Dopo West Side Story, Rachel Zegler torna al cinema con Shazam!

Dopo West Side Story, Rachel Zegler torna al cinema con Shazam!

Oscar, Grammy, haute couture, gioielli, Dior, Tiffany, Jimmy Choo, Parigi, sfilate, Met Gala, copertine delle riviste... Tutto è cambiato!

L’avevamo lasciata nella sua stanzetta di Clifton, New Jersey, poco prima del Big Bang, ovvero l’uscita in tutto il mondo di West Side Story di Steven Spielberg. Poi, un vortice inebriante: Oscar, Grammy, haute couture, gioielli, Dior, Tiffany, Jimmy Choo, Parigi, sfilate, Met Gala, copertine delle riviste... Tutto è cambiato per Rachel Zegler, la ragazzina di origini colombiane scelta fra 30.000 aspiranti al ruolo di Maria ma, per non cambiare, lei se lo ripete ogni giorno che quelle riviste prima le sfogliava sognando e che sui vagoni della metro, dove adesso c’è la sua faccia, ballava i musical preferiti immaginando Broadway. Nel suo futuro ci sono una Biancaneve live action con Gal Gadot e il prequel di Hunger Games. Tra pochissimo, il 16 marzo, esce al cinema il suo nuovo film, Shazam! Furia degli Dei, diretto da David F. Sandberg, dove interpreta la dea Anthea, terza figlia di Atlas, che insieme alle sue sorelle maggiori, Hespera/Helen Mirren e Kalypso/Lucy Liu, sfida Billy Batson/Shazam, il supereroe della Dc Comics.

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È stato un anno...

Pieno di impegni (ride).

Quali superpoteri vorrebbe? Cosa la fa arrabbiare?

La gente meschina che ha bisogno di comunicare i suoi pensieri meschini al mondo, quelli che si perdono in sciocchezze perché probabilmente hanno troppa paura di affrontare le cose importanti. Vorrei tanto urlare Shazam! in quei momenti, magari funzionasse.

Chi sono i suoi eroi?

Mia mamma che ha scelto di crescere me e mia sorella, mio padre che ha lavorato nella stessa impresa edile ogni giorno della sua vita, da quando aveva 18 anni, per non farci mancare nulla e ha contribuito a costruire lo skyline di New York, ne vado così fiera quando passeggio per la città. Infine il mio fidanzato (Josh Andres Rivera): ci siamo conosciuti sul set di West Side Story (era Chino) e abbiamo recitato di nuovo insieme in Hunger Games. Mi tiene coi piedi per terra e lo amo alla follia.

Come è andata col green screen e le scene d’azione?

Ho imparato così tanto sul filmmaking moderno. Spielberg è un maestro, adorabile e meraviglioso, però ha un modo di lavorare molto tradizionale, è stato bello e utile, dopo quella esperienza, passare a un film pieno di effetti speciali e cgi (computer generated imagery), stunt e azione. La mia Anthea è una buona, cerca sempre il meglio nelle persone, ma è anche la più giovane di tre sorelle e crede nella lealtà verso la famiglia, farebbe di tutto per loro con un occhio al bene più grande. Si ride molto, è stato divertente.

Chi sono le sue sorelle, nella vita?

Intanto ne ho una vera, Jacqueline, che ha due anni più di me e per lei farei letteralmente tutto. Mi sento sorella anche nelle amicizie e nelle nuove relazioni che allaccio lungo il cammino, come con Ilsa Mason conosciuta sul set di West Side Story, ci siamo fatte tanta forza a vicenda e abbiamo vinto insieme le insicurezze. Helen Mirren e Lucy Liu sono diventate “sorelle” anche nella vita. Non capita spesso di stare con un gruppo di donne così per dodici ore al giorno, è stata una benedizione. Sono molto selettiva nelle amicizie proprio perché è vitale circondarmi di donne di cui mi fido, che mi sostengono e mi sanno risollevare il morale.

