Tigers are not afraid: la recensione su Telefilm Central
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Tigers are not afraid: la favola nera dei narcos visti dai bambini – Recensione del film di Issa Lopez disponibile su Amazon Prime Video

Titolo: Tigers are not afraid
Genere: drammatico
Durata: 1h 23m
Anno: 2017
Regia: Issa Lopez
Sceneggiatura: Issa Lopez
Cast principale: Paola Lara, Juan Ramon Lopez, Nery Arredondo, Hansel Casillas, Rodrigo Cortes

Non ci si dovrebbe mai far influenzare troppo da una recensione nella decisione se vedere un film né tantomeno dare un peso eccessivo ai tweet di commento di personaggi famosi. Però. Se Stephen King scrive che un certo film è ”duro e toccante, due minuti ed ero preso dal suo incantesimo”. Se Neil Gaiman lo definisce “una fiaba nera per i tempi moderni, bellissima, scioccante e agghiacciante”. E se poi Guillermo del Toro annuncia di voler produrre il prossimo film della regista tanto gli è piaciuto quest’ultimo. Allora qualche curiosità di vedere Tigers are not afraid sorge spontanea. Ed è ottimamente ripagata.

Tigers are not afraid: la recensione
Tigers are not afraid: la recensione – Credits: Amazon Prime Video

Una favola oscura dal Messico dei narcos

Scritto e diretto da Issa Lopez, talentuosa scrittrice e regista pluripremiata in patria, Tigers are not afraid arriva in Italia con tre anni di ritardo dalla sua uscita in Messico. Una di quelle piccole gemme che si possono trovare in mercatini locali, ma attirano l’attenzione che meritano solo quando sono esposti nella vetrina di una gioielleria. Complice l’aumento dell’offerta in streaming causa pandemia, il film è ora disponibile a pagamento su Amazon Prime Video nel canale Midnight Factory. Che questo canale sia dedicato in massima parte all’horror e che i commenti favorevoli citati sopra siano di maestri di questo genere, non deve far pensare che il film di Issa Lopez sia un horror. A fare paura qui non è un qualche riuscito parto della fantasia, ma la dura e cruda realtà.

Ambientato nelle strade sporche e misere di una imprecisata città messicana, Tigers are not afraid racconta le drammatiche peripezie di Estrella, una ragazzina che si trova improvvisamente a dover lasciare la sua comoda vita tra casa e scuola per andare a convivere con un gruppo di orfani tra baracche precarie e pericoli quotidiani. A farle da guida è Shine, un suo coetaneo indurito da una vita già piena di troppe perdite e dolori, diventato punto di riferimento e protettore di altri ragazzi più piccoli uniti a lui dalle stesse esperienze. Insieme dovranno difendersi da un boss della droga con aspirazioni politiche e dai suoi violenti scherani. Aiutati anche da eventi soprannaturali la cui verità è forse solo il frutto della fantasia di Estrella e dei gessetti magici che esaudiscono tre desideri regalatigli dalla sua maestra di scuola durante una sparatoria.

A essere scioccante e agghiacciante (per usare le parole di Gaiman) in Tigers are not afraid è proprio la realtà quotidiana. La povertà in cui sono costretti a vivere Shine e i suoi tra cibo raccolto nei rifiuti e ripari costruiti con gli avanzi del consumismo moderno. L’immediatezza con cui è possibile perdere tutto con Estrella che in pochi giorni passa da una condizione agiata alla miseria più totale. La naturalezza con cui ragazzini che dovrebbero conoscere solo giochi e cartoni si trovano a maneggiare pistole e vivere di furti. La mancanza di ogni rispetto per l’infanzia con cui i narcos rapiscono e uccidono bambini di strada certi che a nessuno verrà in mente di cercarli. La violenza a cui ogni giorno devono assistere scoprendo che la polizia non li aiuterà perché sarà la prima a girarsi dall’altra parte casomai ti venisse in mente di chiedere aiuto.

Tigers are not afraid non è un horror perché gli manca la rassicurante certezza che ciò che vedi sullo schermo è pura finzione. È, invece e purtroppo, tutto vero.

