Scarface: il tormentato capolavoro con Al Pacino che ha anche ispirato una collezione di moda
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Scarface: il tormentato capolavoro con Al Pacino che ha anche ispirato una collezione di moda

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Nel 1983 arrivava al cinema Scarface di Brian De Palma, con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, scritto da Oliver Stone. Vi raccontiamo i segreti di un capolavoro che deve il suo successo all'home video e che ha ispirato anche una collezione di moda.

Scarface: il tormentato capolavoro con Al Pacino che ha anche ispirato una collezione di moda

Nel 1983 arrivava al cinema Scarface, un gangster movie estremamente violento e controverso all’epoca, nonché uno dei migliori film di Brian De Palma, sulla carta un remake del classico di Howard Hawks con Paul Muni, ispirato ad Al Capone, il cui soprannome era appunto "lo sfregiato", ma trasformato dalla sceneggiatura di Oliver Stone in un immigrato cubano che diventa uno spietato boss della droga nella Miami degli anni Ottanta, resa celebre sul piccolo schermo dai telefilm di Miami Vice. Splendidi protagonisti sono Al Pacino - che all'epoca ha già 5 candidature all'Oscar e molti splendidi film in curriculum, e la giovane Michelle Pfeiffer che si sta appena affacciando al mondo del cinema. Dal momento che oggi si parla di una nuova versione diretta da Luca Guadagnino, è l'ora di ricordare come questo film sia nato e sia diventato un cult internazionale dopo il fiasco all'uscita.

Scarface: la faticosa nascita di un discusso capolavoro e il ruolo di Sidney Lumet

Due anni fa, in occasione del 35esimo anniversario dell’uscita di Scarface, Al Pacino ha partecipato a una proiezione speciale del film organizzata dal Tribeca Film Festival. Nell’incontro successivo sono venuti fuori molti particolari interessanti e inediti su un film su cui pensavamo di sapere tutto. Le origini di questo singolare remake sono state a lungo raccontate in modo diverso, a seconda di chi lo faceva: al produttore Martin Bregman, all'epoca anche agente di Al Pacino, è stato a lungo attribuito il merito di averci pensato, dopo aver visto in tv l’originale con Paul Muni e di averlo proposto a Sidney Lumet, che aveva già diretto l'attore in Serpico e Quel pomeriggio di un giorno da cani. Più di recente, Al Pacino ha sostenuto che l’idea è venuta a lui dopo aver visto una proiezione del film in un cinema di Los Angeles. Comunque siano andate le cose, Bregman dopo l'interesse di Lumet, contattò Oliver Stone, che aveva già sceneggiato un film violento come Fuga di mezzanotte e diretto due film horror, Seizure e La mano. I due si conoscevano perché Bregman aveva tentato di produrre la sceneggiatura di Stone per Nato il 4 luglio, pensata per Pacino, ma inizialmente Stone rispose di non essere interessato. “Non volevo fare un film sulla mafia italiana. Ce n’erano a decine, ma poi Bregman tornò da me e mi disse “Sidney ha un’idea fantastica, vuole farne un “marielito” a Miami", e io ho trovato che fosse un’ottima idea che lo rendeva interessante”. Così Pacino ha raccontato lo spunto: “L’idea di Sidney era questa: nell’estate del 1980, circa 125.000 esiliati Cubani erano partiti dal porto di Mariel diretti alle coste della Florida. Circa un quinto di questi Marielitos erano considerati indesiderabili, ladruncoli o peggio, rilasciati dalle carceri cubane e dai manicomi e mandati in America coi complimenti di Castro”.

La sceneggiatura e le ricerche di Oliver Stone

A questo punto, Stone partì per il sud della Florida per fare ricerche per il film, nonostante lui stesso avesse un problema con la cocaina. “Ho iniziato il viaggio nel 1979 e ho continuato fino al 1982. Non credo che la mia scrittura abbia tratto beneficio della cocacina, ma ho scritto Scarface completamente sobrio”. Alla fine, per sfuggire da altre tentazioni, si rifugiò a Parigi a scrivere e produsse una sceneggiatura che fece impazzire tutti, tranne Sidney Lumet che lasciò il film a De Palma, per divergenze creative con Bregman. Il regista - che fino ad allora aveva scelto i suoi progetti e per la prima volta ereditava una storia di altri - motivò la sua decisione col desiderio di fare un film di gangster e di lavorare con Pacino, che gliene aveva parlato quando si erano incontrati per Blow Out (che alla fine aveva interpretato John Travolta) ed era stato un fiasco al box office. De Palma in quel momento stava pensando di realizzare Il principe della città con Pacino, un film che sarebbe finito, in uno strano incrocio di destini, nelle mani di Lumet, con Treat Williams come protagonista.

