Naked

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Vincitore a Cannes del premio alla regia e al miglior attore, Naked di Mike Leigh si conferma a tutt’oggi un arrabbiato film a tesi di lucide ambizioni universali, ben lontano dall’idea di realismo spesso identificata nell’opera dell’autore britannico. In dvd da nuovo master HD per CG Entertainment.

Dopo aver violentato una donna, l’homeless-filosofo Johnny fugge da Manchester verso Londra, riparando a casa di una vecchia amica. Convinto nichilista di spirito radicalmente dissacratorio, Johnny inanella una serie d’incontri in città con persone depresse e solitarie, intrecciando le sue vicende a quelle di un ricco stupratore psicopatico. [sinossi]

Al cinema, ma non solo, non esiste termine più scivoloso di “realismo” e di tutti i suoi derivati. A Mike Leigh tale etichetta è stata appiccicata rapidamente, e forse lui stesso non ha mai fatto troppo per scrollarsela di dosso. Potenzialmente, ogni autore dispone di un proprio realismo, anche il più visionario o dedicato a generi che di solito sono considerati lontani anni luce da tale definizione, come gli autori di fantascienza (il mondo della saga di Star Wars non è forse ricostruito ed evocato con tale e tanta dovizia di particolari da trasformarsi in versione realistica e meticolosa di un mondo immaginato?).
Possiamo ridurre allora il terreno d’analisi al cosiddetto “realismo sociale”, ed è innegabile che buona parte della filmografia di Leigh si radichi in un contesto umano di working class rappresentata con toni aspri e disillusi.
Ma già nel celebratissimo Segreti e bugie (1996) appare evidente che il cinema di Leigh non è cinema da battaglia civile. Il contesto sociale è proletario o piccolo-borghese, ma il realismo semmai è più umano e universalizzante. Infine: realismo del cinema di Mike Leigh per i metodi di realizzazione da lui adottati. E qui entriamo in un territorio ancora più impervio, perché è vero che Leigh lavora molto sulle prove con gli attori, che non appronta una sceneggiatura precostituita ma lascia che emerga un testo a poco a poco tramite l’incontro con gli attori stessi, che domina insomma un metodo realizzativo da poter inquadrare con il termine altrettanto scivoloso di “work-in-progress”. Ma nella resa definitiva dell’opera compiuta, nella fruizione del film concluso, raramente spira aria di improvvisazione al momento delle riprese. Certo, Leigh fa ampio uso di long take in cui la realtà e i suoi imprevisti non preordinati possono inserirsi nel fluire del tempo in piano-sequenza, ma il comportamento in scena degli attori appare sempre ben consapevole e coerente. Non ultimo, gli attori con cui Leigh lavora sono in genere fior d’attori di estrazione teatrale, con cui è agevole collaborare in costruzione progressiva, sortendo però effetti sorprendenti e imprevisti come emozionanti sequenze ai limiti del palcoscenico (valga per tutte, la tirata di Timothy Spall nel prefinale di Segreti e bugie che dà il titolo al film, in cui è la stessa macchina da presa a metterlo al centro di una parentesi istrionica).

Secondo tale ragionamento, tra i suoi film più noti Naked (1993) costituisce sicuramente un caso esemplare, sommariamente catalogato come manifestazione del realismo di Leigh soltanto per la sua crudezza di linguaggio e d’immagini e per il suo afflato radicalmente pessimistico (ammesso e non concesso, anche qui, che l’irriducibilità del protagonista Johnny sia poi veramente da leggersi come pessimismo, e non al contrario come vitalistica e viscerale fedeltà a se stesso nel rifiuto del mondo e del consorzio sociale).
Innanzitutto, in questo caso Leigh lavora sì preliminarmente su improvvisazione e costruzione progressiva della sceneggiatura, ma più che in altre occasioni al momento delle riprese i dialoghi sono ormai ben costruiti e cesellati, e vige un generale rispetto del turno di parola con totale rifiuto dell’overlapping (difficile immaginarsi un funambolico David Thewlis che improvvisa sul set gli sproloqui para-filosofici di Johnny, soprattutto nell’iperbolica sequenza dell’incontro con la guardia notturna); d’altro canto il piano-sequenza è adottato per brevissimi tratti e non sostanziali, ed è rilevabile invece un uso più consueto di montaggio e découpage.
In secondo luogo, l’intera costruzione del film non si adagia nell’andamento piatto e quotidiano di altre sue opere (il citato Segreti e bugie, il più recente Another Year, 2010…), bensì risponde a una solida struttura a priori, che colloca il percorso di Johnny in una catena d’incontri esemplari.
Un po’ picaresco, un po’ Pinocchio, ma senza morale né tantomeno redenzione. E ogni incontro è “necessario”, si tiene insieme strettamente all’intero film: pur nella loro eterogeneità, le figure umane conosciute da Johnny durante il suo vagabondare non dissonano mai una con l’altra, ma appaiono bensì come voci di un unico coro di solitudine e desolazione.
Siamo certo nella working class, e stavolta anche nei notturni bassifondi londinesi, popolati di sbandati e anarchici loro malgrado, ma nessuno di questi incontri, anche il solo che sembra aprirsi a uno spiraglio di speranza (la barista solitaria e accogliente), lascia la minima traccia di una possibilità umana, di un liberarsi da se stessi per andare incontro agli altri. È un percorso a tappe, insomma, ben individuate e precostituite, lontane anni luce dalla presa diretta di realtà e fedeli a un’idea a monte, in qualche modo “ideologica”, una netta presa di posizione nei confronti di un’umanità devastata.

