vincitore in F1, eroe nazionale e pioniere

Oggi è una delle stelle affermate di questo sport con la Oracle Red Bull Racing, ma il percorso di Sergio Pérez in F1 è quanto di più tortuoso possa esistere. Sei pronto a scoprire la sua storia?
Di Red Bull Team
17 minuti di letturaPubblicato il
Sergio Pérez non sapeva quello che non sapeva. Il che, con il senno di poi, è stato probabilmente un bene. Appassionato di motori e veloce in pista nella sua patria, il Messico, da quando all'età di sei anni era salito per la prima volta su un kart, Pérez sapeva cosa voleva: una carriera in Formula 1. Non sapeva che non ci fosse un pilota messicano al vertice del motorsport mondiale da ben prima della sua nascita. Non sapeva che si trovasse a mezzo mondo di distanza dal cuore pulsante della F1, quell'Europa che appariva lontanissima. Non sapeva che non ci fosse un percorso collaudato da seguire. Pérez voleva essere in F1 e questo era tutto ciò che contava.

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The Best Moments of Checo Pérez's F1 Career So Far

The 2023 Formula 1 Singapore Grand Prix will be the 250th F1 Start for Sergio "Checo" Pérez, and all of us at Oracle Red Bull Racing are proud to be a part of 58 of those.

Le strade che portano a quello che viene definito "il pinnacolo del Motorsport" sono molte e varie e, tra i 20 piloti che compongono la griglia di partenza della stagione 2023, sono pochi a poter dire di essere arrivati più lontano di Pérez.
Non c'è da stupirsi se ora, dopo oltre un decennio di carriera in F1 durante il quale ha ottenuto successi e fama al di là della sua più fervida immaginazione, possa mettere in pausa l'incessante concentrazione della F1 sul presente per riflettere su dove tutto è iniziato. "Non importa quanto folle possa sembrare il tuo sogno: può sicuramente essere possibile", dice.
La carriera di Pérez lo dimostra, ma come è passato da ragazzo ambizioso a leader della F1? Vediamo di colmare le lacune.
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Gli inizi

L'obiettivo è sempre stato la Formula 1

L'obiettivo è sempre stato la Formula 1

© Getty Images

Tutti i piloti di F1 iniziano a fare i primi passi nel karting. È un rito di passaggio e la storia di Sergio Pérez non ha un incipit differente. Terzo dei tre figli di Antonio e Marilu e cresciuto a Guadalajara, Checo ha cominciato a gareggiare nel suo paese natale, il Messico, già all'età di sei anni. Spesso era il più giovane in pista, e questo status quo si è mantenuto anche man mano che i kart diventavano più grandi, più veloci e più potenti. Pur avendo vinto molto spesso e molto presto, alcuni dei suoi ricordi più belli connessi al mondo del karting riguardano l'aspetto familiare della cosa. Un esempio? Gli interminabili spostamenti in auto per muoversi da un posto all'altro.
"Viaggiavo per tutto il Messico con mio padre e mio fratello, in ogni città una gara dopo l'altra", ha ricordato in un'intervista rilasciata alla fine del 2021 a Oracle Red Bull Racing. "Dopo la gara dovevamo tornare a casa, a volte con un viaggio di 10 ore. Dormivo in macchina con la mia uniforme per andare a scuola. È buffo pensare che il lunedì mattina mio padre dovesse sempre accompagnarmi a scuola".
Il successo nel karting a livello locale era una cosa, ma le ambizioni del giovane Checo andavano ben oltre le coste messicane.
"Mio fratello maggiore correva in Formula Ford nel Regno Unito e ho visto il livello di competitività che avevano in Europa. Sapevo che se volevo arrivare in Formula 1, dovevo andare in Europa", racconta.
Sembra semplice, in teoria. In pratica? Non molto. Ma l'ingenuità di Pérez, unita alla sua tenacia, è stata più di aiuto che di ostacolo.
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Fare il grande passo

A quei tempi, le attività di karting di Checo erano sostenute dal magnate messicano Carlos Slim, ma l'Europa era una bandiera rossa. "Non voleva fare il salto in Europa perché pensava che fossi troppo giovane", ricorda Pérez. Così Checo ha fatto quello che, da lì in avanti, è diventato una vera e propria costante della sua vita. Non importava che avesse solamente 14 anni e che la bolletta del telefono dei suoi genitori stesse per salire alle stelle.
"Sono andato sul sito web della BMW, ho trovato tutti i contatti delle squadre e ho mandato loro un'email per cercare di convincerli a prendermi perché ero un ottimo pilota messicano", ricorda.
"È stato piuttosto divertente perché, a causa del fuso orario con il Messico, dovevo svegliarmi alle tre o alle quattro del mattino per fare le telefonate. I miei genitori si arrabbiavano con me perché la bolletta del telefono era molto cara! Alla fine ho ricevuto proposte da tutte le squadre, ma erano tutte troppo costose. Poi, all'improvviso, ne ho trovata una molto interessante e molto economica".
Il percorso fino alla F1 è stato tutt'altro che facile

