Quando c’era Marnie (2014): Recensione, trama e cast del film

Quando c’era Marnie: Dal romanzo di Joan Gale Robinson il secondo film di Yonebayashi

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Quando c’era Marnie

Titolo originale: Omoide no Mânî

Anno: 2014

Paese di Produzione: Giappone

Genere: animazione

Produzione: Toshio Suzuki (Studio Ghibli)

Distribuzione: Lucky Red

Durata: 103 min

Regia: Hiromasa Yonebayashi

Sceneggiatura: Hiromasa Yonebayashi, Keiko Niwa, Masashi Ando

Fotografia: Atsushi Okui

Character Design: Masashi Ando

Scenografie: Yohei Taneda

Musiche: Takatsugu Muramatsu

Trailer di “Quando c’era Marnie”
La copertina originale del romanzo

All’udire il nome Studio Ghibli è facile che la nostra mente compia in pochi istanti il balzo che porta ai nomi di Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Ovviamente molte delle opere realizzate dal famoso studio cinematografico d’animazione giapponese di Koganei (città di medio-piccole dimensioni conurbata con la più nota Tokio) portano la firma, in regia, proprio dei due cofondatori ma tramite lo Studio Ghibli molti altri hanno potuto fare il salto di qualità dal certosino lavoro dell’animatore al ben più stressante lavoro di regia. Uno dei nomi che si accosta a quest’ultima descrizione è quello di Hiromasa Yonebayashi, attualmente il più giovane regista dello studio. Cresciuto professionalmente come animatore Yonebayashi ha lavorato alla produzione di noti titoli apparsi sui grandi schermi fra la fine degli anni ‘90 e il primo decennio del XXI secolo: Principessa Mononoke, La città incantata, Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera e I racconti di Terramare sono forse i più noti al grande pubblico.

Nel 2010 il debutto alla regia con Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, che fu un successo di pubblico e critica, e nel 2014 viene distribuita la sua seconda opera, e nostro argomento di oggi, Quando c’era Marnie. Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi (1967) della scrittrice britannica Joan Gale Robinson, il film ci racconta della disavventura estiva di una ragazzina di nome Anna.

Trama di Quando c’era Marnie

La storia comincia a Sapporo, dove Anna vive con la madre adottiva. Fra le due si è sviluppato un rapporto che, vuoi per le ansie della madre, vuoi per il carattere scontroso e introverso della ragazzina, fatica a sbocciare nell’armonia. Le scene del quotidiano di Anna fanno capire quanto la ragazzina si senta sola e quanto di questo si incolpi, anche le coetanee la definiscono “tranquilla” per esprimere quanto sia distante e diversa da loro.

Un giorno Anna viene colpita da uno dei suoi consueti attacchi d’asma e, su consiglio del medico, la madre decide di trovarle una sistemazione provvisoria per la stagione estiva presso alcuni parenti che abitano a Kissakibetsu, in una regione molto più salubre per coloro che soffrono di questa rognosa patologia. I due coniugi Kiyomasa e Setsu accolgono a braccia aperte la ragazzina, quasi come fosse la nipote che ancora i figli non gli hanno dato, e cercano di lasciarle ogni spazio possibile, sia fisico che sociale pur creando intorno a lei alcune occasioni di relazione e incontro. Se la permanenza in riva al mare aiuta notevolmente Anna con i problemi dovuti all’asma lo stesso non si può dire per i suoi lati caratteriali che, quasi a difesa, arrestano ogni tentativo dall’esterno di avviare un’interazione.

Solitaria e pensierosa Anna trascorre la maggior parte del suo tempo a disegnare schizzi e un giorno, in un moto interno di origine ancora sconosciuta, si avventura all’esplorazione di una vecchia villa sovrastante l’acquitrino che si trova nei pressi della pacifica cittadina. Una sera la curiosità per quel luogo e una strana coincidenza di più fattori la spingono a visitare nuovamente quella vecchia dimora dove un incontro al tempo stesso atteso e sorprendente le scombussolerà certezze e timori.

L’acquitrino di fronte alla villa

Recensione di Quando c’era Marnie

Punta di diamante dello studio Ghibli è la capacità di saper far rendere ogni paesaggio, ogni ambiente, al massimo del proprio potenziale. Colori, disegni e scenografie mostrano sempre qual qualcosa in più e Quando c’era Marnie non fa eccezione. Il gioco di luci con cui la laguna antistante la villa, centro di tutto il racconto, viene illuminata e decorata seguendo lo scorrere del sole e della luna durante il giorno e la notte, dimostrando una volta di più l’importanza del ruolo del disegnatore. I personaggi, a differenza di altre opere dello studio Ghibli, sono tutti ben distinti e caratterizzati evitando di creare confusione nello spettatore (soprattutto in quello occidentale). La madre, gli zii, Marnie, la stessa Anna e altri personaggi di minor rilievo non presentano fra loro neanche un punto in comune, almeno a livello di aspetto, risultando una mossa più che azzeccata. A esser precisi tuttavia un piccolo particolare in comune fra Anna e Marnie lo troviamo: il colore degli occhi, anche se viene evidenziato solo in determinati momenti quasi a voler spostare quel gioco di luci dall’acquitrino alle iridi delle due giovani.

La colonna sonora di Quando c’era Marnie è stata pubblicata in un album composto di due CD contenenti il primo 6 brani musicali, riguardanti le personalità dei vari personaggi, e il secondo altri 28 che vanno a comporre invece il tema principale: Fine on the Outside, della cantante folk statunitense Priscilla Ahn. Scritta da Takatsugu Muramatsu la musica di questo lungometraggio animato è stata diffusa, fra vendita dei CD e download da iTunes Store, in ben 113 Stati.

Quando c’era Marnie possiamo definirlo come un lungometraggio animato per giovani adolescenti e adulti, con una trama che si dipana su due binari paralleli: l’indagine sulla figura evanescente di Marnie e l’inizio della maturazione della giovane Anna a partire dalla scoperta di chi sia veramente lei. Il primo dei due sembra non essere essenziale in quanto inizialmente tutto pare ridursi a una sorta di amica immaginaria chiamata in causa per sopperire a un bisogno inascoltato di relazione, salvo poi evolvere in tutt’altra direzione. Il secondo invece si sofferma molto sulla figura di Anna e le difficoltà che ha incontrato e sta incontrando nella sua crescita personale. Lei stessa ammette più di uno dei suoi limiti in merito alla capacità di saper stare in mezzo alle persone e in ambienti chiassosi. Piccola, ma già grande adolescente, può permettere a molti di rispecchiarsi in lei, ricordando le difficoltà di quel periodo della propria vita. La scontrosità inoltre è un carattere che molti genitori definirebbero tipica del periodo adolescenziale e spesso fa da velo a tutta una serie di pensieri e rimugini che vorticano nelle giovani menti in formazione.

Difficilmente proponibile a dei bambini in tenera età può tuttavia essere molto apprezzato da chi è abituato alla lettura e soprattutto a quella di un certo genere, riflessivo e introspettivo.

Emozionante a fasi alterne, fa del lento scorrere degli eventi il suo punto di forza, fino ad arrivare al colpo di scena finale.

Una visione ravvicinata della villa
Note positive:
  • la trama, lenta ma accattivante;
  • le scenografie;
  • i personaggi, accompagnati da brani musicali quasi personalizzati.
Note negative:
  • non è per tutti, ad alcuni potrà apparire troppo lento e a dei vivaci maschietti forse potrà fornire un’occasione per sonnecchiare;
  • soffre della difficoltà di trasformare le “sottili variazioni dei sentimenti” espresse nel libro in immagini (parole del regista stesso).
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