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Mia: a chi spetta, quali importi e come presentare domanda

Tra gli otto punti chiave della Melonomics, il piano economico del governo guidato da Giorgia Meloni per risollevare l’Italia, spicca la riforma del Reddito di cittadinanza, il sussidio fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle e introdotto nel 2019 dall’esecutivo di Giuseppe Conte formato da M5S e Lega. Scampato il pericolo della cancellazione e di un completo smembramento, i percettori di questo ammortizzatore sociale dovranno comunque fare i conti con le pesanti novità introdotte dalla legge di bilancio 2023: a partire dal 1° gennaio 2024, il Reddito di cittadinanza non sarà più erogato e si trasformerà nella Mia, la Misura di inclusione attiva.

 

Mia, la Misura di inclusione attiva ex Reddito di cittadinanza

Mia è un acronimo che sta per Misura di inclusione attiva ed è lo strumento di contrasto alla povertà scelto dal governo Meloni. La riforma si basa su 12 articoli e secondo le bozze di lavoro del governo pubblicate dal Corriere della Sera, la misura approderà presto in Consiglio dei Ministri per diventare operativa già a settembre. I cambiamenti sostanziali introdotti rispetto al Rdc sono quattro: le categorie di persone che possono percepirlo, la durata del sostegno, i limiti di ISEE e l’importo dell’assegno.

La platea viene divisa in famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili, il periodo massimo di concessione non sarà più di 18 mesi (trascorsi i quali può essere rinnovato) e si ridurrà drasticamente la soglia dell’ISEE. Inoltre, le quote dell’assegno saranno a scalare a seconda della categoria di appartenenza. Il risparmio per le casse dello Stato, stando a quanto calcolato dai tecnici del governo, sarà di 2-3 miliardi di euro l’anno rispetto ai 7-8 miliardi spesi ogni anno per il Reddito di cittadinanza.

 

Le categorie: gli occupabili e le famiglie povere

Sono considerate famiglie povere quelle senza persone occupabili, ovvero nelle quali c’è almeno un minorenne o un anziano sopra i 60 anni o un disabile. Gli occupabili sono invece quelle persone che fanno parte di famiglie dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra i 18 e i 60 anni d’età, quindi in grado di lavorare.

Ad oggi, gli occupabili sono stimati in 300.000 nuclei monofamiliari (costituiti da un solo genitore ed i figli) e in 100.000 famiglie con più componenti. A cambiare, oltre allo schema delle famiglie in difficoltà con occupabili e non occupabili, è pure il requisito di residenza: per evitare ogni forma di discriminazione, gli anni di residenza in Italia per la richiesta scendono da 10 a 5.

 

Gli importi e la durata del nuovo Reddito di cittadinanza

Cambiando le categorie di beneficiari, mutano anche la durata e gli importi dell’assegno. Gli occupabili che oggi beneficiano del Reddito di cittadinanza, previsto nel 2023 al massimo per 7 mesi e non oltre il 31 dicembre, potranno fare domanda per la Mia una volta che è scaduta la prestazione del precedente Rdc. L’importo, tuttavia, sarà minore all’attuale e avrà una durata inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza.

Le famiglie povere senza persone occupabili riceveranno la Mia con l’importo base di 500 euro al mese (per una persona single) come con il Reddito di cittadinanza. È in discussione se aggiungere una quota extra nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto. Per gli occupabili, invece, il tetto massimo di sussidio sarà di 375 euro mensili. In linea generale, se il Reddito di cittadinanza prevede fino a 280 euro al mese di contributo per l’affitto, con la Mia questo importo potrebbe essere rimodulato sulla numerosità del nucleo familiare.

Quanto alla durata, la Mia non sarà più come il Rdc. Per le famiglie povere senza persone occupabili resta la concessione per un periodo massimo di 18 mesi, mentre per gli occupabili si scende a non più di 12 mesi. Al vaglio c’è pure l’idea del “decalage”, sia per le famiglie povere che gli occupabili: la proposta prevede di eliminare la rinnovabilità a ripetizione del sussidio se permangono le condizioni di bisogno, come avviene attualmente con il Rdc. Le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi presentata sempre previa sospensione di un mese, avranno una Mia di 12 mesi. Alle famiglie con persone occupabili la Mia scadrà la prima volta al massimo dopo un anno e la seconda dopo sei mesi: l’eventuale terza domanda potrà essere presentata soltanto dopo 18 mesi di pausa.

 

Come funzionano ISEE e scala di equivalenza con la Mia

Per presentare la domanda per il Reddito di cittadinanza, è necessario avere un ISEE inferiore a 9.360 euro annui. La soglia sarà fortemente ristretta per la Mia: si passa da 9.360 a 7.200 euro annui. Questo taglio di 2.160 euro sull’indicatore della ricchezza familiare elimina di un terzo la platea di potenziali beneficiari del sussidio.

Discorso diverso per la scala di equivalenza, ovvero il parametro con cui si confrontano situazioni familiari differenti a seconda del numero di componenti e di famiglie con minori o con figli con disabilità. Nella Mia, rispetto al Rdc, questo valore verrà corretto in positivo.

