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L'INCHIESTA

A chi sono andati i soldi di SeeSicily? Lo strano record del gruppo Mangia: «Noi con FdI? No, amici di tutti»

Continua la nostra inchiesta su come stato stati spesi i fondi del turismo in Sicilia: alle nove strutture della catena palermitana 1,1 milioni per i pernottamenti “vuoto per pieno”

Di Mario Barresi |

Una piramide rovesciata. L’accesso ai fondi “vuoto per pieno” dei voucher di SeeSicily, per gli imprenditori turistici, può essere ben rappresentato da quest’immagine. Dal punto di vista delle risorse, innanzitutto. L’iniziativa, concepita per ristorare il settore più danneggiato dalla crisi Covid, parte dai complessivi 75 milioni stanziati dalla finanziaria regionale del 2020. Eppure, dopo tre rimodulazioni del governo Musumeci, la disponibilità effettiva diventa di 48,4 milioni (di cui 25,3 per i pernottamenti). Alla fine, nelle spese rendicontate all’Ue, l’assessorato al Turismo dichiara pari a 12,2 milioni il valore dei voucher acquistati (7,1 milioni agli hotel); quelli effettivamente fruiti pesano poco più di 5 milioni.

La piramide rovesciata torna nell’accesso agli aiuti da parte dei destinatari. Soltanto considerando le aziende della ricettività, su 7.328 soggetti potenzialmente interessati, sono in 1.160 a partecipare alla manifestazione d’interesse dell’assessorato, che ne ammette 1.131. Le strutture contrattualizzate sono 633, di cui 574 risultano aver ricevuto le somme certificate del Fesr: 7.147.403,99 euro per 101.073 voucher acquistati dalla Regione, 59.510 dei quali non fruiti per un valore di 4 milioni, la voce più sostanziosa dei 10,7 milioni di fondi «non ammissibili» secondo la relazione dell’Audit regionale destinata alla Commissione Ue.

In questo contesto – al di là della lista di “ospiti Vip” di cui si parla, o magari si favoleggia, a Palermo, finita in un carteggio fra il Turismo, l’Avvocatura e Palazzo d’Orléans – è importante capire a chi sono andati i soldi di SeeSicily.

La fetta più grande

E così consultando le carte sui destinatari dei fondi regionali, già in parte rivelate, si scopre che la fetta più grande è andata al gruppo Mangia’s. Ex Aeroviaggi Spa, ragione sociale con cui è stato approvato, con il decreto 515/2021 del direttore generale del Turismo, il contratto che finanzia, fra le altre, ben nove strutture della catena.

Questo l’elenco: il Cala Regina di Sciacca (95.880 euro), il Costanza Beach Club di Castelvetrano (99.450 euro), l’Alicudi (100.980 euro), l’Himera Beach Club di Altavilla Milicia (101.725 euro), il Lipari (104.295 euro), il Borgo Rio Favara di Ispica (63.000 euro), il Torre del Barone di Sciacca (184.365 euro), il Pollina Resort (173.340 euro) e il Brucoli Village (199.920 euro). In tutto il gruppo Mangia’s ha ricevuto 1.122.975 euro come corrispettivo di 14.580 voucher prepagati dalla Regione, dei quali il 72% (cioè 10.551) effettivamente fruito dagli ospiti dei nove hotel. Una media, con picchi fra il 99 e il 90% di utilizzo dei buoni, abbassata dallo zero registrato a Borgo Rio Favara, «struttura poi ceduta ad altra gestione», e dal 35% di Brucoli, «in ristrutturazione per molti dei mesi di durata di SeeSicily».

La suggestione

Ed è proprio dalla suggestione di quest’ultimo resort sul mare, dal 6 all’8 ottobre 2023 “requisito” come quartier generale della kermesse turistica organizzata dal gruppo alla Camera di FdI, partito monopolista dell’assessorato regionale al Turismo dal 2017 a oggi, che parte il colloquio di Marcello Mangia, ceo e presidente del gruppo, con La Sicilia. «Quell’evento è stato regolarmente fatturato. Noi siamo amici di tanti e aperti a chiunque, ma facciamo pagare tutti», taglia corto con gentilezza. Ricordando «la bella amicizia che s’è creata con l’ex assessore Manlio Messina nel periodo post Covid, quando ci sentivamo tutti i giorni per iniziative comuni», ma anche «il legame di stima con Michele Catanzaro (capogruppo del Pd all’Ars, ndr), tant’è che pure il suo partito ha organizzato una cosa da noi a Sciacca». E chiosa: «Abbiamo ottimi rapporti con tutti, ovunque: porte aperte dal M5S a Cuffaro».

Mangia, ovviamente, è consapevole dall’oggettivo peso dei fondi ricevuti dal gruppo (che da solo ha drenato il 15,7% dei 7,1 milioni assegnati a tutte le 574 strutture coinvolte, gestendo il 14,4% degli oltre 101mila voucher acquistati dalla Regione), in un’iniziativa in cui ogni singola struttura aveva diritto di chiedere il ristoro. Con il regime di aiuti de minimis, utilizzato da altre Regioni, il tetto massimo del finanziamento a ogni azienda sarebbe stato di 300mila euro. «È chiaro che per noi è stato decisamente meglio così», ammette. Ma soprattutto rivendica come il suo gruppo – fondato da Antonio Mangia con la prima agenzia viaggi a Palermo nel 1973, ora 13 strutture fra Sicilia e Sardegna, circa 2mila dipendenti in alta stagione – si sia «rimesso in piedi da solo dopo le mazzate del 2020 e del 2021». Il fatturato dello scorso anno ha raggiunto il record di 114 milioni e il Covid, ora, è solo un brutto ricordo.

«Modello vincente»

Eppure, scandisce l’imprenditore turistico, SeeSicily «è stata un’ottima misura, il primo segnale di salvezza in un momento in cui eravamo disperati». Rammenta le prime perplessità condivise con i colleghi sull’efficacia del piano, «ma poi quando i soldi sono cominciati ad arrivare tutti si sono accorti che era tutto vero». Certo, «noi eravamo soggetti semi-passivi, visto che il sistema prevedeva la prenotazione tramite agenzie di viaggio siciliane, per ridare ossigeno anche a loro» e poi «si doveva lasciare una percentuale di camere disponibili perché il voucher di SeeSicily poteva arrivare anche all’ultimo momento», eppure «detto da un operatore che vive altri territori, come ad esempio la Sardegna dove ci hanno lasciati da soli», per Mangia «il modello siciliano è stato vincente». E anzi, auspicando che la Commissione Ue «si convinca che è stata una procedura corretta, per rispondere concretamente alla crisi del settore», il titolare del gruppo record sui fondi di SeeSicily propone che gli albergatori dell’Isola cedano alla Regione i buoni non fruiti: «Ne dispongano come meglio credono, invitino visitatori, gruppi, opinion leader». Chissà che ne penseranno all’assessorato al Turismo, dove – in questi giorni più che mai – alla parola SeeSicily saltano sulle sedie.

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