Processo Consip, Matteo Renzi in tribunale: "Per questa storia ho messo in discussione il rapporto con mio padre" - la Repubblica

Roma

Processo Consip, Matteo Renzi in tribunale: "Per questa storia ho messo in discussione il rapporto con mio padre"

Processo Consip, Matteo Renzi in tribunale: "Per questa storia ho messo in discussione il rapporto con mio padre"
Il genitore del senatore di Italia viva Tiziano è imputato per traffico di influenze. La procura di Roma aveva chiesto due volte l'archiviazione ma il gip aveva ordinato nuove indagini per poi rinviarlo a giudizio
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Ha preso il via la testimonianza di Matteo Renzi davanti ai giudici dell'ottava sezione penale del tribunale di Roma dove è in corso il processo Consip. "Quando ho letto su Repubblica che mio padre si era incontrato in una bettola segreta ci rimango un po' male. Tutto posso immaginare tranne l'idea che potesse fare traffichini. Anche perché mio padre gli unici soldi che ha preso da questa storia sono quelli delle querele per diffamazione che ha vinto... In questa faccenda ho messo in discussione il mio rapporto con mio padre per una vicenda che politicamente per me non esisteva". La racconta così, Matteo Renzi, la personale genesi della faccenda che ha coinvolto suo padre nelle indagini sulla centrale unica degli acquisti per la pubblica amministrazione.

L'audizione dell'ex premier era prevista per il 29 novembre scorso, ma in apertura d'udienza il pm Mario Palazzi aveva comunicato l'assenza del leader di Italia Viva che si trovava all'estero. Imputati in questo filone di inchiesta, tra gli altri, ci sono Tiziano Renzi, padre di Matteo, e gli imprenditori Alfredo Romeo e Carlo Russo.

"Per questo processo sono già stato ascoltato diverse volte, questa è la quarta volta ma è giusto che io sia qui", ha detto prima di entrare in aula. "È un processo che tiene insieme molte vicende diverse. Vedremo cosa deciderà la corte. Voi dite che è un processo prescritto. Ma qui c'è anche un tema che è il diritto al non processo. Adesso con la Cartabia in fase di udienza preliminare il giudice deve valutare eventuali prescrizioni - spiega - Nel caso di specie io nel 2017 e 2018 sono stato colpito dal modo in cui i media hanno scelto di intervenire su dinamiche personali e familiari. Consip quando ero presidente del Consiglio era l'ultimo dei miei pensieri. Nel merito ho già risposto e oggi sono qui a rispondere ancora. Quanto a mio padre, dopo le assoluzioni dei miei genitori ora c'è un altro atteggiamento", continua Renzi. 

"Certo pensare che pezzi dello stato mettevano i sotto controllo le mie abitazioni quando ero premier mi lascia perplesso. La cicatrice del dolore morale ormai c'è ma noi rispettiamo i giudici, a differenza del pm di Firenze che non rispetta la Cassazione". 

Le promesse di raccomandazioni

Il fatto è noto e inizia il 20 dicembre 2016 quando l'ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, rivela al pm di Napoli Henry John Woodcock di aver saputo dell'esistenza dell'inchiesta sull'appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro, bandito centrale acquisti della pubblica amministrazione. A rivelare l'esistenza dell'indagine, aveva detto Marroni, sarebbero stati l'ex ministro dello Sport Luca Lotti, il generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia e l'ex presidente di Publiacqua Firenze, Filippo Vannoni. Per competenza territoriale l'indagine era così stata trasferita a Roma, dove sul registro degli indagati era stato iscritto anche il nome di Tiziano Renzi, padre dell'allora premier Matteo. Renzi era stato tirato in ballo da un'intercettazione in cui emergeva che un amico di famiglia, Carlo Russo, affermando di parlare anche a nome di Tiziano Renzi, aveva promesso una raccomandazione presso l'ad Marroni all'imprenditore partenopeo Alfredo Romeo

