Raphinha è il vero Mbappé: Barça batte in trasferta il Psg (3-2) e ipoteca la semifinale - la Repubblica

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Raphinha è il vero Mbappé: Barça batte in trasferta il Psg (3-2) e ipoteca la semifinale

Raphinha è il vero Mbappé: Barça batte in trasferta il Psg (3-2) e ipoteca la semifinale
(reuters)

Gara ricca di emozioni ma anche di errori al Parco dei Principi

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La Champions League è un tour delle meraviglie che ha portato in dono cinque gol e molta altra bellezza anche a Parigi, dove il Barcellona ne ha segnato uno in più del Psg anche se sarebbe stato più giusto che fosse finita in pareggio pure quest’altra sfida tra campioni enormi (però Lewandowski e Mbappé sono rimasti all’asciutto) e formidabili ragazzi che lo diventeranno: Luis Enrique e Xavi hanno mandato in campo le squadre più giovani di questi quarti di finale (il Psg la più giovane di tutte), anche se poi ha risolto un maturo difensore danese, Christensen. Il Barcellona ha dominato la seconda parte del primo tempo, il Psg quasi tutto il secondo ma è finita 2-3, anche con un pizzico di dolo da parte di Donnarumma che, oltre a un paio di errorini qua e là, di piede o in uscita (al 21’ Nuno Mendes ha dovuto salvare sulla linea dopo che Lewandowski aveva anticipato di testa il portiere azzurro), ha favorito lo 0-1 di Raphinha con un’imperfetta parata bassa sul cross d’esterno di Yamal (36’). È il gol che ha paralizzato il Psg.

Dopo l’intervallo Luis Enrique ha cambiato un solo uomo (Barcola per Asensio) ma la posizione ad altri quattro (Marquinhos, Lucas Hernandez, Dembélé, Mbappé), ribaltando completamente il corso di una partita in cui stava patendo l’asfissia, perché Mbappé e Dembélé avevano sempre due uomini addosso e da quella gabbia non riuscivano mai ad uscire. Ma con l’assetto nuovo, e i due nazionali francesi avvicinati uno all’altro, il Psg ha dominato, ha segnato due gol splendidi tra il 3’ e il 6’ della ripresa (dribbling e sinistro di Dembélé, destro di Vitinha dopo un assist geniale di Fabian Ruiz) e preso due pali (Barcola e Dembélé), eppure le cose del campo hanno detto di nuovo bene al Barcellona, benché non più barcellonista e ormai costretto a una difesa ostinata pilotata dal giganteggiante Araujo, capace di raddoppiare e di murare chiunque, mostruosamente.

Mentre il Psg, sempre più giovane (era entrato anche Zaïre-Emery per il frillino coreano Lee), sembrava sul punto di sfondare da un momento all’altro (ma senza un centravanti d’area è dura), il Barcellona s’è goduto l’infatuazione dei nuovi entrati con il primo pallone da loro toccato, vale a dire la delizia di Pedri che ha inventato l’assist per il 2-2 di Raphinha al 62’ (eccellente il colpo al volo del brasiliano per la doppietta personale) e poi il gol di testa di Christensen, quello del sorpasso, al 76’: anche qui Donnarumma è in ritardo. Mbappé ha sofferto e non ha mai tirato in porta, sfiorando il gol soltanto oltre il 90’. Ha vissuto notti migliori. Parigi, invece, tante come queste: se c’è un sentimento che si porta dietro da una stagione all’altra, e che ha spinto Mbappé a finirla qui, è la frustrazione.

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