"Wild Life: Una storia d’amore”: l’emozionante documentario dedicato al progetto visionario di Doug e Kristine Tompkins | National Geographic

"Wild Life: Una storia d’amore”: l’emozionante documentario dedicato al progetto visionario di Doug e Kristine Tompkins

Il documentario di National Geographic Documentary Films e Picturehouse - disponibile dal 26 maggio su Disney+ - racconta la più grande donazione di terreni privati della storia. Ne abbiamo parlato in esclusiva con i registi premio Oscar Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin e con Kristine Tompkins, ex CEO di Patagonia e presidente e co-fondatrice di Tompkins Conservation.

DI CARLO ANDRIANI

pubblicato 03-01-2024

"Wild Life: Una storia d’amore”: l’emozionante documentario dedicato al progetto visionario di Doug e Kristine Tompkins

Kris Tompkins scala la catena montuosa della Patagonia, Cile.

FOTOGRAFIA DI Jimmy Chin

La forza dell’amore cambia il mondo. Non è un aforisma, né una “frase fatta” ma il riflesso di una delle più grandi storie d’amore di sempre. Non a caso si intitola proprio “Wild Life: Una storia d’amore” il documentario di National Geographic Documentary Films e Picturehouse dei registi vincitori del Premio Oscar Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin in uscita il 26 maggio su Disney+. Un viaggio attraverso i decenni che mostra gli sconfinati paesaggi che Doug e Kristine Tompkins hanno scelto di proteggere per salvaguardare il pianeta.

Dopo essersi innamorati, i due imprenditori decidono di lasciarsi alle spalle i brand di successo di cui sono stati pionieri (Patagonia, The North Face ed Esprit ) per dare vita al progetto visionario di creare parchi nazionali in Cile e Argentina. Un documentario ricco di momenti toccanti, splendide riprese cinematografiche e filmati d’archivio che, premiato al Trento Film Festival con il “Premio del pubblico - DAO” al miglior lungometraggio, offre uno sguardo unico sulla più grande donazione di terreni privati della storia. Ne abbiamo parlato in esclusiva con i registi Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin e con Kristine Tompkins, presidente e co-fondatrice di Tompkins Conservation.

"Wild Life: Una storia d’amore”: l’emozionante documentario dedicato al progetto visionario di Doug e Kristine Tompkins

Kris Tompkins alza gli occhi al cielo sullo sfondo della catena montuosa della Patagonia.

FOTOGRAFIA DI Jimmy Chin

Questo documentario debutterà il 26 maggio su Disney+. Quanto è stato importante raccontare questa storia con National Geographic?

Jimmy Chin e Chai Vasarhelyi: Gli ultimi due film li abbiamo fatti con National Geographic. È stato molto significativo per noi raccontare una storia che ha al centro una donna molto forte, Kris, insieme alle due Executive Carolyn Bernstein e Courtney Monroe che hanno profondamente compreso il valore di questa avventura inusuale e di grande ispirazione.

Kristine Tompkins: Credo che la combinazione di Chai e Jimmy come registi e National Geographic come partner aggiunga molto alla storia in sé e che sia emblematica della tipologia di contenuti di National Geographic. Se avessimo realizzato questo film io e Doug, come famiglia e come organizzazione, sapevamo che sarebbe stata questa la strada: non solo per Chai e Jimmy ma anche per la portata di National Geographic e per lo stile dei suoi documentari.

La storia d’amore tra Kristine e Doug Tompkins è stata il motore di questo progetto visionario. Che lezione volete trasmettere al pubblico mondiale come registi e come ambientalisti?