A proposito di Naked, del suo protagonista e del panorama umano che lo circonda, si è detto anche che sono evidenti prodotti della deriva britannica post-thatcheriana, la disperazione rabbiosa e viscerale di un paesaggio umano lasciato senza speranze. Verissimo anche questo, se però si riconosce a Naked di non essere una radiografia immediata e senza filtri di quel contesto, bensì un’opera fortemente metaforica, che parla per ellissi e per “discorsi indiretti”, ai limiti del film a tesi.
Del resto, a corroborare questa lettura interviene un dato più che evidente e pressoché indiscutibile: il protagonista Johnny è l’eccezionalità fatta persona, una figura di ardua identificazione, homeless-filosofo dissacratore che funge da cartina di tornasole di tutte le mistificazioni degli altri personaggi. Una figura, insomma, che induce chi vede all’incredulità, a cominciare dalle sue elaborazioni nichiliste enunciate con spaventosa precisione e lucida prolissità. Non un errore, non un ripensamento, non un’incertezza: Johnny scrive come parla, anzi parla com’è scritto.
Eccezionalità, a ben vedere, che ricorre spesso nel cinema di Leigh come elemento dissonante in contesti che si vogliono “realistici”. Basti tornare a Segreti e bugie, che risponde sì ai ben noti metodi di realizzazione di Leigh e di lavoro con gli attori, ma che mette al centro del racconto un caso altrettanto eccezionale, scopertamente melodrammatico e fin troppo dichiarato nei suoi intenti metaforici (quante donne al mondo saranno due volte ragazze-madri, ignare oltretutto che una delle due figlie è di colore?).

A tale costruzione ben meditata concorre anche l’inserimento in Naked del personaggio di Sebastian, sorta di alter ego alto-borghese di Johnny, che condivide con lui l’approccio violento al sesso ma secondo coordinate radicalmente opposte: da un lato Johnny utilizza il sesso per esprimere una volta di più il rifiuto della società, dall’altro Sebastian lo usa invece per ribadire e perfezionare il suo dominio nel mondo, attore quindi del tutto partecipe di dinamiche sociali fondate sull’uomo-mangia-uomo. Asociale nei comportamenti, ma per restare dentro alla società capitalistica con tutti i piedi.
L’alternanza in montaggio tra le due vicende si mantiene costante per tutta la prima metà del film, con rimandi reciproci più che espliciti, fino al loro convergere nella seconda. È un’alternanza studiata e preordinata, che a sua volta soggiace a un progetto solido e forte, del tutto alieno a una cattura di realtà, effettiva o anche solo riprodotta. Lo stesso possiamo dire dell’apparizione finale della coinquilina Sandra, sagacemente costruita in senso comico nella sua incapacità di terminare le frasi (ironia beffarda e disturbante, del resto, che caratterizza buona parte del film). Infine, l’uso della musica, a opera di Andrew Dickson (lo stesso compositore per Segreti e bugie, con ampie similitudini tra le due partiture) è enfatico e ridondante, quasi da ascoltare per lunghi tratti a occhi chiusi, avulso dal suo rapporto con l’immagine.
Insomma, Naked resta un’opera di grande compattezza stilistica, uno dei manifesti più disperati di una condizione umana universale e non contingente. Dobbiamo però sfrondare Mike Leigh dell’aura di Maestro del realismo, che finirebbe anzi per sminuire l’importanza del suo mondo espressivo. Se si trattasse solo di cinema post-thatcheriano, tra cent’anni rivedremmo i suoi film come significative testimonianze artistiche di un’epoca storica, e niente più. Naked e molte altre sue opere, invece, sono assai più di questo, parlano alla pancia di un ontologico spettatore. Una pancia incazzata non solo per i guasti delle politiche scellerate di Margaret Thatcher o chissà chi altro, ma per il senso d’inutilità di un’esistenza in cui agli uomini sembra rimanere solo la violenza per giustificare di vivere, o in cui nel migliore dei casi la violenza s’incarna nell’ipocrisia. Perché, come dice Johnny, nell’evoluzione del mondo l’uomo non è il fine, è solo un transito insignificante, che si estinguerà come i dinosauri per lasciare posto a qualcos’altro.
Come per i migliori film a tesi, per apprezzare Naked bisogna essere d’accordo con ciò che afferma. Il finale ci consegna un Johnny tutt’altro che pessimista, ma semplicemente irredento, irriducibile, che preferisce la solitudine pur di non cedere su ciò che crede. Chi crede di vivere nel migliore dei mondi possibili, di fronte a Naked resterà quantomeno indifferente. Chi con la vita invece ci fa a pugni, si scoprirà magari commosso davanti a momenti di aberrante violenza. Realismo? Certamente no. Ma semplicemente perché il cinema non lo è mai. Il cinema è visione, e nessuna visione è realtà. E meno male.

Info:
La scheda di Naked sul sito di CG Entertainment
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