Reg Strikes Back - Elton John - recensione

Dopo il vuoto cosmico pressoché totale del biennio 1985-1986, l'imprevedibile e avvincente parabola artistica di Elton John arriva all'ennesima svolta: prima il meraviglioso "Live In Australia" e subito dopo, nel 1988, l'album giusto per rilanciare una carriera ormai agonizzante: "Reg Strikes Back", una dichiarazione d'intenti a partire dal titolo: niente di trascendentale; probabilmente per fare meglio di "Leather Jackets" sarebbe bastato non collaborare con Gigi d'Alessio, ma questo album mette in mostra una ritrovata verve compositiva che origina un album forse un po' invecchiato precocemente ma decisamente gradevole e ben concepito, e considerando l'Elton John in studio del periodo immediatamente precedente a "Reg Strikes Back" è già tanto di guadagnato.

In "Reg Strikes Back" si respira un clima molto easy; solare e spensierato, probabilmente per una precisa volontà di EJ di prendere le distanze dall'infelice periodo appena trascorso; gli anni '80 non sono ancora passati, e l'elettronica fa la parte del leone, soffocando irrimediabilmente l'essenza pianistica di Elton John, ma in questo caso il risultato finale convince e si fa apprezzare già dalla trascinante opener "Town Of Plenty" un allegro motivetto dal retrogusto ironico con tanto di cori e sintetizzatori, che definisce in linea di massima le coordinate su cui naviga "Reg Strikes Back", insieme agli ottoni di "Mona Lisas And Mad Hatters Pt. 2", perfetto alter ego sbarazzino della trasognata ballata del 1972 e all'intrigante "Poor Cow", di gran lunga il miglior pezzo synth pop nella carriera nel Nostro, che svetta su altre buone canzoni come il singolo "I Don't Wanna Go On With You Like That" e "The Camera Never Lies", un po' troppo impersonali e legate alle mode nel momento, mentre il graffiante e appiccicoso pop rock di "Goodbye Marlon Brando" e i ritmi caraibici di "Heavy Traffic" sono due interessanti variazioni sul tema che arricchiscono l'album a livello qualitativo e stilistico.

Per quanto riguarda le ballate la più conosciuta è sicuramente la languida "A Word In Spanish" con la sua chitarra acustica dai toni latineggianti, cantata dal Nostro a San Remo nel 1989 e di conseguenza discreta hit in Italia, brano di buon livello che però perde il confronto con l'ovattata e più originale "Japanese Hands" e soprattutto con l'intensa "Since God Invented Girls", una delle tante perle misconosciute del repertorio di EJ, sicuramente superiore dal punto di vista lirico ed emotivo alla fortunata hit "Sacrifice" che sarebbe arrivata da lì a poco.

E così, proprio nel momento in cui molti altri si sarebbero definitivamente arenati, Elton John è riuscito a risalire la china: "Reg Strikes Back" non sarà sicuramente ricordato come un album innovativo né memorabile, e dopotutto le circostanze imponevano la realizzazione di un album il più possibile semplice e immediato, ed Elton ci è riuscito alla grande, piazzando 3-4 canzoni di grande livello e dimostrando una ritrovata vena creativa, che purtroppo sarebbe stata gestita in maniera a dir poco discutibile nel decennio successivo, soprattutto a livello di immagine.

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