Fatto spogliare e picchiato davanti a moglie e figlia in piazza. Il “messaggio” per un debito di droga e i sospetti sugli ultras del Milan - la Repubblica

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Fatto spogliare e picchiato davanti a moglie e figlia in piazza. Il “messaggio” per un debito di droga e i sospetti sugli ultras del Milan

Fatto spogliare e picchiato davanti a moglie e figlia in piazza. Il “messaggio” per un debito di droga e i sospetti sugli ultras del Milan
L’aggressione venerdì nella piazza di Motta Visconti: si tratterebbe di un avvertimento nei confronti di un amico della vittima
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Il commando entra in scena alle 22.30 di un venerdì, quello appena trascorso, nel centro storico di Motta Visconti. Serata affollata e piuttosto tiepida, coppie e famiglie a passeggio, o sedute ai tavolini all’interno dei locali per un drink o uno dei primi gelati della stagione, come sta facendo il ragazzo che a momenti diventerà vittima della spedizione. Le auto che arrivano e parcheggiano con stridore di freni sono quattro, e dal loro interno scendono in non meno di quattordici, tutti fisicamente piazzati. Uno di loro ha un mephisto calato sul volto, un secondo lascia che i passanti — e sono decine — vedano distintamente la pistola che tiene abbassata, aderente ad un fianco. Non scherzano, non vogliono passare inosservati.

Nel bar entrano in cinque, con i complici a far da vedetta sul marciapiede. Il ragazzo che morde il suo cono è a fianco di moglie e figlia, ma gli incursori non sono per nulla impietositi dalla circostanza. Anzi. Fanno un nome preciso, lo urlano, gli chiedono dov’è. Ed esigono i soldi di un presunto credito, intimano di tirarli fuori subito. È una cifra a quattro zeri, una mazzetta di banconote che il ragazzo non ha, e dove sia l’amico (F.T. sono le iniziali del motivo di quell’alterco) non lo sa. Ma è cosciente, come lo sono i suoi interlocutori, che il locale di fianco al bar risulta intestato proprio a F.T., che il 27enne amico ha un passato criminale fatto di spaccio ed estorsioni, che la sua specialità è quella di far spogliare le sue vittime e poi pestarle. Ed è quello che tocca in sorte al malcapitato G.L..

Il ragazzo viene trascinato fuori, costretto a togliersi gli indumenti, picchiato davanti ai familiari e a decine di sguardi. «Il primo che chiama i carabinieri, torniamo e gli spariamo in faccia, chiaro?». La minaccia rimbomba in piazza San Rocco. Prima che il commando sparisca, così com’era arrivato, i numerosi testimoni fanno in tempo a vedere che l’agguato è stato filmato dal cellulare di uno dei partecipanti, e chissà per farne quale uso. Il povero G.L. resta a terra in una pozza di sangue, le cui tracce erano ancora visibili ieri pomeriggio sul selciato del centro di Motta Visconti, nonostante un solerte lavaggio. La vittima non chiama l’ambulanza, fa cenno ai suoi cari di non digitare il 112 e solo dopo lunghi minuti una voce anonima lancia l’allerta. Quando una pattuglia dei carabinieri della compagnia di Abbiategrasso arriva a lampeggianti accesi in piazza San Rocco, non trova più nessuno a farsi avanti per spiegare quanto successo. Anche G.L. è stato portato via, a farsi medicare dentro mura amiche ferite che in certi ambienti non si denunciano. Al massimo, si vendicano.

Durante il weekend il tam tam di paese, nonostante il silenzio dei social e quello imposto con le botte e la violenza, raggiunge l’orecchio di diversi investigatori. E di questa scena hard da serie tv sui narcos racconta la seguente versione: almeno due dei quattordici (o quindici) picchiatori e guardiaspalle sarebbero due notissimi capi ultrà del Milan, di quelli visti l’ultima volta in minacciosa azione un anno fa allo stadio Picco di La Spezia, mentre convocavano la squadra sotto la curva dopo una brutta sconfitta e arringavano i giocatori e l’allenatore Stefano Pioli. E che quella spedizione avrebbe un duplice obiettivo: recuperare il credito, molto probabilmente per droga consegnata ma non pagata, e ristabilire le gerarchie. Ora i carabinieri sono al lavoro per recuperare le immagini delle telecamere ed elaborare una prima informativa per la procura di Pavia.

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