“Da Orzowei ai social le lezioni del maestro Alberto Manzi non invecchiano mai” - la Repubblica

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Le celebrazioni

“Da Orzowei ai social le lezioni del maestro Alberto Manzi non invecchiano mai”

“Da Orzowei ai social le lezioni del maestro Alberto Manzi non invecchiano mai”
In occasione dei 100 anni dalla nascita del grande docente, che ha alfabetizzato l’Italia, vengono ripubblicate le sue opere letterarie.

Alessandra Falconi, che guida il Centro studi a lui dedicato, spiega perché è attuale

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Non è mai troppo tardi, nemmeno per riscoprire a fondo la lezione di Alberto Manzi, che non fu solo l’ideatore della celebre trasmissione televisiva che insegnò a leggere agli italiani analfabeti. L’occasione la offre il centenario dalla nascita, tra gli appuntamenti al centro della Fiera del libro per ragazzi, organizzato dal Centro Alberto Manzi, che ha sede in viale Aldo Moro 50 all’interno dell’Assemblea legislativa sotto la guida di Alessandra Falconi.

Falconi, Manzi era romano e non risultano frequentazioni con la nostra regione così strette. Perché qui il centro?

«Fu una scelta di Sonia Manzi, la sua seconda moglie, che ancora oggi ci segue da vicino. All’origine c’è probabilmente l’ultima video-intervista che il maestro fece con Roberto Farné, uno dei più famosi pedagogista dell’Alma Mater. E infatti in un primo momento il lascito fu all’università, poi passò all’Assemblea legislativa che aveva più fondi per valorizzarlo. Era il 2007».

Tra le iniziative anche quella di promuovere, attraverso una serie di editori pronti a ripubblicarla, la sua opera letteraria.

«Sì, perché Manzi ha una scrittura che è invecchiata molto bene, a partire da “Orzowei”, che oggi sono i tanti ragazzi che vivono nei nostri quartieri e nelle nostre scuole ed è estremamente attuale nel rimandare a una visione pedagogica che in questo momento politicamente non sembra andare di moda. Manzi voleva offrire ad ogni bambina e bambino un’opportunità, era per una scuola davvero inclusiva. C’è poi un libro come “La luna nelle baracche”, sparito dalle librerie, di cui oggi alle 18.30 presenteremo insieme al figlio di Manzi, Massimo, e allo stesso Farné alla libreria Giannino Stoppani ripubblicato dalle edizioni Storia e Letteratura».

Quali saranno le altre iniziative del centenario?

«Gli eventi principali saranno in autunno, a partire da un convegno internazionale a Bologna e tre mostre tra la nostra città, Ferrara e Cattolica. Poi abbiamo realizzato il cartone “Grogh storia di un castoro” a disposizione delle classi. L’idea che alimenta le celebrazioni e che sia una festa dal basso, che siano le scuole a proporre iniziative a cui noi diamo sostegno».

Che cosa penserebbe e direbbe Manzi di fronte alla crisi dei bambini e adolescenti di oggi? E dei loro genitori?

«Rispetto alle problematiche del suo tempo richiamava i genitori a dedicare tempo ai bambini, a fare le cose insieme provando piacere. Ai suoi tempi una delle questioni era il fatto che trascorressero troppo tempo davanti alla televisione, un po’ come oggi accade con i telefonini, e lui insisteva sul valore di raccontare storie, leggere ad alta voce e di farlo in modo da coinvolgerli».

Manzi però ha fatto della tv uno degli strumenti principali del suo lavoro. Oggi pensa userebbe i social?

«Credo proprio di sì, era un curioso della tecnologia, convinto che gli strumenti andassero impiegati nel modo giusto, avrebbe incitato gli insegnanti a fare ricerca anche accompagnati dai bambini. Oggi c’è questa idea che se uno strumento non lo so usare è meglio lasciarlo fuori dall’aula. C’è un aneddoto che spiega bene il concetto. Un giorno un suo alunno raccontò che il papà gli aveva regalato un mangianastri. Lui gli disse di portarlo a scuola e avviò con la classe un lavoro di registrazione della voce per poi creare una cassetta coinvolgendo tutti. Interessante anche sapere che quando il presidente argentino Raúl Ricardo Alfonsín lo convocò per redigere il piano per l’alfabetizzazione del suo Paese, a partire dai risultati di “Non è mai troppo tardi”, lui ritenne che in quel caso il mezzo giusto fosse la radio».

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