Goran Stolevski - Non Sarai Sola (You Won't Be Alone) - Recensioni - SENTIREASCOLTARE

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«È una cosa che brucia e fa male, questo mondo». Ce lo comunica espressamente il regista macedone-australiano Goran Stolevski nel suo primo film arthouse-folk horror Non Sarai Sola (You Won’t Be Alone), a seguire vari cortometraggi già apprezzati dalla critica. Apprezzatissimo lo è stato anche tale primo passo sulla lunga distanza, presentato in concorso al Sundance Film Festival con la produzione di Causeway Films (The Babadook, The Nightingale) e vincitore di un premio per la regia al Palm Springs International Film Festival.

Il mondo brucia e spesso manda al rogo chi non è conforme alle norme imperanti, a maggior ragione ovviamente se donna. Ambientato nella Macedonia rurale del diciannovesimo secolo e parlato in un antico, aspro dialetto locale, benché girato principalmente in Serbia, Non Sarai Sola (You Won’t Be Alone) fornisce una visione indimenticabile e in un certo qual modo originale sul tema della stregoneria, come fatto in precedenza da Robert Eggers con The VVitch. La trama, sulla carta articolata, procede come un dilatato flusso di coscienza, proprio come scorre, al pari di un fiume, la vita delle varie protagoniste – o per meglio dire, della principale protagonista muta-forma.

«Nel mondo ogni cosa significa qualcos’altro». Tra leggenda popolare e fiaba soprannaturale, Old Maid Maria (Vecchia Zitella Maria nella versione in italiano, impersonata da Anamaria Marinca con volto truccato alla Freddy Krueger) è una strega sola e giustamente incattivita – scopriremo a suo tempo perché, per quanto la motivazione di base sia più futile di quanto potremmo immaginare – che nel tentativo di ottenere compagnia terrorizza gli infanti. È una Wolf-Eateress, una mangialupi, che può assumere qualsiasi sembianza animale, quella di un gatto, di un’aquila o di un cinghiale, oppure umana.

Maria tenta di rapire una neonata, Nevena, obbligando la madre a stringere un patto che suggellerà rendendo muta la piccola: la figlia potrà perlomeno restare con la sua genitrice fino al sedicesimo anno di età. Nevena cresce, «ma la voce dov’è?». È quella che andrà cercando in un imminente, lungo viaggio alle radici dell’esperienza umana. Intanto, il trip percettivo della pellicola, parca di parole sempre però altamente liriche e in frequente forma di monologo interiore, inizia proprio attraverso le sensazioni della ragazza, con il volto meravigliosamente dolente di Sara Klimoska, nascosta-intrappolata all’interno di una grotta, allevata come una bestia, vivendo soltanto di colori riflessi, foglie, terra, neve…

Sarà lei il nostro tramite in questa parabola esistenziale al di là dei generi, nei panni degli altri per scoprire l’ampiezza di se stessi (ecco perché il neutro del titolo originale You Won’t Be Alone, al pari spaventoso e rassicurante, si adatta meglio all’approccio umanistico-olistico dell’opera).

Al compimento dei sedici anni, Maria riappare a prendersi nonostante tutto Nevena e la trasforma con un marchio delle affilate unghie nere a sua volta in una strega. Ecco così che Maria diviene una witch-mama, un mezzo per Nevena per imparare a nutrirsi bevendo sangue, prendere le sembianze di qualsiasi creatura che uccide e ricongiungersi alla natura. La natura, in ottica ovviamente pagana, ricopre d’altronde un ruolo centrale, tanto da evocare lo sguardo da The Tree Of Life di Terrence Malick in un’affascinante sinfonia di sensi, vegetazione incontrastata e magia nera accompagnata dalla colonna sonora del compositore inglese Mark Bradshaw (Bright Star di Jane Campion, la serie televisiva Top of the Lake), realizzata in parallelo con il lavoro di montaggio di Stolevski unendo elettronica ambient, archi struggenti e liturgiche note di pianoforte con estrema fluidità.

Nevena è però incuriosita e attratta disperatamente dal mondo degli umani e, in un villaggio vicino, dove la vita scorre con brutalità, parti e abusi inclusi, uccide accidentalmente una contadina, Bosilka (Noomi Rapace, al solito incisiva dopo l’ottima prova in Lamb, altro meraviglioso folk horror curiosamente legato all’argomento della maternità), nonostante gli altri attorno a lei ne rifuggano lo spirito ribelle tanto che – Maria l’avvisa – il rischio è quello di ritrovarsi rapidamente dentro una sorta di metaforica prigione ed essere fatta mica tanto metaforicamente a brandelli.

La reincarnazione, la presa di possesso dell’altrui corpo, è resa in chiave cruenta: tessuti, carne e organi diventano quasi una variante delle pellicce rituali. Nevena vive più vite all’interno di una storia dove l’uomo vuole le lacrime della donna-oggetto; donna che è veramente se stessa assieme alle altre donne delle quali si fa specchio – un risvolto femminista che attendiamo di vedere riverberato in altra e forse complementare maniera in Men di Alex Garland, nelle sale italiane a fine agosto.

C’è allora un altro notevole passaggio, quello dalle membra di Bosilka a quelle di Boris (Carloto Cotta), un avvenente giovane che Nevena seduce e ammazza per godere delle libertà concesse all’altro sesso – in una sperimentazione in primis fisica dell’altrui sesso che ci ha ricordato le straordinarie sequenze sci-fi di Possessor, il secondo film di Brandon Cronenberg. Il ciclo delle esistenze da toccare con mano arriva poi al capolinea con quella di una bambina di dieci anni, Bilia, gravemente ferita nella caduta da un dirupo: Nevena ricomincia da lei, vivendo l’infanzia che non le era mai stata realmente concessa, fino a sposare, una volta donna, interpretata da Alice Englert, il timido Yovan e rimanere incinta. E fino all’ennesimo ritorno di Old Maid Maria – e qui, se termina la sinossi ufficiale, ci fermiamo anche noi per evitare spoiler.

Pur con qualche flessione nel congegnare inneschi narrativi non sempre all’altezza dello stordente nonché radicale impatto delle sue immagini, Non Sarai Sola (You Won’t Be Alone) è un incantesimo al quale è impossibile sottrarsi. In una staffetta eterna di madri e figlie, vittime e carnefici, l’esordio di Stolevski è un vortice di dannazione e desiderio, bellezza e sofferenza, empatia e forza distruttrice in continuità ed evoluzione di generazione in generazione. Esoterismo e connessione umana si fondono con una potenza che ha in sé la poesia del mistero.

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