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Tigers are not afraid: la recensione
Tigers are not afraid: la recensione – Credits: Amazon Prime Video

Il realismo magico come salvezza

Duro e toccante diceva Stephen King parlando di Tigers are not afraid. Aggettivi appropriati perché alla durezza della realtà che li circonda i giovani protagonisti oppongono una dolcezza fatta di piccoli gesti che esaltano la grandezza del loro legame. Ballare insieme sulle note di un video in onda su un vecchio televisore attaccato chissà a quale corrente rubata. Raccogliere peluche sporchi e gettati per darli al più piccolo che li abbraccia mentre dorme nella carcassa di una tv. La serenità di giocare a rincorrersi dopo che si è scampati ad un pericolo. L’ingenuità di credere che basti poco a diventare eroi e sconfiggere i cattivi. Ma anche la sorpresa sconvolta quando si incontra troppo presto la morte e la dolcezza di unirsi nel lutto quando l’irreparabile avviene.

Su questo ordito realistico Tigers are not afraid tesse una tela magica grazie alle visioni di Estrella. Momenti in cui il film sembra cedere al soprannaturale contaminandosi con il fantasy e l’horror. In verità, ognuno di questi elementi ha una valenza fortemente simbolica e veicola messaggi profondi lasciandoli raccontare tramite la visione incantata di una ragazzina ricca di fantasia.

Non è un caso che i famosi tre desideri da chiedere al genio della lampada siano qui rappresentati da tre gessetti come a dire che quel genio salvifico è la scuola che Estrella ha dovuto lasciare. Il rivolo di sangue che la segue costantemente è la violenza di quel Messico dilaniato dal crimine in cui lei e gli altri devono vivere. Un posto dove anche desiderare è un rischio mortale perché non sai mai come potrebbe avverarsi ciò che hai chiesto. Anche se intorno a te ci sono solo cadaveri parlanti che fanno paura ma possono paradossalmente salvarti dai vivi.

Issa Lopez omaggia il suo maestro Guillermo del Toro con un’opera che può ricordare Il Labirinto del Fauno. In Tigers are not afraid si avverte ancora più forte, tuttavia, l’eco del realismo magico di Gabriel Garcia Marquez. Realtà e magia convivono con naturalezza tra disegni sui muri che prendono vita, pupazzi che si animano, braccialetti che si trasformano in uccelli, draghetti che fanno il nido in un cellulare, pesci rossi che sopravvivono in pozzanghere. Una dimensione fatata visibile solo a chi ha solo quella come luogo dove rifugiarsi dal marciume della quotidianità.

Tigers are not afraid insegna che credere nelle favole può essere l’ancora a cui aggrapparsi per non annegare nella solitudine condivisa dell’abbandono.

Tigers are not afraid: la recensione
Tigers are not afraid: la recensione – Credits: Amazon Prime Video

La meraviglia delle piccole cose

Tigers are not afraid dura poco, solo ottanta minuti circa. Ma sono ottanta minuti in cui è impossibile prendersi pause senza per questo arrivare stanchi alla fine del film. Il merito è della storia raccontata, ma anche del modo in cui viene messa in scena. La regia sa quando mettersi al servizio dei suoi personaggi scegliendo primi piani intensi o lasciando che siano loro a riempire lo schermo. Al tempo stesso, la camera allarga il suo sguardo al mondo intorno muovendosi tra strade e palazzi decadenti o in interni sporchi e pericolosi. La fotografia adatta toni e colori ai momenti del racconto facendosi scura o chiara riflettendo i sentimenti dei ragazzi. Suggestivi sono i movimenti di disegni e pupazzi animati ripresi in modo da assomigliare a rassicuranti cartoni animati.

Impeccabile anche la recitazione dei giovanissimi attori. Paola Lara restituisce con credibile spontaneità la paura e il coraggio di una Estrella che vede in pochi giorni sconvolgere il suo mondo e reagisce con la magia della fantasia alla crudezza della realtà. Potente è la prova di Juan Ramon Lopez che riesce a comunicare tutta l’intensità e il dramma del suo Shine con sguardi carichi di una passione che è raro trovare anche in attori più esperti. Sono prive di sbavature anche le prove degli altri ragazzi con una menzione particolare per Nery Arredondo. Il più piccolo del cast ha negli occhi una dolcezza smarrita che rende impossibile non affezionarsi istintivamente al suo Morro.

Con Tigers are not afraid Issa Lopez viene a ricordarci che anche nelle condizioni più estreme è possibile non avere paura come le tigri del titolo e della favola che i ragazzi raccontano più volte. Basta ricordarsi di essere prima di tutto dei principi.

Winny Enodrac

In principio, quando ero bambino, volevo fare lo scienziato (pazzo) e oggi quello faccio di mestiere (senza il pazzo, spero); poi ho scoperto che parlare delle tonnellate di film e serie tv che vedevo solo con gli amici significava ossessionarli; e quindi eccomi a scrivere recensioni per ossessionare anche gli altri che non conosco

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