Revenant - Redivivo: il significato del finale del film - Cinematographe.it

Revenant – Redivivo: il significato del finale del film

Revenant - Redivivo si costruisce intorno ai due uomini della storia, poli opposti della vicenda narrata. Ecco il significato del finale del film.

Un uomo, perso nella natura selvaggia, durante una battuta di caccia di cui era guida, cerca di sopravvivere nonostante tutto. Attaccato da un orso, abbandonato dai compagni, è più morto che vivo, febbricitante, ha assistito impotente all’assassinio del figlio adolescente Hawk – avuto dalla moglie, una Pawnee, uccisa anni prima durante un attacco di soldati statunitensi al loro villaggio indiano. L’uomo riesce ad andare avanti avendo un unico scopo: la vendetta. Questa è la storia di Revenant – Redivivo (2015), film di Alejandro González Iñárritu, scritto dallo stesso e da Mark Lee Smith, traendo ispirazione dal romanzo di Michael Punke La vera storia di Hugh Glass. Al centro c’è l’avventura di Hugh Glass (qui un sempre meraviglioso Leonardo DiCaprio che riesce finalmente a vincere il suo primo meritatissimo Oscar), un cacciatore di pelli, un vero esploratore statunitense, diventato poi simbolo del mito della frontiera e dell’esplorazione.

cinematographe.it, Revenant Revenant – Redivivo: il racconto di un uomo che non si lascia mai andare

“Finché avrai ancora un respiro, combatti. Tu respiri. Continua a respirare”

Revenant – Redivivo si apre così, con delle parole sussurrate che danno forma, senso e struttura alla pellicola stessa. Glass, nonostante tutto continua, insiste, non si dà mai per vinto, lavora sulle poche forze che gli sono rimaste per superare i propri limiti – fisici, morali e spirituali- e gli ostacoli che gli si parano davanti. Ferito da un orso Grizzly, sanguinante, febbricitante ha un’unica immagine negli occhi, la morte del figlio per mano del cacciatore Fitzgerald (Tom Hardy). Non può dimenticare, è impossibile da cancellare. Glass non si arrende neanche quando la sua vita è appesa ad un filo, quando lo strazio è così insopportabile da rendergli impossibile respirare, quando l’unica cosa che gli resta è grugnire e gemere. Gli occhi sbarrati, la barba imbiancata, il corpo gelato, Glass è l’uomo di cui non conosciamo il passato, di cui abbiamo sentito poco la voce, eppure sentiamo la sua Odissea come la nostra. 

La lotta contro l’orso, il suo dibattersi e contorcersi per fuggire dalla “tomba” in cui è stato gettato, lo rendono un eroe fisico e reale perché la sua non è solo una battaglia contro la morte ma per la vita e soprattutto per vendicarsi per la perdita del figlio. Proprio questo gli dà la forza per fare ciò che per qualunque altro umano sarebbe impossibile.

cinematographe.it, Revenant Uno sguardo pieno di desiderio di vendetta

Dopo essere uscito dalla fossa dove stava per essere sepolto vivo e dopo aver assistito alla morte del figlio, giura vendetta sul corpo dello stesso e, come le bestie attendono il momento in cui le ferite si saranno rimarginate e lo spirito sarà nuovamente pronto, torna zoppicante, stanco, alla vita e comincia a trascinarsi per i boschi, cercando di sopravvivere con ogni mezzo.

Soffre e spesso si guarda intorno con l’aria di chi ha perso tutto ma non può darsi per vinto, è guidato dall’odio, dall’ira ma anche anche dall’amore, e dagli istinti primordiali che rendono i personaggi più simili a delle bestie che a degli uomini. Lo sguardo di Glass è sempre accesso, pieno, “arroventato” di vita proprio mentre tutto attorno a lui è deserto, ghiacciato, proprio nel momento in cui la sua vita sembrava scivolargli dal corpo. In quello sguardo c’è anche il bisogno e il desidero di non fermarsi, di ritrovare in se stessi le proprie armi per riuscire. Sono gli occhi di chi ha visto l’inferno ma è tornato alla vita. Glass diventa metafora di tutti gli esseri umani, di tutti coloro che almeno una volta di sono trovati soli, in ginocchio, feriti e disillusi, ma anche dell’umanità stessa.