Jimmy Chin e Chai Vasarhelyi: Ci ha molto commosso questa idea di rigenerazione. Pensare che Kris, ai vertici (in quanto CEO) di un’azienda come Patagonia, lascia tutto ciò che le è familiare, e una vita lavorativa di successo, per seguire il suo cuore e andare in Patagonia... e allo stesso modo Doug, anche lui ai vertici di Esprit, che sente che gli manca qualcosa e che potrebbe fare di più per il pianeta. È questa idea di una seconda possibilità, che ritorna anche quando a Kris succede il peggio, con la perdita di Doug, e trova la forza di riprendersi... di finire il lavoro e realizzare il sogno che condividevano. Credo che sia questo concetto di seconda possibilità, l’idea di vivere una vita di grandi ideali e grandi obiettivi e anche di mostrare una storia di speranza sul cambiamento climatico e sulla conservazione. Vedi, noi abbiamo due bambini piccoli e vediamo quanto siano profondamente spaventati dal cambiamento climatico e questa è in effetti la questione esistenziale del nostro tempo e non abbiamo scelta: dobbiamo fare qualcosa. La storia di Kris e Doug dimostra che con un sogno così audace è possibile creare qualcosa che sembrava impossibile ma ci dice anche che il nostro contributo non deve per forza essere qualcosa di così grande ma che è un percorso fatto di piccoli passi, uno dopo l’altro.

Kristine Tompkins: Ora che posso sedermi tra il pubblico, chiaramente sono influenzata dalla reazione degli altri, ma sono arrivata a pensare che, come si dice, l’amore è universale, ovvero esiste tra noi esseri umani, ma esiste anche – ed è ugualmente potente – anche l’amore per la natura, l’amore per la dignità delle comunità... queste cose sono molto potenti e si trasmettono attraverso ogni fibra di ogni forma di vita, umana e non umana. Quindi penso che alle persone arrivi questo attraverso il film.

"Wild Life: Una storia d’amore”: l’emozionante documentario dedicato al progetto visionario di Doug e Kristine Tompkins

Chai Vasarhelyi, Kris Tompkins e Jimmy Chin.

FOTOGRAFIA DI Clair Popkin/National Geographic Documentary Films

Riprendendo il motto della Tompkins Conservation, quale è il segreto per rendere il mondo più selvaggio, bello ed equo?

Jimmy Chin e Chai Vasarhelyi: Personalmente la parte che abbiamo trovato più sorprendente e istruttiva è stata capire l’importanza della rinaturalizzazione e comprendere davvero questa visione che contempla un ecosistema completo. Come dice Kris, un paesaggio senza fauna selvatica è solo un paesaggio. Ho trovato molto utili e interessanti proprio le attività che portano alla rinaturalizzazione. Ero entusiasta di poter osservare per ore un formichiere gigante, i giaguari, i cuccioli di giaguaro, i puma. Pur nella drammaticità della situazione, è di forte ispirazione vedere che c’è qualcosa che si può fare per reintrodurre queste specie.

Kristine Tompkins: Certamente il primo passo è riconoscere che è importante. E le persone che dovrebbero riconoscerlo, e che sono nella posizione di attuare i più grandi cambiamenti, sono generalmente le più lente a realizzare queste cose. Quindi credo che mentre da un lato continuiamo a portare avanti il cambiamento in termini di modalità di vita nella società contemporanea, dall’altro dobbiamo cercare, come diceva Chai, un collegamento con le persone – e credo che questo film ci riesca molto bene – mostrando che la loro vita quotidiana potrebbe, e forse dovrebbe, essere dedicata a cercare di cambiare l’esito di ogni storia personale e globale. Guardare un animale in libertà, o una specie che gradualmente ripopola un territorio, vedere un giaguaro che si affaccia verso la libertà e torna a correre, è una sensazione straordinaria, e una metafora per la vita di ognuno di noi. La rinaturalizzazione non è solo della fauna selvatica: riguarda anche il rinaturalizzare la nostra mente e sentire quanto sia possibile e necessario.

La pandemia di coronavirus, la guerra in Ucraina, le crescenti alluvioni in tutto il mondo stanno dando un duro colpo all’umanità. Che lezione possiamo trarne?