Che consigli le ha dato Helen Mirren?

Abbiamo avuto una bella conversazione riguardo ai media che con lei, in passato, sono stati poco carini. Mi ha detto di non ascoltare quello che scrivono, che la cosa più importante è conoscere te stessa, che nessuno può dirti chi sei, solo tu puoi farlo, con le tue azioni più che con le parole. È stata gentile e piena di grazia, è di un’umiltà spiazzante, per noi è un’icona ma lei si sente semplicemente una donna qualsiasi che entra in un negozio a comprarsi un paio di jeans. E non tutti sanno quant’è spassosa.

Come ci si sente ad essere una star?

Qualche anno fa mi chiedevo ingenuamente cosa pensassero le celeb quando aprivano gli occhi la mattina e mi immaginavo cose del tipo “Ehi, aspetta un attimo, io sono Jennifer Lawrence”. Niente di tutto ciò. Continuo a odiare la mattina ma provo una costante, immensa gratitudine per tutte le cose belle che stanno succedendo, anche per i vestiti e i gioielli che mi ritrovo a indossare, per le relazioni nuove che questo mestiere mi regala, persone che non vedo l’ora di incontrare di nuovo, hairstylist come Clayton Hawkins e David von Cannon, make up artist come Vincent Oquendo, Allan Avendano e Nina Park. Se non riusciamo a incastrare gli impegni è un dispiacere enorme, “Sì, devi truccare anche Zoe Kravitz, lo capisco”... (ride). Uno dei momenti più felici è stato vedere la mia faccia in copertina su Elle America, che leggo da sempre. Non potevo credere che quella fosse davvero la mia vita. Adoro la moda, da piccola ero indecisa tra fare la stilista e l’astronauta.

Cosa ha comprato coi primi guadagni?

Un paio di occhiali da sole Dior e un bracciale di Tiffany per mia sorella. Ho portato mia mamma con me alla Fashion week di Parigi, mio papà agli Us Open, cerco di viziarli il più possibile.

Qual è il suo superpotere?

Credere nella bontà dell’essere umano, nelle migliori intenzioni, a volte non è così ma mi aiuta crederlo. E poi, la resilienza. Non è una passeggiata essere una giovane donna in questo ambiente, ma il cocktail fiducia e resilienza fino ad ora è stato vincente.

Cosa la aiuta a non perdersi?

Circondarmi di brava gente ma soprattutto la psicoterapia. Non possiamo aspettarci che gli altri siano sempre comprensivi, l’analista mi dà gli strumenti per navigare il più tranquilla possibile e accettare il fatto che potrebbe non esserci sempre una ragione per sentirmi in un certo modo. E poi sono brava a trovare nuovi traguardi da inseguire, piccoli obiettivi che mi fanno desiderare che arrivi il giorno dopo. Non sono una che rimane lì ferma ad agonizzare.

Ha un rito per iniziare la giornata?

Sì, scelgo una playlist tra le mille che ho. Quella musica influenza l’umore delle mie giornate. Una canzone che mi dà la carica è Hunger di Florence + the Machine. La mettevo sempre in sala trucco sul set di Shazam! e dava buone vibrazioni non solo a me, anche a Helen e Lucy.

Un momento surreale dell’ultimo anno?

Quando mi sono esibita ai Grammy per onorare la memoria di Stephen Sondheim e l’incontro con uno dei miei idoli, Lady Gaga. Mi ha minacciato “Se esci così e domani ti vedo sul Daily Mail con le tette di fuori mi incazzo”: avevo il vestito strappato e lei mi ha aiutato a sistemarlo con una forcina. Un momento di sorellanza totale. Tenerle le mani, guardarla negli occhi e dirle quanto era stata importante per me da ragazzina mi ha emozionato davvero, il classico momento da pizzicotto. È una dea, una Afrodite in carne ed ossa.

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