I problemi prima delle riprese di Scarface

Quando si sparse la voce del tema del film, i cittadini di origine cubana e le loro istituzioni espressero preoccupazione per la cattiva immagine che ne sarebbe derivata alla loro comunità. In Florida c'era già un sentimento anti-cubano che, secondo i giornalisti locali, sarebbe stato intensificato da un film che, come scrisse Guillermo Martinez sul Miami Herald, “avrebbe detto alla nazione e al mondo intero che il prototipo del gangster americano degli anni Ottanta era un rifugiato di Mariel”. Stone si difese così: “Beh, Tony Montana è un gangster. La madre e la sorella rappresentano la comunità cubana pulita. La madre gli dice: “sei un delinquente, vattene da casa mia, stai rovinando tua sorella!”. Perciò c'è una forte moralità nel film. Sapevo anche prima delle critiche che non tutti i Cubani erano così. Ma, mi dispiace, molti Cubani divennero Marielitos. Se lo avessi fatto sui Colombiani avrebbero detto che era un film anti-colombiano”. Di tutte le trattative andate avanti prima e dopo le riprese resta questo disclaimer nel film: “La grande maggioranza dei cubani americani hanno dimostrato una dedizione, una vitalità e un senso imprenditoriale che hanno arricchito la scena americana”. Memori ad ogni modo delle riprese contestate di un altro film con Al Pacino, Cruising di William Friedkin, si decise di girare Scarface in California per evitare problemi sul set, con solo dieci giorni di esterni in Florida.

Gli incidenti sul set di Scarface

Le riprese non furono comunque serene: due volte si interruppero per problemi atmosferici, poi Al Pacino durante una scena di lotta cadde su un mitra M14 che aveva appena sparato, bruciandosi una mano (una settimana di ricovero). Sul set durante la sua assenza, una bomba esplosa prima del tempo ferì due stuntmen. De Palma era nel mezzo di un brutto divorzio dalla moglie Nancy Allen, che a causa della lavorazione del film non vedeva da mesi per via delle riprese e che era amareggiata perché avrebbe voluto essere la protagonista del film, invece di Michelle Pfeiffer, che era solo alla sua seconda prova dopo Grease 2. Oliver Stone, come al solito senza peli sulla lingua, ha commentato così l'esperienza: “È stato un incubo fare questo film, abbiamo sforato di tre mesi e io sono rimasto su quel set fino alla fine. Mi constringevano a stare lì. Era una cosa del tipo “chi devo scopare per scendere da questa barca?”. Venne fatto in modo molto lento, perché Brian non è un tipo energico e Al è uno che vuole ripetere i ciak. Costò troppo, superò il budget e fin dall'inizio fu una pecora nera per la Universal”. Dai 10-15 milioni previsti in partenza, Scarface finì per costarne tra i 23 e i 37 milioni.

La guerra alla censura

Prima di arrivare in sala, Scarface doveva passare il visto della MPAA che due mesi prima dell'uscita gli affibbiò una X, quella che si dà ai film pornografici. De Palma aveva già rimontato il film tre volte, ma senza ottenere alcun trattamento di favore per via dell'”eccessiva e cumulativa violenza e turpiloquio”. Il regista rifiutò di fare altri tagli e la Universal si trovò col problema dei molti cinema che avrebbero rifiutato di proiettarlo. A quel punto Bregman si schierò con De Palma dicendo: “dichiareremo guerra a questa gente. Ed è quel che abbiamo fatto”. Discussero il caso con la MPAA e nel frattempo il regista inserì di nuovo le scene tagliate, visto che in tutte e 3 le versioni presentate il film aveva comunque ricevuto la X. Dopo accese discussioni, un mese prima dell'uscita, il divieto venne declassato a R, con grande gioia dei realizzatori. Uscito in America il 4 dicembre 1983, Scarface non fu amato dalla critica e non rrecuperò i costi, ma grazie al VHS e al Betamax esplose in home video, affermandosi da allora come un classico del cinema contemporaneo, che intere generazioni di spettatori e di cineasti conoscono a memoria.

Scarface detta la moda

I modi di dire, gli stili, gli ambienti del film sono stati presi a modello, come a volte accade, anche da mafiosi veri (ricordiamo tutti il camorrista Francesco Schiavone detto Sandokan, che costruì la sua villa sul modello della residenza di Tony Montana), ma hanno lasciato una profonda influenza anche sulla musica e nel costume. Nel 2019 il celebre stilista Philipp Plein, per festeggiare il ventesimo anniversario del suo marchio, ha lanciato una collezione chiamata “The World Is Yours” e dedicata al film e al suo protagonista. Durante la presentazione a Milano Moda Uomo, nella splendida location di Palazzo Clerici, c'è stata una performance di Brandon Flowers dei The Killers, mentre in passerella sono sfilati degli skinhead che indossavano i capi della collezione, con Donnie Yen, attore e star delle arti marziali, come ospite d'eccezione. I prezzi sono vari, ma, se siete interessati, una t-shirt può arrivare a costare quasi 800 euro: in pratica per potervi permettere un intero guardaroba dovete essere ricchi come Tony Montana.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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