Il percorso fino alla F1 è stato tutt'altro che facile

© Getty Images

Appena quindicenne, Pérez è arrivato a Monaco, in Germania, nel 2005 con un biglietto di sola andata, senza un guardaroba invernale, con poche informazioni su dove alloggiare e con una scarsa idea di ciò che sarebbe successo dopo. Ha vissuto per un po' in un hotel per camionisti e poi in un ristorante. Ma aveva un passaggio con il team di 4speed Media e questo era tutto ciò che doveva sapere.
"Erano due meccanici e il mio ingegnere", ricorda. "Loro non parlavano molto inglese e nemmeno io, quindi non riuscivamo a comunicare tra di noi. Alla prima gara eravamo una squadra così piccola e con una sola auto. Tutti ci guardavano chiedendoci: 'Cosa ci fate qui?'".
Era una domanda che Checo si poneva spesso. Sì, era vicino all'epicentro della F1, ma era ancora lontano un milione di miglia...
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Scavare nel profondo

Due stagioni nella Formula BMW ADAC hanno portato Perez a qualche podio e alla possibilità di correre su circuiti tedeschi famosi come il Nürburgring e Hockenheim, ma erano poca cosa rispetto agli obiettivi e alle ambizioni del messicano. Nel 2006, ci fu un bivio. Avete presente il vecchio adagio secondo cui le avversità rivelano il carattere piuttosto che costruirlo? Senza saperlo, Pérez aveva deciso di personificare una simile saggezza popolare.
Sognare in grande ha aiutato Perez a rimanere nel giro

Sognare in grande ha aiutato Perez a rimanere nel giro

© Getty Images

"Le gare non andavano bene e mi sentivo troppo solo. La vita al di fuori dei circuiti era molto difficile", ricorda. "Questo ha abbassato di molto le mie prestazioni. Pensavo: 'Forse dovrei tornare a casa e continuare a studiare'. Ma dall'altra parte pensavo: 'No, non posso arrendermi. Se torno in Messico non tornerò mai più. Forse vale la pena dare tutto, lottare e provare a farcela".
È un sentimento che potrebbe essere applicato a tutte le varie fasi della sua carriera in F1, lo anticipiamo sin da ora. Vedere però ragionare così un sedicenne, in grado di decidere autonomamente di percorrere il sentiero meno battuto, non può non destare dello stupore.
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Si presenta la strada per la F1

La stagione 2006, in cui Pérez si è piazzato al sesto posto assoluto nella Formula BMW ADAC, è stata fondamentale. Non per i risultati in sé, come osserva Pérez, ma per ciò che essi hanno sbloccato.
"Sapevo che se avessi fatto bene nell'arco di quella stagione avrei potuto avere un'opportunità con una squadra più grande", ricorda. "Ho chiamato Carlos (Slim, ndr) e ho capito che anche loro erano motivati. Mi hanno mandato in F3 britannica per il 2007 e tutto è cambiato. Sono entrato in una squadra fantastica, avevo un allenatore e mi hanno fatto diventare un pilota migliore. Da quel momento in avanti ho capito che si stesse facendo sul serio: ero proprio come gli altri piloti".
Come gli altri? Non esattamente. Checo nel 2007 ha infatti vinto 14 delle 21 gare della classe nazionale della Formula 3 International Series britannica, aggiudicandosi il titolo in scioltezza e staccando così il proprio biglietto d'ingresso per la GP2 Asia Series.
Le vittorie del 2008-9 hanno portato alla promozione alla GP2 Series vera e propria del 2010 (ora Formula 2), che vedeva la partecipazione di 10 piloti che avrebbero poi raggiunto la F1. In una line up fatta di future stelle, Pérez è riuscito a classificarsi secondo alle spalle di Pastor Maldonado, l'ultimo pilota ad avere conquistato una vittoria per la Williams in Formula 1.
Sei anni dopo essere arrivato in Europa nei panni di un ragazzino con un grande sogno e con una vaga idea di come poterlo realizzare, Checo era pronto per la F1.
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Un inizio, poi un inciampo

