Solvejg | Aitana Sanz Perez |
Anitra | Olha Smokolina |
Tre mandriane | Constanza Antunica, Nadia Pirazzini, Chiara Chisu |
Voci recitanti |
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Peer Gynt | Sandro Lombardi |
Aase, Solvejg | Elena Ghiaurov |
Il mago | Annibale Pavone |
Drammaturgia | Pier Paolo Pacini |
Direttore | Nikolas Nägele |
Maestro del coro | Lorenzo Fratini |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino |
Esempio classico di musiche di scena che sono divenute più celebri del testo teatrale per il quale furono concepite, quelle di Peer Gynt hanno sempre vissuto di vita propria nell'esecuzione delle due suites sinfoniche realizzate da Edvard Grieg. La maggiore celebrità derivò sin da subito, tanto dall'assai felice ispirazione melodica della partitura, quanto dall'estrema difficoltà di portare in scena integralmente i monumentali cinque atti concepiti da Henrik Ibsen.
È però di estremo interesse riascoltare la musica del compositore norvegese nel contesto drammaturgico per la quale nacque, così il Teatro del Maggio ne ha proposto una versione sostenibile dal punto di vista produttivo, ma anche della fruibilità per il pubblico, con la riduzione di Pier Paolo Pacini (già andata in scena al Filarmonico di Verona nel 2011) in un'esecuzione in forma di concerto con tre voci recitanti all'Auditorium fiorentino intitolato a Zubin Mehta.
Il Peer Gynt di Pacini rielabora e sintetizza il testo in versi di Ibsen senza snaturarne la natura di evocativo e poetico percorso di vita del protagonista attraverso i tre stadi dell'esistenza. Accanto a Peer, interpretato con la classe e le conosciute doti affabulatorie di Sandro Lombardi, le due anime femminili che accompagnano l'esistenza del protagonista (Solvejg e la madre Aase) sono rese con toccante sensibilità da Elena Ghiaurov, abile nel diversificare i registri dei due ruoli impersonati. Tutta la pletora - a dir poco - dei personaggi restanti (altro motivo che rende impervio portare in scena integralmente il dramma) è concentrata nella figura del Mago, tratteggiato con brillantezza e colori cangianti da Annibale Pavone.
Parte musicale del tutto adeguata al livello della recitazione, animata dall'ispirata bacchetta del trentaseienne tedesco Nikolas Nägele, apparso del tutto a suo agio nel trarre dalla partitura tutti gli afflati tardo romantici che contiene, sino a rivelarne quasi segni anticipatori di quel Novecento musicale che pure si riferì a Grieg con una certa sufficienza. Virtuoso e travolgente come ci si attende il crescendo dell'episodio dell'antro del Re della montagna, struggente quello della morte di Aase e amabilmente cantabile, ma senza alcuna retorica, quello celeberrimo del “Mattino”.
Lo assecondano un'Orchestra del Maggio al suo consueto, altissimo standard, con i singoli professori impegnati nei passaggi solistici giustamente festeggiati dal pubblico presente, le voci ambrate e rotonde e le doti interpretative del soprano Aitana Sanz Perez e del mezzo-soprano Olha Smokolina. Bene anche il Coro diretto da Lorenzo Fratini che presta anche le voci di Constanza Antunica, Nadia Pirazzini e Chiara Chisu per gli interventi delle tre mandriane.
Pubblico abbastanza numeroso alla prima delle due esecuzioni, che ha decretato un franco successo a tutti gli artisti artefici di una serata di musica e teatro all'altezza del prestigio del Maggio.
La recensione si riferisce alla recita in forma di concerto del 16 gennaio 2024.
Fabrizio Moschini