Rami Malek nella saga di 007: «La fatica di essere cattivo»- Corriere.it

Rami Malek nella saga di 007: �La fatica di essere cattivo�

di Davide Casati

L’attore, che nel nuovo film interpreta l’antagonista di James Bond, dice che �i personaggi malvagi, in fondo, sono poco compresi: ciascuno di loro racconta a s� stesso una storia di cui � l’eroe�. Vita e miracoli di un uomo cresciuto ai margini che ha saputo conquistare la scena

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Rami Malek con Daniel Craig sulla Walk of Fame a Hollywood (foto Afp)

Rami Malek ha trovato s� stesso un giorno di inizio settembre 2017, salendo su un palco nell’hangar dell’aeroporto di Bovingdon, nell’Hertfordshire. A inseguirlo, mentre incendiava un pubblico invisibile replicando millimetricamente il concerto pi� famoso della storia, c’erano un plotone di obiettivi di finti fotografi, e le telecamere del film che gli ha cambiato la vita. In quell’istante, Rami Malek era Freddie Mercury: in una interpretazione che gli � valsa un’infinit� di riconoscimenti e una fama planetaria. Ma, per chi soltanto lo volesse vedere, dentro Freddie Mercury c’era tutto Rami Malek: aperto e trasparente, forse, come mai prima. �Sapevo che in alcuni momenti gli spettatori ci avrebbero visti fusi - Freddie e io�, dice al telefono da Londra. �In quel film si vede una parte di me. Ma non ne ho timore�. Anche ora, mentre parla di No Time to Die - il venticinquesimo, attesissimo episodio della saga di James Bond, l’ultimo con Daniel Craig come 007: Malek ne � l’abissale antagonista, Lyutsifer Safin - bisogna ripartire da quegli istanti. Per cercare una verit� su questo formidabile attore, il primo di origini egiziane a conquistare un Oscar, non si pu� evitare quello sguardo azzurro. Sul quale - in una imprecisione plateale e ricercata rispetto agli occhi marroni di Mercury - le riprese di Bohemian Rhapsody indugiano, sin dai primi istanti.

I SUOI SEGRETI? PRIMO: �ACCETTARE IL FALLIMENTO E CAPIRE CHE NON � LA FINE DI TUTTO�. SECONDO: �NON TOLLERARE NESSUNO CHE DICA CHE QUALCOSA � IMPOSSIBILE, UN’IDEA CHE NON HO MAI ACCETTATO�

Rami Said Malek nasce 4 minuti prima del suo gemello, Sami, il 12 maggio 1981, a Torrance, nella San Fernando Valley, California. I genitori, Saed e Nelly, sono migranti di umili origini, fede copta, nazionalit� egiziana. Sono arrivati con la figlia maggiore Yasmine cercando una vita migliore: non altre radici. In casa Rami parla l’arabo fino a 4 anni, partecipa alle chiamate a zii e cugini, per le quali il padre lo sveglia in piena notte: �Pap� era favoloso, a raccontare storie. Parlava dell’Egitto, riusciva a “mostrarcelo”. La sera gli ronzavamo sempre intorno, perch� sapevamo che si sarebbe sempre inventato qualcosa. E adorava i film. I classici�. Rami cresce in una casa dove di Hollywood - che dista 15 minuti, traffico permettendo - non si parla. E cresce in minoranza, sempre: egiziano negli Stati Uniti; copto in una scuola cattolica; secondogenito, ma da subito con due fratelli. E, fino alle superiori, non osa correggere chi pronuncia il suo nome in modo sbagliato.

Un’esistenza in minoranza

A scuola inizia a frequentare corsi di retorica - ancora oggi il suo lessico � estremamente ricercato, e all’inquietante Safin ha trasmesso la sua cadenza calma, ipnotica -, per inseguire il sogno che su di lui aveva il padre: diventare avvocato. Una supplente lo vede in difficolt� con la struttura degli argomenti, ma incredibilmente dotato quanto a espressivit�: e gli consiglia di provare con il teatro. Lo trova pronto: e quando si accendono le luci, dopo il suo saggio, Rami vede per la prima volta il padre commosso. Convince i genitori a lasciargli studiare teatro in un’universit� dell’Indiana: ma per oltre un anno, dopo la laurea, non riceve una sola parte. Torna a vivere dai genitori. �Una delle cose pi� dure�, ci racconta, �� stata imparare ad accettare il fallimento, il rifiuto. Capire che non era la fine di tutto�. La prima chiamata arriva 18 mesi dopo la laurea: viene scritturato come comparsa in Gilmore Girls . Ne arrivano poi per film (la trilogia di Una notte al museo , con Robin Williams; The Master , di Paul Thomas Anderson) e serie ( The Pacific , prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks). Ma � una delle pi� terribili, a illuminarlo. Interpreta un terrorista nella serie 24 ; il suo personaggio muore con una cintura esplosiva addosso. Alla fine delle riprese chiede al suo agente di non fargli pi� avere parti simili, che reiterino l’identificazione tra un’etnia e il male. A Hollywood, per un attore di origini egiziane, sembra impossibile. �Non ho mai sopportato che qualcuno mi dicesse che qualcosa � impossibile�, ci dice. �Mai�.

La chiamata della vita

L’istante della svolta arriva nell’estate 2014, quando ottiene il ruolo di protagonista nella serie Mr. Robot , di Sam Esmail: �Avevo visto un centinaio di attori, nessuno era convincente. Stavo per mettermi a riscrivere, da zero, il personaggio�, ha detto il regista. �� stato Rami a farmi capire chi fosse, davvero, il mio protagonista�. Diventa Elliot Alderson, un hacker la cui mente � popolata da nevrosi e fantasmi: fragile, geniale, idealista. E ai margini. Per la prima volta, ricorda Malek, un personaggio inizia ad assumere le sue sembianze: dentro Elliot c’� qualcosa di Rami. � quel qualcosa a fargli arrivare la chiamata della vita. � il 2016, la proposta - vertiginosa - � quella di interpretare Freddie Mercury in un film sulla sua vita. In quel momento, Rami non conosce i Queen, se non in modo superficiale; due altri attori avevano accettato la parte e poi lasciato il set; la produzione � sospesa; il copione in alto mare. Lui vola negli Abbey Road Studios, registra un nastro che riceve l’approvazione dei membri superstiti della band. Prende lezioni di piano e di accento, si fa costruire una protesi per adattarsi alla dentatura di Mercury, assume un’allenatrice per imparare a muoversi come lui. Soprattutto, inizia ad analizzarlo.

Dietro la divinit�

Scopre che dietro a Freddie Mercury, la “divinit�”, c’� Freddie - come inizia a chiamarlo: �Un ragazzo cresciuto a Zanzibar, andato a scuola in India, scappato a Londra a causa di una rivoluzione�; con una religione (lo zoroastrismo), un nome (Farrok Bulsara) e delle origini sideralmente distanti, in apparenza, dalle richieste dello star system. Con un talento unico, accompagnato dalla tenacia e dal perfezionismo spietati che solo l’origine nelle province del mondo pu� generare. Soprattutto, con un orientamento sessuale che per Freddie � difficilissimo riconoscere, e accettare. �Siamo quattro emarginati male assortiti�, fa dire Malek nel film a un Freddie Mercury all’inizio della sua carriera, �che suonano per altri emarginati: i reietti in fondo alla stanza che sono piuttosto certi di non potersi integrare. Noi apparteniamo a loro�. �Non riesco nemmeno a calcolare per quanti diversi aspetti la vita di Freddie Mercury parli a cos� tante persone in tutto il mondo�, spiega Malek.

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Malek nel ruolo del cattivo Lyutsifer Safin, in una scena di �No time to die�

Rami o Freddie?

�Chiunque abbia ascoltato la musica dei Queen, chiunque abbia visto Freddie su un palco, si connette istintivamente all’universo di una persona che ha lottato per trovare s� stesso, per potersi esprimere. E che sul palco faceva esattamente questo, ispirando altri a fare lo stesso. Quanto � splendido, e magnifico, poter essere insieme, liberi?�. Poter capire Mercury - provare a essere lui: fino al punto da rendere impossibile, come ha detto il chitarrista dei Queen Brian May, �capire se quello che avessi davanti fosse Rami, o Freddie� - � stato �un enorme privilegio�, dice Malek, e un gioco di specchi interminabile.
�Quando ero bambino, non vedevo molti attori come me in parti da protagonista. Anche per questo volevo portare Freddie sullo schermo. Mi sembrava una buona strada per scardinare lo status quo�. I l film ottiene recensioni altalenanti: ma nessuno mette in dubbio che quella di Malek sia un’interpretazione fuori dall’ordinario. �Chiss� che cosa avrebbe pensato il piccolo Rami se gli avessero detto che avrebbe vissuto un momento simile�, dice alla cerimonia degli Oscar. �Quel ragazzino, figlio di immigrati, faticava a capire la propria identit�. E a tutti quelli che si sentono allo stesso modo, e stentano a trovare la propria voce, dico: abbiamo raccontato la storia di un gay, figlio di immigrati che ha vissuto la propria vita cercando di essere sempre, e in modo impenitente, s� stesso. Il fatto che siamo qui a celebrarlo significa che abbiamo fame di storie come quella �.

Frammenti di anonimato

Il legame tra il personaggio e l’attore non si arresta: Malek resta in contatto con i membri della band, diventa un attivista nella lotta all’Aids, la malattia che aveva ucciso Mercury. E arriva a citarlo come linea di difesa: �� bello avere un po’ di privacy, conservare un frammento di anonimato. � una cosa imparata da Freddie�, ha detto al New York Times . Malek non ha account Facebook, n� Twitter. Su Instagram aveva un profilo con 4 foto: l’ha cancellato nei lunghi mesi della pandemia. Ha dedicato alla madre e alla memoria del padre l’Oscar: ma frena ogni curiosit� sulla sorella (medico di pronto soccorso) e il fratello (insegnante). La compagna, Lucy Boynton, � l’attrice che in Bohemian Rhapsody interpreta Mary Austin, a lungo fidanzata ed eterna amica di Mercury: ma ne parla solo in relazione al suo lavoro. Unica eccezione, la dedica nella notte degli Oscar 2019, dove l’ha definita �l’anima� di un film di cui lui era, con tutta evidenza, il trascinatore. Anche l’infinito chiamare sul palco, a condividere gli applausi, chiunque lo abbia accompagnato (in questa intervista: la prof del liceo, Daniel Craig e tutto il cast, i tecnici di luci e design, i costumisti, i registi, tutti) � una costante della vita di Malek. �Un film non � mai una questione personale, e sul set lo si impara molto in fretta. Certo, sono io a essere proiettato sullo schermo. Ma il lavoro di tutti � determinante, e su di me quel lavoro ha un enorme impatto�. Soprattutto perch� quei compagni di avventura - �miei pari, miei superiori�, li ha definiti - sono la salvezza per i momenti �in cui, come attore, non voglio nemmeno uscire dal letto, perch� non c’� niente per cui valga la pena farlo�.

La psicologia del nemico

Dopo Bohemian Rhapsody , e fino alla pandemia, Malek ha avuto in realt� pochissimi momenti di pausa. Il giorno dopo aver terminato l’ultima stagione di Mr.Robot , � volato sul set di No Time to Die. �Avevamo due settimane per girare, avevano lasciato le mie parti per ultime. Non avevamo molti margini di errore�, racconta. Per capire che cosa significhi avere pochi margini di errore: la produzione � costata almeno 250 milioni di dollari, le riprese sono state effettuate in 5 Paesi, i nomi in ballo - cast a parte - vanno dal regista Cary Joji Fukunaga (che firm� la prima, stellare stagione di True Detective ) all’autrice Phoebe Waller-Bridge ( Fleabag ). I dettagli lasciati trapelare prima dell’uscita del film erano pochissimi: il cast era tenuto al silenzio pressoch� totale. Ma molta parte della curiosit� era sul personaggio di Malek: sfigurato, ossessivo, inquietante nella sua malvagit� priva di confini. �Mentre pensavamo a questo personaggio, ci interrogavamo su che cosa, come esseri umani, ci terrorizzi di pi�. Per trovare la risposta, mi sono messo alla ricerca della verit� del male: ci� che lo rende spaventosamente possibile�.

La voce del male

Cosa ha spinto Malek a prestare voce e volto a un cattivo, dopo 24 anni? �Non � stato naturale�, ammette. �Ma credo che tutti i personaggi cattivi siano poco compresi. Ogni cattivo racconta a s� stesso una storia di cui � l’eroe. Ho provato a interrogarmi su che cosa spinga Safin a utilizzare strumenti terribili per fini terribili. A vedersi, in fondo, come un salvatore�. �Cerco di essere molto specifico nelle mie scelte�, continua, �di impegnarmi solo se convinto di poter trarre qualcosa di speciale. Non so se sia sempre cos�. Ma in questo caso � un onore anche soltanto poter far parte di una saga che � un pezzo della storia del cinema�. Un onore: molto, nel linguaggio di Malek. Specie dopo aver chiarito, dopo Bohemian Rhapsody , di non pensare che �potesse esserci qualcosa di paragonabile a quello che questo ruolo ha rappresentato nella mia vita. A quello che Freddie Mercury, come persona, � stato nella mia vita�.
�So che ci sorprender�, ancora una volta�, ha detto Sam Ismail, il regista di Mr. Robot , parlando del ruolo di Malek in No Time to Die : mentre il protagonista della saga, Daniel Craig, spiegava di aver trovato in Malek �un professionista incredibile, e un essere umano complesso�. Malek si schermisce, ringrazia, definisce Craig �semplicemente il migliore 007 che io abbia mai visto�. Non spiega che cosa possa intendere Craig con �complesso�. Tempo fa, aveva dichiarato che �non ci sono moltissime occasioni per godersi la vita: quindi, perch� non affrontare il mondo, cercando di essere esattamente chi vogliamo essere?�. Chi vuole essere, allora, Rami Malek? �Soltanto Rami Malek. Solo questo. Semplice, no?�.

10 ottobre 2021 (modifica il 10 ottobre 2021 | 09:58)