Peter Jackson racconta 'Get Back': "Il diario dei Beatles, come non l'avete mai visto" - la Repubblica

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Peter Jackson racconta 'Get Back': "Il diario dei Beatles, come non l'avete mai visto"

Il regista premio Oscar ha lavorato a un film, disponibile su Disney + dal 25 novembre, che documenta la lavorazione dell'ultimo disco dei Fab 4, 'Let it be', del 1970: "Erano ragazzi normali che avevano a cuore quello che facevano"

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Centocinquanta ore di registrazioni audio e quasi 60 ore di filmati, girati giorno per giorno, nelle tre settimane in cui i Beatles, nel 1969, dovevano realizzare il loro nuovo album, provvisoriamente intitolato Get Back. E' su questo materiale, sostanzialmente inedito che il regista premio Oscar Peter Jackson ha realizzato il suo nuovo film, intitolato Get Back appunto, che presenterà in tre serate sulla piattaforma Disney + dal 25 novembre.

Il poster del film 

"E' un diario, giorno per giorno, delle tre settimane passate dai Beatles cercando di mettere a punto il nuovo album, Get Back, tra canzoni nuove, improvvisazioni, vecchi pezzi ripescati dalla memoria, chiacchiere, scherzi, discussioni, ipotesi, progetti", dice Jackson. E a guardare le prime immagini tutto sembra tranne che la band sia in procinto di farla finita, come invece accadrà poche settimane dopo. Ma il dramma è tutto li, sotto i nostri occhi. Anzi no, tutto no, solo una persona ha visto tutto, cinquant'anni dopo: Peter Jackson.

E' lui che ha avuto la possibilità di lavorare sull'incredibile mole di materiale inedito che ha avuto a disposizione, su tutti i filmati realizzati da Michael Lindsay-Hogg all'epoca, su tutte le scene che i cameraman hanno ripreso, su tutte le discussioni registrate, tutti i momenti, gli sguardi, le sigarette fumate, le chitarre accordate, i pensieri e le parole della band più importante di tutti i tempi che stava per esplodere. Lui, Peter Jackson, ora conosce la verità e ce la racconta in queste tre puntate di Get Back, poco meno di sette ore in tutto, tre serate attese da milioni di fan dei Beatles in tutto il mondo. La verità su quei mesi che portarono poi i Beatles a buttare via il progetto, a realizzare al volo Abbey Road, a trasformare Get Back in Let it be, metterlo nelle mani di Phil Spector e a litigare definitivamente.

Peter Jackson 

"E' stato come essere una mosca sul muro", dice Jackson, "perché nei filmati e negli audio c'è davvero tutto. Perché Michael Lindsay-Hogg accendeva le cineprese e andava via, copriva le luci rosse delle camere per fare in modo che i quattro non fossero consapevoli di essere filmati, e girava tutto quello che accadeva tra di loro". Registrazioni ambientali, mono, con macchine di 50 anni fa, "ma la tecnologia di oggi, l'intelligenza artificiale, il machine learning, ci ha permesso di ripulire tutto, di isolare ogni singolo strumento dalle registrazioni mono e trasformarli in multitracce. E ancora di più ci ha permesso di isolare le voci di John, Paul, Ringo e George, per ricostruire le loro conversazioni. Quando non volevano che le loro chiacchiere fossero ascoltate, tiravano su il volume degli amplificatori e facevano rumore con gli strumenti per coprire le loro parole. Noi con l'intelligenza artificiale abbiamo tolto i rumori e riportato alla luce le conversazioni che volevano coprire. Un meccanismo un po' cattivo, capisco, ma che ci ha permesso di ascoltare quello che si dicevano davvero tra di loro e dare maggiore verità al progetto".

Progetto che McCartney e Ringo, con Olivia Harrison e Yoko Ono, hanno sostenuto senza mai intervenire: "C'è un po' di nervosismo tra di loro, sono curiosi di vedere come ho trattato tutto, ma non sono mai intervenuti per dirmi di togliere qualcosa, di bloccare le mie scelte", dice ancora Jackson, "ci sono loro con la loro verità di allora, e credo che il tempo abbia aiutato anche Pau e Ringo a storicizzare gli eventi. Oggi sanno che niente può influire sull'immagine dei Beatles". E che idea di è fatta Peter Jackson dei 'Favolosi Quattro' dopo averli visti così da vicino? "Che erano delle brave persone", dice, "ragazzi normali nonostante tutto, che avevano a cuore quello che facevano, ognuno con la sua personalità".