Rain Phoenix: ora canto per il mio amato River - la Repubblica

Il Venerdì

Rain Phoenix (Brian Bowen Smith) 

Rain Phoenix: ora canto per il mio amato River

L'attrice e musicista aveva 20 anni quando vide morire il fratello al Viper Room di Los Angeles. Adesso gli dedica il suo primo album. E qui parla anche del piccolo di casa: un certo Joaquin

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Aveva 23 anni River Phoenix quando si accasciò sul marciapiede all'esterno del locale di Los Angeles Viper Room nelle prime ore del 31 ottobre 1993. Sul palco, la band del padrone del locale, Johnny Depp, insieme ad alcuni componenti dei Red Hot Chili Peppers, stava eseguendo un brano intitolato Michael Stipe dedicato al cantante dei R.E.M. Accanto a River per strada c'era il fratello minore Joaquin, allora diciannovenne, che chiamò allarmato il 911 chiedendo soccorsi immediati. "Chi c'è con lui in questo momento?" gli chiesero al telefono. "Mia sorella, gli sta facendo la respirazione bocca a bocca". "Le dica di non farla se la persona non ha smesso di respirare". River, il nuovo James Dean, ambientalista, impegnato, vegano, "bello e dannato" come titolava in Italia il suo film più noto, smise di respirare poco dopo. Un mix letale di droghe. In Italia la sua morte fu eclissata poche ore dopo da quella di Federico Fellini. Anche la sorella che lo soccorreva quella notte, secondo la tradizione della famiglia hippie, ha un nome ispirato alla natura: Rain. Che ora, a 47 anni, dopo una piccola carriera nel cinema indipendente, ha pubblicato il suo primo album: si intitola River, in onore del fratello.

Perché ora?
"Perché questo era il momento giusto, ma l'ho capito solo realizzando l'album. Il progetto è  partito nell'anniversario della morte di River, nel 2018, ho pubblicato un paio di canzoni della nostra band di allora, gli Aleka's Attic, e lo scorso Halloween, un anno dopo, è uscito l'album. Quando ho capito che dovevo intitolarlo River tutta la creatività ha iniziato a scorrere, come un fiume, appunto. Ed è nato un disco molto catartico".

In un brano ha usato parole scritte da lui.
"Sì, in Lost in Motion. Erano in una canzone della nostra band, ma qui ho riscritto sia parte del testo che la musica".

In un altro brano, Time is the Killer, duetta con Michael Stipe.
"Siamo molto uniti. È come un fratello per me. Dopo la scomparsa di River sono andata in tour con i R.E.M. e siamo diventati ancora più vicini. Abbiamo preso un caffè insieme proprio questo pomeriggio".

Nel brano dice: "Muoiono tutti (pausa)... dalla voglia di sapere dove si finisce quando si muore". Alcuni trovano risposte nella religione.
"Religione è una parola troppo grande per me. Posso dire che seguo principi che molte religioni hanno in comune: amare e prendersi cura degli altri, comportarsi bene, non sacrificare i propri principi per il denaro".

La sua famiglia è sempre stata molto riservata. Non parla spesso della sua infanzia in giro per l'America del Sud a esibirsi (i genitori erano membri della setta dei Bambini di Dio, abbandonata poi in polemica con alcune pratiche dell'organizzazione). Che ricordi ha di quel periodo?
"Avevo tre, quattro anni. Ho ricordi molto belli perché mi piace cantare e mi esibivo con River. Ci sono istantanee nella mia mente di me su un palco davanti alla gente. All'epoca non mi muovevo, ero molto timida, aprivo la bocca e cantavo. Esibirmi così piccola mi ha aiutato nella carriera, ed è stata un'esperienza unica anche dal punto di vista spirituale".

In famiglia siete tutti coinvolti nel mondo dell'arte. È più facile collaborare tra fratelli?
"Ogni famiglia è diversa. Per noi è facile, non dobbiamo neanche parlare per capirci, la gente intorno si stupisce. In questo periodo faccio un podcast con mia sorella Summer, LaunchLeft. Passiamo la musica che ci piace, come l'ultimo album di Laurie Anderson e la ristampa di Abbey Road, il mio disco preferito del momento".

Tra gli ospiti avete avuto anche vostro fratello Joaquin. Cosa pensa della sua interpretazione in Joker?
"È sempre stato bravissimo, ma in Joker è stato incredibile. Non conosco molte persone che lavorano più duramente di lui".

River invece era nel suo film più importante, Cowgirl. Il nuovo sesso.
"Sì, era solo un cameo. Io invece ho partecipato con un piccolo ruolo in Da morire, interpretato da Joaquin".

Tutti e due diretti da Gus Van Sant, con cui è tornata a lavorare anche di recente.
"Sì, ha girato il video per Immolate, il singolo del mio album. Per me Gus non è un regista, è un poeta".

Fu lui a dirigere River nel suo ruolo più importante, in My Own Private Idaho.
"In italiano era intitolato Belli e dannati, giusto? Lo so perché una decina di anni fa in una vetrina di New York ho visto il poster e l'ho comprato per appenderlo a casa. Per quel film vinse il premio alla Mostra di Venezia, ma io non c'ero. Avevo anche studiato italiano al college con un professore di Napoli, ma poi avevamo da fare con la band e non finii il corso".

Ci sono molte canzoni lasciate da suo fratello?
"Un bel po'. Ma lui era molto preciso con la musica ed è difficile pensare di pubblicarle senza sapere quali scelte artistiche avrebbe fatto. È una grande responsabilità. Quindi voglio pensarci bene".

Avete mai pensato di realizzare un film sulla sua vita?
"Sì, più che altro perché ci sono state così tante falsità sul suo conto, e quindi c'è la voglia di raccontare la vera storia. Però in famiglia non usiamo la nostra creatività per parlare di noi stessi, ma per essere utili agli altri. Non c'è nessuna urgenza".

Perché River era diventato un attore di culto?
"Perché sceglieva ruoli che cercavano di rispondere alle grandi domande dell'universo. Con una dedizione che andava oltre la sua abilità artistica. Oggi è diventato difficile capire chi sia davvero autentico, soprattutto in politica: River era onestà e autenticità in tutto quello che faceva, nell'arte e nella vita".

Cosa le manca di più di suo fratello?
"Questo vorrei che rimanesse privato".

Sul Venerdì del 20 dicembre 2019
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