Civil War: trama film, cast, guerra civile, recensione, Presidente | iO Donna
Sei già abbonato? Accedi
Hai scelto di non dare il consenso alla profilazione pubblicitaria e del contenuto e di aderire all’offerta economica equivalente.
Accesso Consentless

Naviga il sito di Iodonna.it, Amica.it, Oggi.it, Living.corriere.it, Viaggi.corriere.it, Abitare.it e Style.corriere.it rifiutando tutti i cookie di profilazione ad eccezione di quelli tecnici necessari.

Hai cambiato idea e preferisci dare il consenso?1

Naviga il sito di iodonna.it con pubblicità profilata e senza abbonarti

Esce al cinema “Civil War”: cruda riflessione sull’America di oggi e il futuro che ci aspetta

L’attuale panorama è così affamato di novità da etichettare come impegnato qualsiasi film che presenti anche un solo vago contenuto di attualità: Civil War è una splendida eccezione. Il film di Alex Garland è infatti capace di riportare in alto la forza sovversiva del cinema militante. Un’arte ancora in grado di porsi domande non preconfezionate e aprire un vivace dibattito sulla rappresentazione del reale.

Civil War: la trama del film

In un futuro non molto lontano, gli Stati Uniti si trovano coinvolti in un drammatico conflitto interno. Una nuova guerra civile tra il governo federale d’area totalitaria del presidente e un gruppo ribelle formato da California e Texas che vuole destituirlo (stati nella realtà politicamente molti diversi; un depistaggio del regista per evitare una polarizzazione). A Washington, questo capo supremo che si è fatto eleggere al terzo mandato nonostante sia anticostituzionale, ostenta ottimismo.

L’intero paese è però in ginocchio: molte le città abbandonate dai loro abitanti, mancano i generi di prima necessità e si respira disperazione e violenza. A tenere le fila del racconto ci pensa un gruppo di giornalisti, nello specifico fotoreporter e corrispondenti di guerra – con al centro Lee (Kirsten Dunst) – che vogliono intervistare il presidente rischiando la vita in più di un’occasione.

Da sinistra a destra: Karl Glusman, Cailee Spaeny e Kirsten Dunst in Civil War”. (01 Distribution)

Polemiche e dibattito politico

Con un budget di 50 milioni di dollari, Civil War è il più costoso mai realizzato dalla A24, casa di produzione indie, nota per aver prodotto un grande successo come Everything Everywhere All at Once. Nel primo weekend il film è stato campione di incassi con 25,7 milioni di dollari.

Questo racconto di un’improbabile – ma non impossibile – nuova guerra civile degli Stati Uniti non è solo destinato a un successo di critica e pubblico ma, da giorni, è anche oggetto di un acceso, infuocato dibattito da parte dei mass media.

In patria era a dir poco controverso ancora prima del suo debutto. L’accusa principale riguarda la volontà di distribuirlo alla vigilia delle presidenziali, in un momento della storia americana in cui la violenza insurrezionale sembra una possibilità più che realistica.

La guerra raccontata dai giornalisti

Lee Smith (Kirsten Dunst, il nome è un omaggio alla grande Lee Miller) è una fotoreporter che da decenni è in costante contatto visivo con questo genere di orrori. Insieme al collega reporter Joel (Wagner Moura) viaggia attraverso il paese per fotografare e intervistare proprio il presidente ( Nick Offerman, con dettaglio di cravatta rossa repubblicana e modellato su Trump, anche se Alex nega), nonostante le aperte ostilità del governo verso gli organi di stampa. Il rischio è quello di essere uccisi a causa della loro professione.

Con loro, c’è Sammy, giornalista veterano del New York Times (Stephen McKinley Henderson) e l’aspirante fotografa Jessie (Cailee Spaeny). Lee, oramai assuefatta alle scene di morte quanto esaltata dalla sua stessa missione, spiega alla inesperta collega di limitarsi a registrare gli eventi.

I giornalisti non devono lasciarsi coinvolgere emotivamente ma portare la testimonianza visiva ai lettori che, attraverso il loro lavoro, potranno autonomamente porsi delle domande. Ma a cosa serve documentare una guerra in corso quando è il tuo stesso paese a essere protagonista di tale conflitto?

Cailee Spaeny in Civil War”. (01 Distribution)

La recensione di Civil War

Civil War racconta un paese diviso in due e ne critica aspramente gli estremismi, quella polarizzazione tra due fazioni prive di reali ideologie politiche, in guerra ma senza sapere più il perché. Evoca un malessere aspecifico di una nazione e riflette sul modo in cui potrebbe reagire di fronte a un possibile conflitto interno.

Al netto del ricordo dell’assalto al Campidoglio del 2021 e di un presidente guerrafondaio, qui l’America riflette sé stessa, specchio della profonda crisi del mondo occidentale. Alex Garland alterna in modo sapiente scene corali di intenso terrore a momenti in cui la calma apparente, tra strade deserte e silenziose, sono minacce potenzialmente ben più deflagranti.

L’evento diventa reale solo se raccontato con immagini, la morte si compie nella sua scandalosa casualità esattamente come accade, non come vorremmo che accadesse.

“Civil War”. (01 Distribution)

Kirsten Dunst, protagonista assoluta

Sebbene il cast di attori sia di tutto rispetto, in cui a spiccare è soprattutto la giovane Cailee Spaeny, vista in Priscilla, è Kirsten Dunst la vera anima del film.

Il ritratto di Lee è semplicemente perfetto: quello di una donna, una combattente che sembra aver rimosso ogni emozione per puro istinto di sopravvivenza. Ha costruito intorno a sé una corazza per proteggersi da tutto l’orrore che l’umanità è stata capace di offrirle.

L’attrice di Melancholia ha più volte spiegato nelle interviste di aver vissuto un trauma simile al suo personaggio a causa delle molte scene belliche nel film e di essersi ispirata a una celebre corrispondente di guerra, Marie Colvin. Un omaggio a una donna che, con il suo lavoro ha mostrato tutti gli orrori delle guerre e che, come Civil War, rivela quanto tutte le guerre si assomiglino.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA