Xpeng P7: prova, dimensioni, autonomia, prezzo - Quattroruote.it
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Xpeng P7
Sfida la Tesla (anche in Italia)

Luca Cereda da Amsterdam, Luca Cereda
Xpeng P7
Sfida la Tesla (anche in Italia)
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Con dimensioni tendenti a una Model S ma un prezzo più vicino a quello di una Model 3 top di gamma, la Xpeng P7 si piazza a modo suo nel club delle rivali dichiarate della Tesla. Parliamo di una berlina elettrica a quattro porte dal taglio sportiveggiante, prodotta da un marchio cinese nato solo nel 2014, a Guangzhou, ma molto ambizioso. Lanciata nel 2018, la P7 è uno dei prodotti più maturi della Xpeng, progressivamente affinato e aggiornato, chiamato ora alla prova di maturità con lo sbarco in Europa. Come da prassi, si comincia dal Nord (Norvegia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi), ma nelle strategie della Casa cinese c’è anche l’Italia: "Forse già nel 2024", ci dice il direttore generale delle operazioni in Nord Europa e nei Paesi Bassi. Intanto, in Olanda, dove siamo andati a guidarla, questa Ev viene proposta con listini a quota 50 mila euro nella versione RWD Long Range (trazione posteriore, powertrain a singolo motore da 276 CV e 440 Nm, batteria da 83 kWh netti e autonomia stimata oltre 570 km), che è la protagonista di questo test drive. Si sale quindi a 60 mila per la variante AWD Performance a doppio motore (473 cavalli e 757 Nm, trazione integrale e un range nominale di 550 km), da scegliere eventualmente nell’esclusiva Wing Edition, con scissor door, al prezzo di 70 mila euro.

Com'è. Lo stile non esce dal cliché delle elettriche che più apertamente si ispirano alla filosofia di Elon Musk: la carrozzeria della Xpeng P7 sfoggia linee pulite, superfici levigate e una finestratura dal taglio piuttosto sportivo. Come sempre più spesso accade, a imprimere il marchio di fabbrica sono le grafiche luminose, sia quella anteriore, sia quella posteriore, al pari di un frontale molto chiuso, dove i proiettori sbucano da un’apertura ad hoc. L’insieme non brilla per originalità, ma garantisce una certa presenza scenica a questa vettura lunga 4,88 metri e con un passo (tre metri) che la rende più che discretamente abitabile in seconda fila, potendo contare su un bagagliaio da 440 litri (ma non sul frunk).

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Gli interni. In puro spirito Tesla anche l’abitacolo, decisamente minimalista. Sulla plancia, infatti, non c’è traccia di comandi fisici (i pochi superstiti si trovano sulle razze del volante) e ad attirare lo sguardo del guidatore sono due schermi (da 10 pollici per la strumentazione e da 15 per l’infotainment), appaiati e integrati in un’unica struttura. Il touch screen centrale, in particolare, è il fulcro delle operazioni: si passa di qui anche per regolare il clima e, addirittura, gli specchietti retrovisori, attivando una un’operazione che poi si completa attraverso i comandi al volante. Una complicazione imposta dal design. E poteva andare peggio: sulla Xpeng G9, la grande Suv del costruttore di Guangzhou che assieme a questa berlina esordisce nel Vecchio continente, il doppio passaggio è necessario anche per regolare in altezza e profondità il volante. Sulla P7, per fortuna, il tutto si sistema alla vecchia maniera. Ma la tendenza va verso un sempre più radicale cambio di paradigma nell’interazione uomo-macchina. Dopotutto, le Xpeng sono un esempio di quelle che si definiscono "software-defined", "definite dal software". Non solo c'è la piena integrazione nel veicolo degli strumenti digitali, ma il sistema operativo governa pure una grande quantità di funzioni: connettività, Adas, navigazione, intelligenza artificiale, offrendo anche ampie possibilità di aggiornamento dell’auto over-the-air.

Quasi tutto di serie, anche l'Xpilot. Ciò detto, se l’abitacolo della P7 non è paragonabile a quello di raffinate berline tedesche, allo stesso tempo, al primo contatto, non mette in mostra gravi pecche. A volte, gli accostamenti tra le parti non sono al millimetro, ma la cosa non disturba poi molto: le plastiche dure non sono quelle più in vista e la plancia e gli interni porta sono opportunamente rivestiti. Un pacchetto optional, da circa 4 mila euro, arricchisce il tutto con rivestimenti di pelle Nappa, l’impianto stereo premium firmato Dynaudio con tecnologia Dolby Atmos, sedili ventilati e con speaker integrati: e qui (verniciatura e cerchi da 19" a parte) grossomodo si esaurisce l’offerta extra menù. L’allestimento di serie, puttosto completo, include già, tra le varie dotazioni, il tetto panoramico, il portellone a comando elettrico, il volante rivestito di pelle, il clima bizona, i sedili riscaldati regolabili (a sei vie per il passeggero e a otto per il guidatore, che può adattare anche il supporto lombare), rivestimenti di similpelle e, sotto il profilo tecnico, i freni Brembo. Standard è anche l’Xpilot, una suite di Adas di livello 2.

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Su strada con la RWD Long Range. In attesa vedere fino in fondo di che pasta è fatta, mel nostro Centro Prove di Vairano, abbiamo "assaggiato" la P7 su strada nei dintorni di Amsterdam. Se siete passati di lì, potete facilmente immaginarvi il contesto: tanto verde, strade dritte e pianeggianti. Insomma, non certo il terreno su cui mettere alla frusta la P7 che, te ne accorgi da subito, tende a essere più confortevole che affilata, almeno nella sua versione più abbordabile, la RWD Long Range. Come da prassi per un’elettrica, la spinta del motore (sincrono a magneti permanenti) arriva su richiesta: con 276 CV e 440 Nm, ce n’è abbastanza per gestire ogni situazione. Ma senza la minima traccia di cattiveria, né nello sprint (lo 0-100 km/h si archivia in 6,7 secondi), né in progressione, dove si può arrivare a toccare una velocità massima di 200 km/h.

One pedal? Quasi. Giocare con i settaggi è possibile fino a un certo punto. Si può passare da mappature più turistiche alla classica drive mode Sport che rende l'auto un po' più reattiva, specie lo sterzo, apparso omogeneo. Ma nulla di tutto ciò stravolge la natura della P7. Incide solo fino a un certo punto anche la frenata rigenerativa. La modalità "one pedal" proposta dal sistema, tra l’altro, è semplicemente il livello più alto di recupero di energia, ma non porta a una guida "monopedale" a tutti gli effetti: per capirci, l’auto non arriva a fermarsi da sola in decelerazione. Dotata di sospensioni multilink al posteriore, in autostrada la P7 si rivela una passista silenziosa, rilassante e ben insonorizzata dai rumori esterni, a conferma della sua propensione al confort. E dopo un centinaio di chilometri complessivi, il computer di bordo restituisce un consumo medio non troppo distante dal dato ufficiale: 18,6 kWh per 100 km contro i 16,8 dichiarati. Questo è solo uno degli aspetti che merita di essere approfondito in un test più lungo e duraturo, per un’auto che si affaccia sul mercato da outsider. Con un pacchetto accattivante, ma una storia ancora tutta da scrivere.  

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