Sei Fratelli: incontro col cast della commedia corale di Simone Godano
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Sei Fratelli: incontro col cast della commedia corale di Simone Godano

E' stato presentato alla stampa Sei fratelli, quarto film di Simone Godano, alla presenza del regista e di un cast davvero corale, prima dell'arrivo al cinema il prossimo 1 maggio.

Sei Fratelli: incontro col cast della commedia corale di Simone Godano

Arriva al cinema il primo maggio con 01Distribution, Sei fratelli, il quarto film di Simone Godano, che lo ha scritto insieme a Luca Infascelli e ha scelto un tema e un tono un po' più ambiziosi rispetto alle sue opere precedenti, che oscillano tra la commedia e il dramma dei sentimenti. Soprattutto è un film davvero corale, con un sapore più europeo che italiano, che prende spunto da un éscamotage molte volte usato dal cinema ma che si verifica anche nella realtà. Alla morte del padre carismatico ma inaffidabile e molto assente, si riuniscono cinque fratelli di tre madri diverse, due dei quali francesi, che non si parlano da anni o comunque non si frequentano e che scoprono dal notaio che cura l'eredità del genitore di avere anche una sesta sorella. Costretti a vivere un periodo nella stessa casa coi loro problemi, sensi di colpa e rancori, in attesa di decidere cosa fare del fallimentare lascito paterno, impareranno molto su se stessi e sugli altri e finiranno per avvicinarsi, pur senza una scontata pacificazione finale. A presentare il film alla stampa, stamani, oltre a regista e produttori, c'erano tutti i protagonisti: Riccardo Scamarcio, Adriano GIannini, Valentina Bellé, Linda Caridi, Gabriel Montesi, i francesi Claire Romain (prossima protagonista dell'attesa serie live action Occhi di gatto) e Mati Galey, e naturalmente Gioele Dix, che interpreta il padre e apre e chiude il film. Girato tra l'Olgiata e Bordeaux, dove la storia è ambientata, è prodotto da Groenlandia ed è stata un'esperienza a quanto pare faticosa ma bellissima per il regista e gli attori.

Per Godano si tratta di "un film di rapporti umani universali, mi piaceva addentrarmi nell'umanità di questi personaggi, di farlo con una storia che sta in bilico tra sentimenti nascosti ed espressi, una scelta che abbiamo fatto a monte con Luca. Immaginate un regista che deve fare un film con 8 attori sempre in scena, con tutte le loro turbe, le loro convinzioni e le loro manie. Con ogni attore c'è un approccio diverso, pensate a gestirli quando magari in una giornata hanno mezza battuta, quindi ho fatto la scelta di stare con la macchina da presa insieme a loro, di tenerli sempre vivi. Da regista ho vissuto anche in maniera faticosa questo film ma quando si sono accese le luci alla fine della proiezione per gli attori e ho visto le loro facce, ho capito che non avevano una visione complessiva ma una visione emotiva e quando ho visto la loro reazione ho capito che, per quanto riguarda noi che lo abbiamo fatto, era un film riuscito".

Riccardo Scamarcio interpreta il fratello di successo, un giornalista e conduttore televisivo frustrato perché vorrebbe fare programmi più seri e politici, che non parla col fratello Leo (Gabriel Montesi) da quando 15 anni prima ha sposato l'ex fidanzata di lui. Scamarcio dice di essersi accorto subito, leggendo il copione, che c'era qualcosa di nuovo nella scrittura, e di essere stato intrigato da questi sei fratelli che si parlano addosso, una situazione non tipica delle nostre commedie ma che ricorda più quelle francesi. "Per me" - aggiunge - è stata la possibilità come attore di mantenere un realismo, ma portando ognuno di noi il proprio personaggio che ha un percorso indipendente, ma connesso con gli altri. Per me questo aspetto è totalmente riuscito, tutte le vicende sono credibili, avviene in maniera molto naturale, grazie alla bravura di Luca, di Simone e dei miei colleghi. Ci siamo guardati in faccia fin da subito, pensate che vuol dire 8 attori in una stanza, non è proprio una cosa semplice gestirli, ci sono anche le battute fuori dalla scena, mentre si aspetta tra un ciak e l'altro, ma per quel che mi riguarda è stata un'esperienza bellissima". Per Valentina Bellé siamo in un momento storico in cui "stiamo rivalutando il concetto di famiglia, come la intendeva Michela Murgia, la famiglia che ti scegli al di là dei legami biologici. Ma nella famiglia biologica rimane la necessità, il desiderio di essere amati a prescindere da tutto".