 

Mia: come presentare la domanda

Prima dell’avvento della Mia, il Reddito di cittadinanza può essere chiesto per l’ultima volta nella forma attuale fino al 31 agosto 2023. In ogni caso, potrà essere erogato al massimo solo fino a fine anno. Nel frattempo, sarà diventata operativa la riforma della Misura di inclusione attiva e le prime domande per il sussidio riformato si potranno presentare a partire da settembre.

Ad oggi il Reddito di cittadinanza si può chiedere compilando il modulo preposto disponibile presso gli uffici di Poste Italiane, presentando la domanda presso i CAF oppure andando tramite SPID sul sito ufficiale o sul portale dell’INPS. Le modalità di presentazione della domanda per la Mia saranno le stesse, ma una volta inviata la richiesta, il sussidio verrà riconosciuto ai beneficiari solo dopo diversi controlli incrociati sul possesso dei requisiti di base. A questo punto subentrano i Comuni e i centri per l’impiego.

Le famiglie senza persone occupabili sono indirizzate ai servizi dei Comuni competenti per il contrasto alla povertà per i patti di inclusione sociale. Gli occupabili vengono invece avviati ai centri pubblici per l’impiego e alle agenzie private del lavoro: la condizione per ottenere la Mia è sottoscrivere un patto personalizzato. Le agenzie del lavoro percepiranno un incentivo per ogni persona occupabile per la quale riescono ad ottenere un contratto, anche part-time o a termine.

Gli occupabili sono obbligati ad iscriversi a una piattaforma nazionale coordinata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sulla quale ricevono le offerte di lavoro congrue al proprio percorso personale: basta rifiutarne una per far decadere l’erogazione della Mia. L’offerta congrua, se in linea con la profilazione e con sede nell’ambito della provincia di residenza o delle province confinanti, non può quindi essere rifiutata. Sono ritenute congrue anche le offerte di contratti brevi, purché superiori a 30 giorni.

Nel nuovo sussidio anche i minorenni con almeno 16 anni, se non sono impegnati in un percorso di studi, sono tenuti all’obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro. Sono invece esonerati dall’obbligo i componenti di una famiglia con carichi di cura, ovvero chi ha figli di età inferiore a 3 anni o disabili in condizioni di gravità.

 

Rdc diventa Mia: i commenti di INPS e CGIL

Federico Freni, il sottosegretario all’Economia del governo, è intervenuto al programma televisivo Agorà di Rai 3 per ribadire che “la Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva, quindi, ovviamente, non è una retromarcia”.

 

Si era detto che si sarebbe cambiato il Reddito di cittadinanza, che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se lo vuole. E questo si sta facendo. Con la Mia ci sarà, entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e Reddito di cittadinanza.

 

Pasquale Tridico, il presidente dell’INPS, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di 24 Mattino su Radio 24 sulla riforma del Reddito di cittadinanza, definito “fondamentale come contrasto alla povertà”. Secondo Tridico “per i cosiddetti non occupabili cambia poco”, ma “c’era da fare un lavoro sulle politiche attive, su tutto ciò che c’è attorno alla misura e questo mi sembra che vada nella giusta direzione”.

 

Il reddito minimo è una misura prevista dall’Unione Europea, tutti coloro che stanno al di sotto di una certa soglia devono avere un reddito. L’Italia dovrà fare i conti con le direttive della Commissione sul reddito minimo, consentire a coloro che pur non trovando il lavoro perdono il reddito. Mi sembra effettivamente una grande criticità.

 

Tridico ha aggiunto che l’Italia ha un numero ancora troppo elevato di inattivi e “progetti di inclusione che spesso non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego. Qui mi sembra che ci sia una spinta molto forte in questa direzione”.

Molto più critica la CGIL nel “giudizio non positivo” dato da Daniela Barbaresi alla riforma. La segretaria confederale ha espresso “preoccupazione e perplessità” in una nota, spiegando di non condividere “il metodo e il merito” di questa revisione del sussidio.

 

Non siamo stati chiamati su una partita importante che richiederebbe un confronto approfondito. Siamo in una situazione delicata con l’inflazione che avanza e colpisce soprattutto le famiglie in una situazione di povertà, il tema è prioritario.

 

“Quanto al merito – ha concluso Barbaresi – la povertà è un fenomeno complesso, non basta la presa in carico dal punto di vista economico. C’è il disagio abitativo, la povertà educativa, ci vuole una presa in carico complessiva. Andrebbe poi chiarito l’aspetto economico”.

AUTORE

Alessandro Zoppo

Alessandro Zoppo

Ascolta musica e guarda cinema da quando aveva 6 anni. Orgogliosamente sannita ma romano d'adozione, Alessandro scrive per siti web e riviste occupandosi di cultura, economia, finanza, politica e sport. Impegnato anche in festival e rassegne di cinema, Alessandro è tra gli autori di Borsa&Finanza da aprile 2022 dove si occupa prevalentemente di temi legati alla finanza personale, al Fintech e alla tecnologia.

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