La ragazza più fortunata del mondo, film Netflix da non perdere | iO Donna
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Mila Kunis è “La ragazza più fortunata del mondo”. Su Netflix un successo annunciato

È una storia potentissima, raccontata con un’escalation emotiva che rende impossibile scollarsi dalla tv. La ragazza più fortunata del mondo non è solo un film da vedere, ma è un film da ricordare. Disponibile da oggi, 7 ottobre, su Netflix, parla di un tema complesso: lo stupro. E lo fa riuscendo a esaminare con grande pudore il modo in cui reagisce la vittima, in questo caso una liceale americana, di per sé già alle prese con problemi di differenze sociali con i compagni di scuola, molto più benestanti e ricchi di lei. I grovigli emotivi che la lacerano fanno male, ma tutto diventa ancora più pesante dopo aver subito la violenza.

Paura, rabbia, vergogna, voglia di riscatto e, soprattutto, voglia di seppellire tutto, «come se non fosse successo nulla», si susseguono e si accavallano. Alla fine, questo film suona come un tuono. È un pugno nello stomaco che invita a raccontare (non solo denunciare) il male subito, perché è l’unico modo per imparare a convivere con quel «passato che alla fine non passa mai». Bravissima Mila Kunis nella parte della protagonista da adulta. Intensa Chiara Aurelia cui spetta il compito di interpretare la protagonista adolescente, proprio quando vive la violenza.

La ragazza più fortunata del mondo: la trama

Ani Fanelli è una grintosa, talentuosa e bellissima giornalista che vive a New York, dove lavora per la Bibbia delle donne, rivista molto glamour. Rampante e determinata, s’è ritagliata una vita da sogno che lei “indossa” con grande naturalezza.

Mila Kunis e Finn Wittrock sono Ani e Luke in La ragazza più fortunata del mondo. (Sabrina Lantos/Netflix)

Al lavoro è la più apprezzata dalla sua direttrice. Nella quotidianità risulta sexy, sicura, spensierata e allegra. Anche in amore è realizzata, promessa sposa di uno degli uomini più ricchi d’America, Luke Harrison (Finn Wittrock), top manager della finanza, fisico scolpito, di ottima famiglia. I due convivono nella casa di lui, una villa su più piani con un giardino grande quanto un campo da golf. Lei porta all’anulare sinistro un super anello che apparteneva alla nonna di Luke. Lui gliel’ha regalato per il fidanzamento. Ani potrebbe trasformarlo in un “normale” anello di diamanti, ma non lo fa perché lo spaccia per suo. Vuole dimostrare, non solo di essere «una coi soldi, ma di venire da una famiglia coi soldi».

Peccato che questa vita “patinata” sia solo una splendente maschera, che serve a nascondere un fuoco nel passato. E il male riemerge all’improvviso, quando un regista contatta Ani per chiederle di partecipare a un documentario sulla sparatoria avvenuta nella sua scuola.

Le due vite di Ani

Ma Ani da giovane non esisteva. Al liceo la chiamavano tutti Finny. Era una timida, introversa e goffa adolescente in carne, figlia di una famiglia non povera, ma non certo benestante.

Il suo vero nome è Tifany Fanelli. E’ figlia di Dina (Connie Britton), una madre superficiale e distratta che Tifany subisce da piccola e da cui si emancipa da adulta quando diventa Ani. Tra le due, banalmente, ci sono solo rapporti di facciata. Dina voleva che la figlia sposasse un “altolocato”, per questo l’ha iscritta al college più prestigioso, la Bradley School. Ma lì, tutti i ragazzi della scuola sapevano che Finny era arrivata con una borsa di studio e non perdevano occasione per rimarcare la differenza sociale tra loro e lei.

Queste due vite di Tifany, nel film sono mostrate in modo parallelo: accanto alla attuale Ani, scorrono i continui flashback della giovane Finny. E sbirciando nel passato, si scopre che al college, oltre che della sparatoria, lei è stata vittima anche di un duplice stupro.

Se però finora Ani era vissuta «come se nulla fosse», («io sono come il monossido di carbonio», dice, «incolore, inodore e insapore, ma altamente tossico per me stessa»), ora che i traumi di Finny tornano in modo prepotente a prendere il sopravvento, lei anziché continuare tacere, come fece al tempo, decide finalmente di parlare. E qui cambia tutto.

Un crescendo di emozioni sempre più forti

Nonostante la difficoltà iniziale, dovuta ai continui rinvii tra il presente di Ani e il passato di Finny, la storia di La ragazza più fortunata del mondo è sviluppata in modo efficace e intenso. A emergere di forza sono i sentimenti annodati della protagonista, che vengono descritti con grande discrezione e rispetto, senza pietismo, né esasperazione. Sono quelli che portano Finny a tacere (un intreccio di paura, rabbia e desiderio di riscatto) e Ani a sopportare a lungo («Pensa a tutte le persone che puoi aiutare raccontando la tua storia», le dice il regista, e Ani: «Se la caveranno»). E sono quelli che a un certo punto Ani non può più far finta di ignorare, perché capisce che per star bene non ha bisogno di sposare un altolocato, ma le basta semplicemente fare ciò che desidera. Raccontare.

La ragazza più fortunata del mondo si ispira a una storia vera

Questo film, diretto da Mike Barkersi ispira all’omonimo romanzo di esordio di Jessica Knoll, pubblicato nel 2015 ed edito in Italia da Rizzoli. L’autrice ha spiegato che si tratta di una storia romanzata di un fatto vero: per la precisione dello stupro di cui è stata lei stessa vittima da adolescente. Il libro, entrato nella lista dei bestseller del New York Times, è stato un successo (ha venduto oltre un milione di copie, tradotto in 38 lingue). È probabile che anche il film lo sia.

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