Richard Dawson – Nothing Important - Recensioni - SENTIREASCOLTARE

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La seconda nota di Nothing Important è una stecca clamorosa. Di certo Richard Dawson non imbonisce, anzi mette le cose in chiaro immediatamente. I detrattori diranno falsa onestà, gli altri patto trasparente. Di certo non è facile confrontarsi con decenni di musica storta o dissonante, da Magic Band in avanti, sia in senso tecnico sia metaforico. Nothing Important, questo sì, non è rassicurante. Generalmente, questo approccio musicale si sviluppa in due modi opposti: la distanza dalla realtà – e lì si arriva allo straniamento di Jandek o di Bill Orcutt – o la simulazione intellettuale – fino alle sperimentazioni più colte, vedi per iniziare Derek Bailey. Ci si è o ci si fa.

Dawson ha una voce e una scrittura che gli consentono di procedere con canzoni accorate senza timori (già da anni, estraendo un esempio: Black Dog In The Sky in The Magic Bridge). Suona la chitarra in un modo che raccoglie violenze psichiche così come i pensieri sospiranti di Jerry Garcia. Non aveva certo bisogno di dimostrare nulla. Aveva bisogno di passare la soglia.

Il ricorso sistematico alla stecca è certo atteggiamento sfacciato, ma è il modo di Dawson di buttare il cuore oltre l’ostacolo, cogliere e rappresentare il “dramma”, nel senso più laico e teatrale. Dawson si concede la libertà di essere sgraziato. Così facendo raggiunge picchi di intensità molto rari. Le due suite centrali del disco (la title-track e The Vile Stuff) sono avventure di non ritorno, totalizzanti, molto canterburiane. In questo si riconosce in pieno l’estrazione inglese di Richard, figlio di Daevid Allen tanto quanto di Lewis Carroll.

Nothing Important è un romanzo tra parentesi, le due tracce per sola chitarra che Dawson mette come primo e ultimo capitolo dell’opera – la prima brutale, la seconda delicata come una riflessione di David Pajo. Una volta entrati in questo mondo, le regole sono altre. La disarmonia è qualcosa che sfugge di mano, da lasciare uscire perché è urgente. L’approccio va premiato, quando i risultati sono tanto coinvolgenti.

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