Dopo aver firmato un contratto per entrare a far parte della Ferrari Driver Academy alla fine del 2010, Pérez ha fatto il suo debutto in F1 per il team Sauber - all'epoca motorizzato Ferrari - in occasione del GP d'Australia 2011. Mettendo subito in mostra un'ottima gestione degli pneumatici, Pérez è riuscito a conquistare il 7° posto al debutto: questo risultato gli sarebbe valso addirittura i primi punti iridati della sua carriera, ma sfortunatamente la sua monoposto è stata squalificata a GP ormai concluso a causa di una violazione del regolamento tecnico.
I riflettori iniziano ad accendersi su Checo

I riflettori iniziano ad accendersi su Checo

© Getty Images

La sua stagione da esordiente è stata caratterizzata da lampi intervallati da incidenti di percorso. Il messicano ha saltato due gare con sintomi di commozione cerebrale dopo un grave incidente a Monaco e, sebbene il suo miglior risultato è stato il 7° posto a Silverstone, il giorno più importante dell'intera stagione è stato quello in cui ha avuto modo di provare una Ferrari del 2009.
Nel 2012 Pérez ha dato il meglio di sé: ha sfiorato la vittoria in Malesia, inseguendo fino agli ultimi giri il due volte campione del mondo Fernando Alonso prima di accontentarsi del secondo posto e del suo primo podio in F1. Grazie agli altri podi centrati a Montreal e Monza Pérez ha chiuso la stagione nella top 10 del campionato, ed è a quel punto che davanti gli si è presentata un'occasione ancora più grande. Lewis Hamilton era in procinto di lasciare la McLaren dopo sei stagioni, e la casa automobilistica britannica aveva deciso che sarebbe stato proprio il 22enne messicano a prendere il posto del #44 e a fare coppia con Jenson Button.
In apparenza si trattava di un'opportunità incredibile - la McLaren aveva vinto sette Gran Premi nel 2012 - ma dal 2013 in avanti il team di Woking è entrato in una fase calante che l'ha vista vincere un solo GP da quel momento in avanti. Complice una vettura non all'altezza del blasone del team, Pérez in McLaren ha conquistato risultati peggiori rispetto a quelli centrati in Sauber, decidendo quindi di firmare un contratto con il team Force India per la stagione 2014 e di fare coppia con il tedesco Nico Hulkenberg.
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Mr. Affidabile

Un viso familiare compare sempre più spesso sul podio

Un viso familiare compare sempre più spesso sul podio

© Getty Images

Checo ha trascorso sette stagioni in una squadra che ha cambiato nome e assetto proprietario più volte in quel periodo, al punto da essersi trasformata in quella che per tutti è oggi l'Aston Martin F1 Team. Ma mentre proprietari, finanziatori e compagni di squadra (Hulkenberg, Esteban Ocon e Lance Stroll) si avvicendavano, Pérez è stato uno dei punti fermi di quella realtà nell'arco di diverse stagioni.
In grado di salire sul podio alla sua terza gara con la squadra, nel 2014 in Bahrain, Pérez è sempre stato presente nel mezzo delle trasformazioni della Force India. Ogni anno si è piazzato nella top 10 del campionato, ogni anno ha conquistato uno o due podi andando contro tutti i pronostici, ogni anno ha ottenuto dalla sua monoposto più di quanto la logica e il budget suggerissero, con la sua capacità di preservare i fragili pneumatici Pirelli in gara meglio dei suoi rivali.
In un periodo in cui la maggior parte delle vittorie erano ottenute dalla Mercedes, Pérez era sempre in grado di ottenere un risultato superiore alle aspettative grazie a una combinazione di velocità e costanza di passo che permetteva al messicano di tenere un grande ritmo senza però sollecitare eccessivamente la meccanica e le gomme.
Nel 2020, con una stagione iniziata a luglio dopo la pausa per la pandemia, la storia della F1 di Pérez sembrava già scritta. Aveva 30 anni, una serie di podi nel suo curriculum e la sua popolarità era tale che il Gran Premio del Messico - fuori dal calendario dall'inizio degli anni '90 prima di tornare nel 2015 - si era trasformato in uno degli eventi più popolari nel calendario della F1.
La sua eredità, se le cose fossero andate bene, era già a quel punto assicurata. Ma poi, come è successo spesso a Pérez, sono arrivate le avversità... e le opportunità.
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Il risultato che ha cambiato tutto

