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La resistenza nel futuro

Una scena dei Masnadieri in programmazione al Teatro Basilica di Roma

Stava per scoccare la mezzanotte del 25 aprile, l’altro ieri sera, nel piccolo bellissimo teatro Basilica di Roma, quando lo spettacolo è finito. In platea erano quasi tutti ragazzi, avrebbero potuto essermi figli, e mi è sembrato che l’applauso lunghissimo, interminabile fosse anche un applauso di liberazione. E’ possibile, chi sa, è comunque bello pensare che il modo in cui le persone di giovane età celebrano la libertà dalle oppressioni sia questo: fare cose, andare avanti senza paura, produrre bellezza e celebrarla.

Lo spettacolo era “I Masnadieri” di Schiller nella visionaria rollante regia di Michele Sinisi: un gruppo di ragazzi capitanati da un giovane impavido che si fanno briganti, violano la legge per rompere, appunto, l’oppressione tirannica. Sono lì, sono in scena coi loro abiti di ogni giorno, le scarpe da ginnastica, si presentano con nome cognome, età – 31, 22, 21, qualche 40 – e raccontano ciascuno con la sua inflessione, il suo parlare diverso, il suo pezzo di storia in quell’eterna storia. Ve lo consiglio, è ancora qualche giorno in scena a Roma, poi in tournée.

E’ una delle molte iniziative caparbie del Basilica, appunto, e del Gruppo della Creta di cui gli artisti masnadieri fanno parte: stanno cambiando pelle al teatro, non solo a Roma. Vorrei citarli tutti ma sono tanti: Amedeo Monda, Gianni D’Addario, Lucio De Francesco. Bravissimi. C’è un’altra cosa che il Basilica e la Creta fanno, oltre a una programmazione strepitosa. Si chiama Primastesura, è un progetto di sostegno economico alla drammaturgia contemporanea. Paga chi scrive, lo segue passo dopo passo. Cioè paga il lavoro altrimenti mai pagato. Si resiste anche così, soprattutto così: buone idee, realizzate.