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"Ho un lavoro ma trovare un alloggio da richiedente asilo è praticamente impossibile": la storia di Hamza, arrivato a Trento "per inseguire un sogno"

Hamza ha vent'anni ed è partito dal Marocco per costruirsi un futuro migliore. Arrivato a Trento attraverso la "rotta balcanica", dopo tante difficoltà e pericoli, ha trovato un lavoro nell'ambito della ristorazione ed è in attesa della risposta alla richiesta di protezione internazionale. Ora alloggia all'ostello cittadino: "Nel primo periodo ho dormito in strada e poi nei dormitori allestiti per l'emergenza freddo, trovare una casa nella mia condizione è difficilissimo"

Di Federico Oselini - 05 maggio 2024 - 06:01

TRENTO. Lasciare il proprio Paese, la propria famiglia, alla ricerca di un futuro migliore, perchè obbligati da "dinamiche più grandi" o per sfuggire alla guerra o alla povertà. Ma anche magari, soprattutto per chi è più giovane, per inseguire la strada di un sogno professionale che nella loro terra non sarebbe percorribile.

 

Sono moltissime le storie di migranti che, giovani o meno giovani, si ritrovano in un Paese a loro sconosciuto e – seppur con grandi aspettative e le migliori intenzioni - a scontrarsi contro una barriera fatta di difficoltà di ogni tipo: da quelle essenziali come trovare un tetto sotto cui ripararsi o un lavoro con cui garantirsi il sostentamento, a quelle meno "immediate" ma non certo secondarie come riuscire ad inserirsi nel tessuto sociale locale, ritagliandosi spazi di vita quotidiana "normali".

 

Spesso il muro con cui si trovano a fare i conti è quello dell'insensibilità, della chiusura e, ancor peggio, dell' indifferenza e ad aggiungersi a questi fattori, già di per sè scogli difficilmente sormontabili, si aggiungono anche fattori burocratici, come il tempo d'attesa necessario ad ottenere una risposta alla domanda di richiesta asilo, per la quale possono passare, se va bene, mesi o addirittura anni.

 

È il caso di Hamza, vent'anni, originario del Marocco e arrivato a Trento l'estate scorsa, per la precisione a giugno, dopo quasi quattro mesi di viaggio e percorrendo la tristemente nota "rotta balcanica".

 

Dopo i primi tempi di "grande difficoltà", è riuscito a trovare un lavoro nell'ambito della ristorazione, come cameriere in un locale del centro. Nonostante lo stipendio, però, la difficoltà più grande che incontra è riuscire a trovare un alloggio dove stare: dopo aver dormito all'aperto per un periodo, per strada e in rifugi di fortuna, e per poche settimane nei dormitori allestiti in città nella stagione invernale, ora da più di un mese trascorre le sue notti all'ostello cittadino pagandosi quotidianamente "la fortuna a fine giornata di avere un tetto, seppur provvisorio, sulla testa".

 

Lo incontriamo al centro sociale Bruno dove si reca per frequentare, assieme a tantissime altre persone che vivono la sua sua stessa situazione, i corsi di italiano di LiberaLaParola, progetto indipendente che, oltre ad insegnare la lingua, mira a creare uno spazio di condivisione sulle pratiche di accoglienza e sul diritto dei migranti a partecipare attivamente ai processi di costruzione della società.

 

Per raccontare la sua storia, ci spiega, è necessario fare un passo indietro: più precisamente a quando dentro sè ha maturato la scelta di lasciare il suo Paese e la sua famiglia.

"In Marocco ho iniziato a studiare all'università, frequentando il corso di lingue – inizia a raccontare Hamza – ma poi per necessità ho preso la decisione di cominciare a lavorare, trovando occupazione a Casablanca come animatore in un villaggio turistico".

 

E proprio in quel frangente, incontrando numerose persone provenienti da altri Paesi, ad Hamza si apre una vera e propria finestra sul mondo e nasce in lui la voglia di "trovare un luogo più adatto ai suoi sogni".

 

"Nel corso degli anni ho sempre sofferto un modo di vivere una mentalità che considero per vari motivi chiusa – specifica il giovane – e così ho preso la decisione di assumermi il rischio di partire, lasciando i miei cari, perchè penso che a soli vent'anni una persona abbia il diritto di provare a costruirsi un futuro".

 

L'espressione sul suo viso cambia repentinamente quando decide di iniziare a raccontarci il viaggio che l'ha portato ad arrivare in Italia, che nei fatti si è trasformato in una vera e propria corsa a ostacoli, lungo la "rotta balcanica": "Sono partito assieme ad alcuni compagni e, per la prima parte del percorso, abbiamo viaggiato in aereo verso la Turchia. Una volta atterrati, abbiamo deciso di proseguire a piedi e con mezzi di fortuna fino in Bulgaria".

 

Dopo un primo tentativo fallito di passare il confine, alcune persone del gruppo, tra cui Hamza, ce la fanno: "A quel punto ci siamo diretti verso la Serbia, in parte a piedi e in parte pagando dei viaggi in auto a delle persone che si trovano appositamente sul posto, e in nove giorni siamo arrivati al confine".

 

La preoccupazione, fino a quel momento, era stata grande dal momento che, come ci spiega Hamza, "capita spesso che nel percorso, nei confronti dei migranti, si verifichino violenze e furti, e spesso ogni bene viene sottratto".

 

Passando per l'Ungheria, il gruppo arriva poi in Austria dove per qualche giorno trova riparo in un dormitorio, decidendo poi di andarsene.

 

"Il mio obiettivo era arrivare in Italia e più precisamente a Trento, perchè conoscevo una persona che vive qui, e da Innsbruck mi sono mosso in autobus, prendendo poi un treno al Brennero", spiega il giovane che racconta come al suo arrivo in città tutto gli sia sembrato "tutto nuovo e strano".

 

"Il primo periodo è stato il più duro dal momento che non avevo dei riferimenti concreti sul territorio – spiega Hamza – e mi sono trovato a trascorrere le notti in strada, o in qualche riparo d'emergenza. Ho usufruito poi del servizio offerto dai dormitori d'emergenza per la stagione invernale, riuscendo nei mesi ad imparare un po' l'italiano e trovando anche un lavoro in città per potermi mantenere".

 

Hamza ad agosto riesce anche a presentare, attraverso lo sportello Cinformi di Trento, la domanda di richiesta di protezione internazionale, ma al momento è ancora in attesa di una risposta e, in questo "limbo", le difficoltà non sono poche.

 

Alla luce del suo status attuale, ci spiega, "trovare un alloggio stabile è molto difficile, dal momento che sono poche persone sono disposte a concedere in locazione un immobile ad un richiedente asilo, seppur con un lavoro regolare, e i canoni sono comunque molto alti e abbastanza inaccessibili per una persona sola".

 

"Per questo motivo al momento dormo all'ostello in città, nei pressi della stazione – specifica il giovane – dividendo una stanza con altre persone per poter ammortizzare i costi".

 

Un ultimo pensiero, prima di salutarci, Hamza lo vuole lanciare al futuro in cui, nonostante le tante difficoltà che incontra quotidianamente, vuole ancora credere: "Sono giovane e vorrei avere la possibilità di fare tante esperienze, anche lavorative, e qui a Trento mi trovo molto bene, è una città piccola e a misura d'uomo. Naturalmente la mia famiglia mi manca, anche se riesco a sentirla abbastanza regolarmente, e un giorno mi piacerebbe anche tornare al mio Paese, potendo pero farlo a condizioni di vita accettabili".

 

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