Sergio Perez vince il suo primo GP in carriera

Sergio Perez vince il suo primo GP in carriera

© Getty Images

Il fatto che la F1 stesse correndo ancora all'inizio di dicembre nella stagione 2020 - e che avesse una seconda gara sul circuito di Sakhir, in Bahrain, nell'arco di sette giorni - era un effetto collaterale del calendario ridotto dalla pandemia. Il layout esterno di Sakhir, mai utilizzato per la F1 né prima né dopo quell'occasione, è stato utilizzato solamente per portare la stagione a 17 Gran Premi. È stata dunque una serie di circostanze senza precedenti a fare da sfondo al momento che ha cambiato la carriera di Checo.
Due mesi prima di quel fine settimana, il prosieguo della carriera del messicano appariva già incerto. La Racing Point (che altro non era se non la ex Force India) era diventata di proprietà dell'uomo d'affari canadese Lawrence Stroll e stava per essere ribattezzata Aston Martin in vista della stagione 2021. Il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel aveva firmato per loro dopo avere concluso i propri rapporti con la Scuderia Ferrari, e con il padre del compagno di squadra Lance Stroll a garantire i fondi della squadra era proprio Pérez il pilota in esubero.
La prima vittoria nella carriera di Sergio Perez

La prima vittoria nella carriera di Sergio Perez

© BWT Racing Point F1 Team

Sakhir era la penultima gara della stagione e Checo, al via di un weekend che si sarebbe di lì a poco rivelato decisivo, non aveva un sedile in vista dell'anno successivo. "Non avere nulla da perdere" è una perifrasi che non descrive neppure lontanamente la sua situazione.
Tamponato dalla Ferrari di Charles Leclerc nel corso del primo giro, Pérez è tornato in pista a bordo di una malconcia Racing Point con gomme fresche e una determinazione ferrea. Dopo 86 giri, nel corso dei quali ha dato vita a una furibonda rimonta dalle retrovie, Pérez ce l'aveva fatta: era diventato un vincitore di un Gran Premio, conquistando il primo successo nella storia della sua squadra e diventando il pilota con il maggior numero di partenze nella storia della F1 (190) prima di ottenere la sua prima vittoria.
Il suo volto sul gradino più alto del podio, quella sera, era una maschera nella quale si mescolavano in uguale misura euforia e incredulità.
"Ho quasi paura di emozionarmi troppo, nel caso stessi sognando", ha dichiarato raggiante dopo essere diventato il primo messicano a vincere in F1 dopo Pedro Rodriguez nel 1970. "Non dimenticherò mai il momento in cui ho visto la bandiera messicana sul podio, è stato un momento incredibile per me e per la mia famiglia. Ho pianto al volante e sono rimasto senza parole per un po'".
Due settimane dopo è arrivata una telefonata che, pur avendo tutte le sembianze di un altro sogno, era reale tanto quanto la sua vittoria a Sakhir. A chiedere di lui era il team principal di Oracle Red Bull Racing, Christian Horner, che in quell'occasione ha lanciato a Checo una vera e propria ancora di salvezza per la sua carriera. Per di più, in una squadra che all'epoca aveva già vinto quattro titoli mondiali. Difficilmente riuscirete a trovare un regalo di Natale più bello di questo.
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Un collaboratore chiave

Il messicano Sergio Perez al volante della propria Red Bull RB16B durante le prove del GP del Bahrain andato in scena a Sakhir.

Perez impressiona al suo debutto come pilota Red Bull nel GP del Bahrain

© Getty Images/Red Bull Content Pool

La stagione 2021 è stata l'ultima a essere disputata con le monoposto della vecchia generazione e, come spesso accade quando si è alle prese con un ciclo regolamentare che ha ormai raggiunto una certa maturità, le carte in tavola si sono lievemente rimescolate. La supremazia che Mercedes aveva fino a quel momento mostrato nell'era dei V6 turbo ibridi è stata infatti messa alla prova da una Red Bull Racing in piena ascesa.
Mentre Max Verstappen dava vita a un'intensa lotta con Lewis Hamilton per il titolo mondiale - assegnato solamente in seguito dello storico e sportivamente drammatico finale del GP di Abu Dhabi - Pérez a più riprese dimostrava di appartenere alla parte alta della classifica.
La prima vittoria con i colori della sua nuova squadra è arrivata in Azerbaijan, tappa di una stagione nella quale il messicano ha stabilito i propri record personali di podi (cinque), giri veloci (due), punti (190) e posizione in campionato (quarto, a pari merito con il 2020) all'età di 31 anni e alla sua 11ª stagione in Formula 1.
Perez ha ripagato la fiducia che Red Bull Racing ha riposto in lui

