Dove vederlo: Al cinema
Titolo originale: Anselm
Regia e sceneggiatura: Wim Wenders
Cast: Anselm Kiefer, Daniel Kiefer, Anton Wenders
Musiche: Leonard Küßner
Produzione: Germania 2024
Genere: Documentario
Durata: 93 minuti
Regia:
Interpretazione:
Sceneggiatura:
Musica:
Giudizio:
Trama
Anticonformista, estroso provocatore, maestro dell’irritazione sociale, Anselm Kiefer ha messo al centro dell’arte la storia del proprio Paese. Nato l’8 marzo 1945 ad appena due settimane dalla capitolazione nazista, Kiefer cresce in una Germania devastata dai combattimenti. Per lui il risentimento e il senso di impotenza per una guerra che non ha vissuto sono insanabili. Che cosa farne di ferite tanto profonde?
A partire dalla fine degli anni Sessanta, Kiefer decide di fare dell’arte la propria personalissima arma con cui combattere l’oblio, la facile dimenticanza dei suoi connazionali e in generale dell’essere umano, che per sua natura “cerca la leggerezza perché non vuole vedere la pesantezza, l’abisso.”
Recensione
A pochi mesi di distanza dall’uscita di Perfect Days, Wim Wenders torna con Anselm, il film documentario omaggio ad Anselm Kiefer, uno dei più importanti artisti contemporanei. Artista e regista sono legati da un filo invisibile e si fanno portavoce di un’intera generazione che, nata nel primissimo dopoguerra, porta sulla pelle la cicatrice di un conflitto che non ha mai vissuto.
Kiefer parte dalla fotografia ma arriva presto alla pittura, alla scultura, alle installazioni… Difficile definire un solo genere per un artista in continuo cambiamento, che non ha mai smesso di sperimentare tecniche e materiali (acciaio, paglia, cenere, piombo, sabbia, cemento, piante) nell’incessante tentativo di risanare il crollo culturale del suo Paese.
Nell’arte, Kiefer non si focalizza quasi mai sugli esseri umani: predilige paesaggi, colori scuri e forme astratte, simboli che riportano a un’umanità perduta; rievoca i versi dei poeti dimenticati, ripercorre i miti fondatori del romanticismo tedesco (Sigfried, Parsifal, La battaglia della foresta di Teutoburgo) e dipinge le architetture di una Germania distrutta.
Tutto questo con un inconfondibile marchio di fabbrica: la grandezza. Le sue tele sono sempre più grandi fino a diventare mastodontiche, fino a occupare una parete intera, quasi che l’artista voglia assicurarsi che i suoi soggetti abbiamo lo spazio necessario per non passare inosservati neanche allo spettatore più distratto, perché neanche a lui è concesso dimenticare.
Per Kiefer “non dimenticare” diventa un’ossessione, a tal punto che il confine tra arte e attivismo è più volte destinato a scomparire, come quando si fece immortalare in una serie di fotografie nei luoghi d’Europa più colpiti dalla guerra con indosso l’uniforme del padre e il braccio destro alzato (il saluto hitleriano è stato vietato in Germania a partire dal 1945).
Un gesto con cui il giovane Anselm (ai tempi aveva ventiquattro anni) tentava di assumersi la responsabilità di un abominio che in molti stavano già dimenticando, forse gli stessi che al tempo lo definirono “provocatore” e “fascista”.
Soprattutto agli inizi, la resistenza dei suoi connazionali alla sua arte fu altissima. Diversamente venne accolto all’estero, tanto che le sue opere sono state esposte in alcuni dei più importanti musei del mondo tra cui l’Art Institute of Chicago (1987), il MoMa di New York (1998) e molti altri.
Wim Wenders traccia un ritratto d’artista silenzioso ed elegante, in cui più che le parole, regnano sovrane immagini e suoni. La voce narrante di Kiefer è calma, conciliante, a tratti sussurra e fa sì che ogni spettatore compia il proprio personalissimo viaggio attraverso la sua arte.
Anselm è il quarto film documentario che Wenders dedica a un artista (dopo Buena Vista Social Club, Pina e Il sale della terra) ed è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione Special Screenings del Festival di Cannes 2023.
Curiosità
Ci sono voluti due anni di riprese tra Germania, Francia e Italia per raccogliere tutto il materiale, girato con risoluzione 6K e formato 3D: dipinti e sculture si impongono giganti sullo schermo in tutta la loro tridimensionalità, e al loro cospetto lo spettatore non è che un piccolo e irrisorio puntino.
Immagini: © LUCKY RED S.r.l.