Simone Godano, a cui vengono citate le "famiglie isteriche" dei film di Muccino, non trova molte somiglianze, perché, dice, "questa è una storia differente, fatta più di piccole cose, cose nascoste, ci sono conflitti, ma... tutti nella vita tendiamo alla felicità, alla ricchezza, alla salute, a cose semplici ma abbiamo anche bisogno di avere qualcuno accanto, come i personaggi del film. Abbiamo trattato tutto in modo realistico, per questo anche la scelta del finale con la voce fuori campo di Gioele Dix. Il giudizio lo darà il pubblico ma per me al cinema servono delle storie forti, in cui ci si possa riconoscere. Interpretiamo tutti un ruolo che abbiamo paura di toglierci e di togliere agli altri. Nella scena del bagno finale, il penultimo giorno di riprese, si è creato un vero parallelismo tra la storia e la realtà, soprattutto in Francia. Io mi lego moltissimo agli attori, ad esempio immaginavo il personaggio di Scamarcio molto più "up" e brillante, lui ha proposito un'altra interpretazione che aggiunge un livello emotivo ed umano che lo arricchisce, non puoi non accettare suggerimenti del genere".

Adriano Giannini per i suoi fratelli è "Gandhi", "è il fratello a cui viene affidata la parte del buono, che cerca di mediare i conflitti e fa da collante, ma è irrisolto anche se sembra il più quieto e ha una svolta molto interessante. Per me questo è un film diverso da tante cose viste in questi anni, per lo stile, la fotografia, le inquadrature, il montaggio, la musica, la scelta di attori in genere visti in ruoli drammatici per una commedia. Come esperienza personale è stata molto divertente, avevo bisogno di un po' di leggerezza dopo due ruoli pesanti, in un film felicemente corale". Gioele Dix è il padre che muore all'inizio del film ma la cui voce ritorna due volte, ad aprire e chiudere: "Simone mi ha offerto questo ruolo, come si usa dire in genere per consolare l'attore, piccolo ma molto importante. Ho dalla mia l'esperienza del cabaret e so quanto sia importante l'apertura, per cui abbiamo discusso molto su un personaggio che doveva lasciare un segno. E infatti torna per parlare, per raccontare, con la voce e coi messaggi vocali. Io sono un padre di tre figli non avuti con la stessa madre e i miei figli vivono con fatica la mia assenza, questo film mi ha fatto pensare ai sensi di colpa e a quanto può pesare un padre anche quando non c'è, come Telemaco che va alla ricerca di un padre che non conosce. Mi preoccupa un po' quando lo vedranno i miei figli".

Il giovane Mati Galey parla della sua vera famiglia, in ottimo italiano, e fa una rivelazione sorprendente: "Ho un padre che ha 75 anni e sono figlio unico da parte di mia mamma, ma nel 2016 ho scoperto che avevo una sorella di 50 anni. Per me è un po' difficile comunicare, la prima scena l'ho fatta con RIccardo e il mio personaggio ha un'evoluzione. Ho scoperto una famiglia un po' pazza ma la amo, mi sento più vicino a questa famiglia che alla mia, è stata un'esperienza bellissima". 

Per la bravissima Claire Romain, che interpreta la sorella del personaggio di Maty, adottata dal padre di tutti, il problema principale è stato perdere l'accento spagnolo, derivante dal fatto che ha vissuto in Spagna per anni e per comunicare con gli italiani racconta di averlo fatto in quella lingua, ed è anche lei entusiasta dell'esperienza fatta con Sei fratelli. Come Gabriel Montesi, che sottolinea come il film faccia riflettere sui temi della lontananza e della vicinanza e parla del suo personaggio come molto connotato in senso tragicomico. Linda Caridi, che vediamo sempre con molto piacere, interpreta Giorgia, moglie del personaggio di Scamarcio ed ex fidanzata di quello di Montesi, nonché l'avvocata che li assiste nelle loro decisioni e sottolinea la "struttura invisibile creata dalla sceneggiatura e dalla regia, di cui eravamo inconsapevoli. E' una commedia con una cifra elegante, con una sua fluidità, di grande charme cinematografico. Giorgia serve a riaccendere il fuoco del loro conflitto. C'è in lei una disillusione, una stanchezza e si rende conto che va avanti per inerzia e capisce che c'è qualcosa di importante che ha lasciato indietro".

I temi di cui si è parlato in conferenza stampa sono tanti e interessanti. Se volete saperne di più, non vi resta che andare al cinema il primo maggio a vedere Sei fratelli e non è improbabile che vi riconosciate in qualche personaggio o in dinamiche famigliari che non sono, come sappiamo, sempre indolori.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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