La testimonianza di Renzi

I rivoli dell'indagine e dei successivi processi sono numerosi e sono già costati diverse condanne ad alcuni dei protagonisti di questa storia. Ma oggi, 6 dicembre 2022, nel processo principale, il testimone Matteo Renzi risponde alle domande del pm Mario Palazzi che chiede dei rapporti con i vari protagonisti dell'indagine: "A prescindere dalla separazione politica con Luca Lotti come sono e come erano i vostri rapporti?", è la domanda. Renzi risponde: "Strettissimi. Avevamo molto più di una semplice relazione tra colleghi. Poi i rapporti, anche personali, si sono raffreddati". "E Marroni?", chiede il pm. "Mi è stato presentato al telefono all'inizio degli anni 2000 quando è stato scelto come figura apicale nella sanità toscana. Poi è diventato assessore regionale del presidente Rossi. Io l'ho scelto come capo della struttura Consip, è stata una mia decisione di intesa con il ministero dell'Economia e contro il parere di una schiera di miei collaboratori che volevano una persona più vicina a noi", dice Renzi spiegando i successivi rapporti: "Non avevo frequenti incontri con Marroni, vedevo di più i dirigenti di Eni. Ma avevo un rapporto buono con lui". 

"Una vita familiare complessa"

E su Carlo Russo: "Ho ricostruito che era una persona che si era avvicinata a noi in campagna elettorale e non so se ho avuto incontri diretti, sicuramente non ne ho parlato con mio padre", spiega Renzi. "Quando ero presidente del consiglio avevo una vita familiare complessa, rarissimamente parlavo di questioni legate alle mie responsabilità, mi ero ritagliato uno spazio per me". Poi va al dunque: "Io conoscevo Alfredo Romeo, l'idea che lui cerca Russo che cerca mio padre che cerca me...poteva benissimo chiamarmi".

Un capitolo a parte riguarda i rapporti con il padre imputato: "Come è noto con mio padre ho avuto parecchie discussioni. Quando ho letto su Repubblica che mio padre si era incontrato in una bettola segreta ci rimango un po' male. Questo è un problema, riguarda una dimensione umana padre e figlio. Dopodiché nel merito mio padre non mi ha mai parlato di tutto ciò. A me questa roba non mi riesce di metterla in fila", ha proseguito. "Tutto posso immaginare tranne l'idea che potesse fare traffichini. Anche perché mio padre gli unici soldi che ha preso da questa storia sono quelli delle querele per diffamazione che ha vinto. La dinamica economica dei miei genitori è quella di un figlio che paga il mutuo. In questa faccenda ho messo in discussione il mio rapporto con mio padre per una vicenda che politicamente per me non esisteva". E poi: "Io non riesco a renderla la dimensione umana, Scafarto ci chiede scusa ma io le scuse di Scafarto non vi dico dove me le metto", prosegue. "Nel pacchetto di cose che non tornano ci sono due (i carabinieri De Caprio e Scafarto, ndr) che hanno fatto quello che hanno fatto e poi si schierano con partiti rivali al mio".

Ancora: "Perché tutta questa roba esce quando sono andato via? Scusate sto esponendo i miei dubbi e non mettendo a disposizione i fatti, ma non li conoscevo", dice. "Se c'era un'indagine che la politica sapeva io la sapevo", riflette, "io l'idea che Lotti e Marroni vadano li a dire cose...ci sono troppe cose che non tornano in questa vicenda". 

"Non ho mai pensato di denunciare penalmente nessuno, perché ci sono state dinamiche molto più alte delle persone coinvolte", conclude. "Ritengo uno scandalo che ci sia stata una deposizione di un pm che dice che due ufficiali le avrebbero detto 'arriveremo a Renzi' e poi si sono candidati in uno schieramento opposto". "Io non ho detto nulla perché non sapevo nulla", è l'ultima risposta interessante.

 

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