Per DiCaprio è stata una vera impresa interpretare Glass in Revenant – Redivivo, soprattutto per le pellicce d’alce e d’orso indossate pesanti 45 chili, per il freddo patito durante le riprese sfidando l’ipotermia, ha lavorato infatti spesso febbricitante come il suo personaggio, usando ogni problema fisico – la tosse continua del film non è finzione ma è frutto della bronchite che lo ha colpito – per rendere più autentica l’interpretazione.

cinematographe.it, RevenantL’ultimo scontro

Per arrivare al finale Revenant – Redivivo si costruisce intorno ai due uomini della storia che sono i poli opposti della vicenda: da una parte c’è Glass, muto, silenzioso, pronto a tutto pur di arrivare al suo scopo, padre pieno d’amore per il figlio, dall’altra c’è Fitzgerald, un villain crudele e demoniaco, attaccato al danaro, pronto a tutto per esso. Entrambi sono animali ma in maniera diversa: Glass si vendica dell’uomo che ha ucciso il figlio – proprio come ha fatto l’orso che ha tentato di proteggere i suoi cuccioli -, Fitzgerald è una belva nel senso più profondo del termine, con il desiderio di sopraffare gli altri, bramoso di sangue e di “carne”. Si evince chiaramente che la sorte dei personaggi sarà diversa.

Nello scontro finale, quando i due si ritrovano, tra il freddo e i ghiacci, tra l’ira e la vendetta, l’uno ha una vendetta da compiere, l’altro ha la sua essenza e la sua natura da portare in campo; e la prima è molto più forte della seconda. Tra un colpo e l’altro, tra una ferita e l’altra, Glass finalmente è sul punto di compiere ciò che deve/vuole compiere.

“Hai fatto tutta questa strada per la tua vendetta eh?! Beh, e allora goditela Glass.. perché non c’è niente che ti darà indietro tuo figlio”

Proprio per quelle parole Glass sembra risvegliarsi e, quegli uomini così uguali per il sangue che li ricopre, per il freddo che li congela, si dimostrano per ciò che sono. Glass si risveglia dalla furia bestiale, alza lo sguardo e vede.

cinematographe.it, RevenantRevenant – Redivivo: una vendetta nelle mani di Dio

Arriva un gruppo di indiani Arikara fra i quali vi è anche la figlia liberata del capo e, parlando nella loro lingua, dice:

“La vendetta è nelle mani di Dio… non nelle mie”

Rinunciando alla propria vendetta, lascia andare il corpo di Fitzgerald nel fiume che viene sgozzato secondo le usanze indiane e lasciato in balia delle correnti. A Glass viene risparmiata la vita e finalmente sembra essersi liberato dalle forze oscure che lo abitavano e chiedevano a gran voce vendetta.

Torna di nuovo la natura ma questa volta benigna, benevola, e della tragedia resta solo una macchia di sangue sulla neve e un padre con il cuore sempre stracciato ma più in pace. L’uomo ormai è senza forze, addolorato, non riesce più a stare in piedi come se l’unico motivo per esistere fino a quel momento fosse stata solo la vendetta, in ginocchio, piegato sulla neve, viene confortato solo dalla visione e dalle parole della moglie. Di nuovo ci sono i suoi occhi contornati di rughe, stanchi ma per un breve istante sono sereni e la bocca si scioglie in un sorriso commosso. Forse quella è solo una folgorazione prima che la morte lo colga o forse un amoroso abbraccio prima di ritornare a vivere. Dopo quell’ultimo saluto della moglie, gli occhi di Glass chiamano lo spettatore, lo interpellano, sono pieni di lacrime e di disperazione per ciò che ha subito.