Sam Mendes: «In 1917 racconto l'orrore della guerra» - Style
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Sam Mendes: «In 1917 racconto l’orrore della guerra»

Ha ricevuto 11 nomination agli Oscar e ha già vinto il Golden Globe come migliore film drammatico. Un film sulla Prima guerra mondiale che il regista di American Beauty ha dedicato al nonno Alfred, messaggero al fronte.

Di Giovanna Grassi 23 gennaio 2020
Sam Mendes: «In 1917 racconto l’orrore della guerra»- immagine 2

George MacKay interpreta il caporale Schofield in 1917.

Sam Mendes ha 54 anni, nel 2000 ha vinto un Oscar per la regia di American Beauty e ha dieci nomination ai prossimi Academy per il suo ultimo film, 1917 (al cinema dal 23 gennaio), ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, di cui è anche sceneggiatore. Per molti resta però il grande regista di Era mio padre, indimenticabile non solo perché è stata l’ultima apparizione sul grande schermo di Paul Newman, ma perché questa intensa e coinvolgente storia di gangster ritmata dalle musiche di Thomas Newman (che firma anche la colonna sonora di 1917) conferma l’abilità d’autore di un uomo schivo, appassionato di cinema, letteratura e Storia (essendo tra l’altro figlio di un docente universitario e di una autrice di saggi letterari e libri per ragazzi).

Riservatissimo sul privato, specie dopo la conclusione del lungo legame, anche artistico, con Kate Winslet (dalla quale ha avuto un figlio, Joe), Mendes sembra ora dedito unicamente al suo lavoro, anche a teatro, dove ha regalato in passato a Kevin Spacey la parte di protagonista nel dramma shakespeariano Riccardo III. Colto, appassionato, sincero anche nel dire «per me è sempre importante far vincere sullo schermo le emozioni», Mendes è un autore moderno e classico al tempo stesso.

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Il redista Sam Mendes sul set con Dean-Charles Chapman (il Tommen de Il trono di spade) e George MacKay.

Si aspettava il successo di 1917?

Non mi aspettavo davvero tanti e simili riconoscimenti per questo film di guerra che desideravo da anni di dirigere perché è stato ispirato dai racconti di mio nonno Alfred, che combatté nella Prima Guerra Mondiale e fu un messaggero al fronte, come i due ragazzi del film.

Qual era, in fase di scrittura, il suo primo obiettivo?

Sicuramente era quello di portare il pubblico in trincea, al fianco dei due protagonisti incaricati di consegnare un messaggio andando da una parte all’altra del fronte occidentale e salvando con la consegna della missiva 1600 vite. L'intera sceneggiatura vuole trasmettere l’orrore della guerra, che, non dimentichiamo, è ancora una realtà in tanti Paesi.

A indossare le divise dei due giovani caporali di 1917 sono il 27enne George MacKay (che si era fatto notare in Captain Fantastic) e il 22enne Dean-Charles Chapman (il Tommen de Il trono di spade). Come li ha scelti?

Ho apprezzato la loro aderenza al mio copione e la loro dedizione. Nel film ci sono anche volti noti in altri più piccoli ma significativi ruoli, come Benedict Cumberbatch, che è un amico e che considero uno degli attori oggi più completi, e Colin Firth. Entrambi hanno accettato con slancio di partecipare al progetto.

In 1917, a differenza di altri suoi film dove i personaggi femminili erano assai approfonditi, non ci sono quasi donne.

Perché è una storia di amicizia al maschile e sul primo conflitto mondiale e a quei tempi, comunque, i ruoli delle donne, madri o mogli, erano molto diversi da quelli di oggi. Ma dietro il film, nella mia squadra creativa, ci sono molte donne: dalle costumiste alle parrucchiere, dalle responsabili dei casting al team di scrittura, in cui è stata indispensabile l'autrice Krysty Wilson-Cairns. Ho un grandissimo rispetto per le donne e anche nelle mie storie al maschile non ho mai trascurato in fase di preparazione e di scrittura un’ottica femminile.

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George MacKay as Schofield in 1917, the new epic from Oscar®-winning filmmaker Sam Mendes.

L’aspetto tecnico del film è tradizionale e curatissimo.

Sono davvero grato a Jacqueline Durran e a David Crossman che non hanno trascurato alcun dettaglio nei costumi, e altrettanto lo sono alla mia coproduttrice Pippa Harris: abbiamo studiato insieme a Cambridge, anche se lei era sicuramente più studiosa di me e aveva sempre voti più alti. Già allora progettavamo film ed entrambi amiamo anche lavorare per serie televisive.

Lei si trova attualmente a Los Angeles proprio per girare una serie: Penny Dreadful: City of Angels.

Sì, ne sono il produttore esecutivo. È una sorta di sequel rispetto a quella che avevo fatto nel 2016: era ambientata nella Londra vittoriana e mescolava l’horror al sociale. Questa invece ha anche elementi messicani ed esplora il culto della morte. Mi piace diversificare il mio lavoro dietro la cinepresa.

Infatti non ha rifiutato l’offerta di girare un corto in costume con Emma Stone per Louis Vuitton. 

Sono assolutamente stimolato da esperienze simili e non ho preconcetti riguardo alla pubblicità, che rappresenta spesso una scuola perché ti obbliga a tempi strettissimi. Guardo sempre con interesse anche gli spot girati dai colleghi: diversi grandi registi hanno lavorato per la moda. Inoltre in futuro il connubbio Netflix-Hollywood potrebbe offrire grandi opportunità alle nuove generazioni di autori. Come è già successo nell'ultimo decennio con la tv britannica, tanto che oggi gli studios inglesi sono i più richiesti nel mondo. L’industria multimediale è una fonte di posti di lavoro, ha un grosso peso economico ed è sempre più globale.

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Benedict Cumberbatch interpreta il colonnello britannico Mackenzie a cui i due caporali devono consegnare il messaggio di bloccare l'attacco contro i tedeschi per non finire in un'imboscata.

Quali sono i colleghi che apprezza di più?

Tra i più giovani Paul Thomas Anderson e Todd Phillips (il regista di Joker). Poi mi sono sempre piaciuti David Lynch e Steven Soderbergh. E come non ricordare lo Steven Spielberg di Salvate il soldato Ryan? Ma non faccio classifiche, sono solo uno spettatore al quale piace andare al cinema.

Quale è l’aspetto più difficile del suo lavoro?

Il montaggio ossia la selezione tra tutto il materiale girato. La relazione montatore-regista è fondamentale e i ragazzi che vogliono fare il mio lavoro devono sempre ricordarlo, anche se per necessità agli inizi si trovano a ricoprire entrambi i ruoli.

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George MacKay as Schofield in "1917," the new epic from Oscar®-winning filmmaker Sam Mendes.

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