Duplice omicidio a Torremaggiore: la testimonianza di Tefta a 'La Vita in Diretta'
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Cronaca Torremaggiore

Il drammatico racconto di Tefta e l'ultimo sguardo della figlia prima di morire: "Le chiedevo di non lasciarmi"

La testimonianza a 'La vita in Diretta' della donna ferita dal marito Taulant Malaj durante il duplice omicidio della figlia Jessica e di Massimo De Santis avvenuto il 7 maggio in via Palmiro Togliatti 32 a Torremaggiore

In lacrime, con la voce strozzata in gola e la coroncina del rosario attorno al collo. Così Tefta, ieri pomeriggio a 'La vita in diretta', ha ripercorso gli ultimi istanti di vita della figlia sedicenne Jessica, uccisa la notte del 7 maggio scorso insieme al commerciante 51enne e titolare del Bar Jolly di Torremaggiore, Massimo De Santis. Ferita a morte dal padre Taulant Malaj per aver tentato di difendere la madre.

Di Tefta e del bambino di cinque anni - che chiede della sorella "salita con le scale in cielo" - se ne stanno occupando i servizi sociali del Tribunale dei Minori di Bari. Entrambi vivono in una località segreta. L'avvocato Michele Sodrio ha presentato una istanza con richiesta da aiuto al sindaco di Torremaggiore, per il cambio di domicilio. "Voglio trasferirmi da qua, mi sento osservata e non posso stare qua. Non riesco, mi sento sola" ha detto la donna, che ha interrotto i rapporti con i familiari del marito, che l'avrebbero finanche minacciata. "Danno la colpa a me perché non ho raccontato le violenze su Jessica".

“Provo un dolore immenso, un vuoto, ogni sera che mi metto a dormire, la mattina che mi alzo, penso che sia un sogno, ma è allora che sento più dolore".

Durante la puntata la 39enne ha ripercorso le fasi della mattanza: "Quando mio marito è entrato in camera, mio figlio dormiva accanto a me, con il suo lettino, mi ha pugnalato tante volte, poi è entrata Jessica, ha sentito rumore e in sala ha iniziato a colpire lei. Stavo quasi per svenire, ho trovato la forza per andare da lei e ho visto che stava a terra. Invece lui non c’era. Scendeva giù, saliva sopra, poi ci faceva il video, io gli pregavo di legare le ferite di Jessica per non farle uscire il sangue, ma neanche quello ha fatto"

Tefta ricorda l'ultima volta che ha visto la figlia viva: "Ricordo il momento che eravamo a terra. Si è girata da me, ha aperto gli occhi per vedermi ma non riusciva a parlare, quella è l’ultima volta che l’ho vista, già avevo capito che non...Non riusciva a parlare, solo a guardare. Io le dicevo di resistere, non addormentarti, resisti, parlami, mantenevo la mano sulla ferita per non farle uscire il sangue, le davo la mano, non mi lasciare".

Ogni giorno la donna guarda la foto della figlia e non riesce a dormire: "Senza di lei non riesco a stare. Non c’è niente che mi riempie, non posso essere più felice. La ferita ci sarà sempre ma devo andare avanti per mio figlio. Davanti al bambino cerco di non piangere e di essere felice, però pure lui la cerca".

Ha paura, sostiene che il marito non fosse solo e che qualcuno lo abbia aiutato. "La sera che ci ammazzava sentivo che stava parlando con qualcuno: “Li ho ammazzati, li ammazzo ancora”.

L'avvocato di lei ha segnalato alla Procura della Repubblica di Foggia i commenti degli haters contro Tefta. Ci sono indagini in corso. Ora la donna 39enne ha bisogno di lavorare. "Ho fatto il corso da oss, mi piace questo lavoro curare le persone in difficoltà. Mio figlio mi dà la forza. Mi dice sempre ho un cuore pieno di amore per te". Sarebbero spariti dall'abitazione seimila euro: "Il posto (in cui erano nascosti, ndr) solo lui lo sapeva, lui e io".

L'avvocato Sodrio ha ribadito la sua convinzione che si sia trattato di un duplice delitto premeditato e del tentativo di omicidio di Tefta, perché la 39enne gli ha riferito "degli elementi oggettivi di cui non posso parlare essendoci delle indagini in corso, ma sono assolutamente convinto che questo assassinio è premeditato, questo gesto atroce".

Per il gip che ha convalidato l'arresto del 45enne lo scorso 11 maggio, il killer ha agito con "modalità brutali che mostrano una totale insensibilità dell'indagato per la vita umana - si legge nell'ordinanza di convalida del fermo - e una non comune propensione al delitto come mezzo di affermazione delle proprie convinzioni e come modalità di affermazione del proprio ruolo all'interno della famiglia".

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