Perez ha ripagato la fiducia che Red Bull Racing ha riposto in lui

© Getty Images/Red Bull Content Pool

Perez festeggia la vittoria insieme a Christian Horner

Perez festeggia la vittoria insieme a Christian Horner

© Getty Images/Red Bull Content Pool

Mentre Verstappen riusciva ad avere la meglio di Lewis Hamilton solamente nel corso dell'ultimo giro della gara di Yas Marina, Pérez dimostrava di essere il perfetto compagno di squadra difendendo strenuamente la propria posizione dagli attacchi del #44 in una fase cruciale di gara, permettendo così al suo compagno di squadra di rimanere agganciato all'inglese. "Checo è una leggenda!", ha detto Verstappen in un ormai celebre team radio, mentre Pérez ha dato una nuova interpretazione al soprannome di "Ministro della Difesa".
"Preferirei il Ministro dell'Attacco", ha però specificato ridendo qualche mese dopo il GP di Abu Dhabi. "Ma di certo mi ritengo corretto: sono molto aggressivo, ma di solito lascio sempre un buon spazio. Sento di essere una persona con cui si può gareggiare e credo che questo sia apprezzato anche dai miei avversari. Non ci sono molti piloti in giro con i quali si può fare una gara ruota a ruota".
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Alzare il tiro

La RB18 di Oracle Red Bull Racing ha spinto Verstappen a conquistare il secondo titolo mondiale nel 2022, ma lo stesso Pérez ha raggiunto i livelli migliori della sua carriera. Le vittorie conquistate su alcuni dei circuiti più iconici della F1 - come Monaco e Singapore - sono state la prova della sua qualità e l'ulteriore dimostrazione che la sua reputazione di "King of the Streets" fosse del tutto meritata.
La prima pole position in F1 - ottenuta al suo 215ª GP, altro record - è arrivata in occasione del GP d'Arabia Saudita, mentre 305 punti e 11 podi hanno fatto sì che il messicano riuscisse a migliorare i propri record personali concludendo al terzo posto il Campionato Piloti.
Checo durante il weekend del GP di Suzuka 2023

Checo durante il weekend del GP di Suzuka 2023

© Getty Images / Red Bull Content Pool

Il 2022 ha portato con sé anche un'altra grande soddisfazione, soprattutto per un pilota dal peso così importante in termini di "squadra". I risultati di Max Verstappen e di Checo hanno infatti permesso a Red Bull Racing di trionfare anche nella classifica costruttori dopo 9 stagioni di astinenza. Questo importante traguardo, tagliato in occasione del GP di Austin, è stato festeggiato con estrema gioia tanto dai piloti quanto - e forse soprattutto - da Christian Horner, l'unico team principal nella storia della Red Bull Racing in F1.
"È stato un vero e proprio viaggio", ha detto Horner. "Abbiamo avuto anni difficili, abbiamo dovuto continuare a rialzarci e a scrollarci la polvere di dosso. Il duro lavoro, il sangue, il sudore e le lacrime: questo risultato dà un significato diverso a tutto ciò".
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Un viaggio "folle" continua

Con un contratto Oracle Red Bull Racing in tasca fino al termine della stagione 2024, quando sarà ormai entrato nella top 10 dei piloti con il maggior numero di GP disputati, l'immediato futuro di Pérez è assicurato.
Pensare che a questo punto sia arrivato quel bambino che dormiva viaggiando nella sua uniforme scolastica dopo essere stato accompagnato in circuito dal padre ha quasi dell'incredibile, ma Checo non ha mai dimenticato da dove viene, chi gli è stato vicino fin dal primo giorno e l'importanza di ciò che ha raggiunto.

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Il suo viaggio non è ancora arrivato alla bandiera a scacchi, ma induce comunque a indugiare in una riflessione.
"Nessuno mi ha detto come fare, ho fatto tutto da solo", ha detto a The Players' Tribune nel 2023, ricordando il suo percorso. "È incredibile per un quattordicenne pensare a tutto quello a cui pensavo. Credo che sia stato un vantaggio, perché ero un quattordicenne ma pensavo come un trentenne".
"Ti guardi indietro e ti prendi un momento per riflettere su quello che hai fatto, su quanta strada hai fatto. Sono stato estremamente fortunato ad avere una così bella carriera in Formula 1. È iniziato tutto da un progetto folle di un ragazzino pazzo, che telefonava alle quattro del mattino e non parlava inglese".
"Sono estremamente orgoglioso di quel ragazzo."

Parte di questa storia

Sergio Pérez

Sergio ‘Checo’ Pérez is the most successful Mexican driver in the history of Formula One, and he’s achieving yet more success with Red Bull Racing.

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