Jimmy Chin e Chai Vasarhelyi: La nostra opinione su tutto questo è che, beh, è un po’ come dopo l’11 settembre: avevamo la possibilità di connetterci con il resto del mondo e invece lo abbiamo trasformato in 20 anni di guerre in Afghanistan e Iraq. E lo stesso è successo con la pandemia: abbiamo fallito, abbiamo lasciato indietro i più vulnerabili e ora vediamo succedere lo stesso con il cambiamento climatico. Anche in questo caso i più vulnerabili sono i più poveri, i meno istruiti, che saranno i più duramente colpiti. E guardiamo a quello che sta succedendo in Italia: queste alluvioni sono terribili! Non sappiamo neanche come ci si possa risollevare da una cosa del genere, recuperare edifici che hanno secoli di storia. Vedo molta speranza nella storia della Tompkins Conservation perché ci mostra che gli esseri umani possono fare la differenza. Quindi credo che dobbiamo cercare una connessione a livello umano e capire che possiamo avere sogni audaci e impegnarci per realizzarli.

Kristine Tompkins: Per rispondere molto brevemente, io credo che molte di queste situazioni derivino dalla scarsità che può essere di vario tipo. Tutti noi abbiamo dei limiti e in qualche modo dobbiamo imparare a vivere entro questi limiti. Siamo una piccola parte di un tutto molto più grande e questo tutto è molto forte ma al contempo anche molto fragile. Dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri e questo mondo che abitiamo ci chiede di partecipare in qualche modo.

"Wild Life: Una storia d’amore”: l’emozionante documentario dedicato al progetto visionario di Doug e Kristine Tompkins

Doug Tompkins e Yvon Chouinard seduti nei sacchi a pelo a leggere.

FOTOGRAFIA DI Lito Tejada-Flores/Patagonia

Siamo stati troppo abituati a prendere dalla Terra e dalla natura senza dare qualcosa in cambio. Che cosa vi ha spinto a realizzare e a raccontare la più grande donazione di terreni privati della storia?

Jimmy Chin e Chai Vasarhelyi: Ci siamo chiesti spesso quale fosse l’intento dietro a questo lavoro e crediamo che questo film e la storia di Kris e Doug li abbiamo sempre sentiti come qualcosa di molto importante perché non solo è una storia straordinaria ma è una storia di amore piena di umanità. Ecco, fare film e raccontare storie sono i nostri strumenti, ed è ciò che sappiamo fare meglio quindi per noi è stato davvero molto importante realizzare questo documentario.

Kristine Tompkins: Direi che non è abbastanza. Ripeto: sono molto orgogliosa di ciò che abbiamo fatto ma ogni giorno i territori che vengono sottratti alla natura superano di molto quello che è il nostro lavoro. Il ritmo, la velocità con cui questo accade è molto maggiore. Tutto questo porta alla disperazione, ma nel nostro caso porta all’azione e a cercare di capire come agire più velocemente di quanto stiamo già facendo.

Se Doug Tompkins avesse avuto la possibilità di vedere questo intenso e commovente documentario, che cosa avrebbe detto?

Kristine Tompkins: Credo che Doug sarebbe molto soddisfatto del film perché ritrae la sua vita in modo molto fedele. Lui non si tirava indietro davvero davanti a nulla. E penso che direbbe che le cose sono peggiorate molto a livello globale e avvertirebbe questo senso di richiesta, di urgenza perché le persone si sveglino e si impegnino a lottare contro tutto questo. Lui era, come sapete, una persona molto schietta: un attivista e un combattente, e lo è stato fino al suo ultimo respiro. E credo che sarebbe contento di vedere che continuiamo a lavorare. Spesso mi viene chiesto quale sia la nostra eredità, il nostro lascito, e io sono arrivata a pensare che la nostra eredità – se ce n’è una – sarà ciò che accadrà da oggi in poi con la seconda generazione, la terza generazione, se le nostre azioni si moltiplicheranno e si amplificheranno. Quindi credo che direbbe che è orgoglioso della nostra storia ma che dobbiamo sbrigarci… anche a portare avanti il suo lavoro.