Matteo Garrone, 10 cose da sapere sul regista candidato agli Oscar 2024 con ‘Io capitano’ - la Repubblica
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Matteo Garrone, 10 cose da sapere sul regista candidato agli Oscar 2024 con ‘Io capitano’: dalla pittura al tennis, all’amicizia con Ceccherini

Matteo Garrone, 10 cose da sapere sul regista candidato agli Oscar 2024 con ‘Io capitano’: dalla pittura al tennis, all’amicizia con Ceccherini
(ansa)

Il regista riporta l’Italia alla Notte delle stelle. In passato aveva sfiorato l’opportunità con ‘Gomorra’ e ‘Pinocchio’. Classe 1968, il debutto a 28 anni, la grande cura nella costruzione dell’immagine: “Per me l’aspetto visivo è sempre centrale in un film”

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Le speranza italiane per l’Oscar sono riposte in Matteo Garrone e la sua epopea migrante Io capitano, candidato a miglior film internazionale. Sarà il film, già premiato alla Mostra del cinema di Venezia, a rappresentare il nostro paese e sebbene i rivali siano agguerritissimi (in particolare Perfect days di Wim Wenders e La zona di interesse di Jonathan Glazer) la possibilità che l'Oscar torni in Italia dieci anni dopo La grande bellezza di Sorrentino è concreta.

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Il film è l'Odissea di due sedicenni senegalesi, due cugini con il sogno di diventare musicisti in Europa, che – di nascosto dalle loro famiglie – tentano il viaggio verso l'Italia. Sarà un percorso drammatico e violento, attraverso il deserto del Niger, le carceri libiche, lo sfruttamento del lavoro fino alla traversata in mare che trasformerà l’adolescente Seydou nel capitano del titolo. È la prima volta che il regista arriva alla notte delle stelle a Los Angeles, in passato aveva sfiorato l’opportunità con Gomorra e Pinocchio, approfondiamo la conoscenza con il regista romano.

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La pittura e la fotografia

Classe 1968, prima di debuttare come regista a 28 anni con il film Terra di mezzo, Garrone è stato pittore e aiuto operatore. Figlio del critico teatrale Nico Garrone, il regista è diplomato al liceo artistico e a lungo si è dedicato alla pittura e alla fotografia prima di cominciare a misurarsi con la macchina da presa, il suo primo corto Silhouette ha vinto il Sacher d’oro nel ‘96. La sua passione per l’arte visiva emerge in tutti i suoi film anche quelli apparentemente più dal taglio documentaristico, sicuramente quello che però denuncia maggiormente la cura per la costruzione dell’immagine è Il racconto dei racconti, sul quale il regista diceva: “Io vengo dalla pittura per cui il genere fantasy è legato alla spettacolarità dell’immagine, per me l’aspetto visivo è sempre centrale in un film”.

Il tennis e un film sullo sport

L’altra passione giovanile di Matteo Garrone è il tennis, da ragazzo ha sognato di diventare un campione sulla terra rossa ma un incidente gli ha interrotto la carriera e deviata verso un altro obiettivo. A Berlino agli Efa ha raccontato come gli piacerebbe misurarsi con un film sportivo: “Tanti anni fa, come tanti produttori più importanti di me avevo chiesto di diritti per Open, la biografia di André Agassi – ha detto a Repubblica – A diciott’anni sono alla cena del suo sedicesimo compleanno a Bradenton, in Florida. in un ristorante italiano, con il fratello e Nick Bollettieri. Dopo cena Agassi e il fratello ci accompagnarono in Accademia con l’auto. Io quegli anni che racconta nel libro li ho vissuti, ma lui non dà i diritti, lo capisco. Sarebbe stato un racconto interessante, dentro ci sono cose umane bellissime, come la storia del parrucchino indossato sul campo per anni”.

Tra Roma e Napoli

Se Roma è la sua città natale, Napoli è diventata la sua città d’elezione. Complice sicuramente il film Gomorra dal romanzo di Roberto Saviano e poi Reality e poi ancora i racconti di Giambattista Basile. Mentre girava Gomorra ha conosciuto a Scampia sua moglie, la regista Nunzia De Stefano, con cui poi si è separato, e con la quale ha avuto un figlio, Nico come suo padre. Del suo amore per Scampia ci diceva all’indomani della scelta del film come titolo italiano per la corsa agli Oscar nel 2009 (non era entrato nella cinquina a differenza di questa volta): “Gomorra non è stato realizzato solo grazie alla troupe, agli attori ma anche grazie alla gente di Scampia, è un film corale, divido la gioia con loro”.

Con i suoi attori a Beverly Hills dove il film è stato premiato con l'AAFCA Award (assegnato dall'associazione critici afroamericani)
Con i suoi attori a Beverly Hills dove il film è stato premiato con l'AAFCA Award (assegnato dall'associazione critici afroamericani) 

Garrone produttore: il film della moglie e il caso ‘Pranzo di ferragosto’

Nunzia De Stefano ha presentato qualche anno fa un film da regista alla Mostra del cinema di Venezia, Nevia, prodotta dalla casa di produzione di Garrone, Archimede, fondata nel 1997. Oltre ai suoi film, da Terra di mezzo fino a Io capitano, Garrone ha anche prodotto Pranzo di ferragosto dell’amico sceneggiatore Gianni Di Gregorio che con quella piccola grande storia estiva ha debuttato regista alla soglia dei sessant’anni, una storia personale poetica e intensa che ha conquistato il pubblico.

L'amicizia con Ceccherini e quella volta che l’orco lo ha picchiato

Io capitano è nato da un’idea di Garrone e una sceneggiatura a otto mani scritta con Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e Massimo Ceccherini. Che firmava già l’adattamento da Collodi del Pinocchio del 2019, dove era anche la Volpe. E che era già nel cast de Il racconto dei racconti, lì è nata la loro amicizia diventata poi una collaborazione strettissima tanto che il regista si è portato Ceccherini in Senegal e nel deserto africano. Di quel set, dove Ceccherini era uno dei circensi, ci aveva raccontato: “Giravamo la scena in cui l’orco entra nella carrozza e comincia a colpire la famiglia circense dando un pugno a Ceccherini, un pugno che secondo Massimo è arrivato veramente. Allo stop Ceccherini era terrorizzato e si rifiutava di fare la scena seguente perché l’orco l’aveva colpito davvero, prima glielo ha detto a lui e poi è venuto a dirlo a me, l’orco sosteneva che non gli aveva fatto nulla. Io all’inizio non ho dato molto peso alla cosa e pensavo di proseguire le riprese ma ad un certo punto mi giro e vedo due capannelli: in uno c'era Ceccherini in lacrime che non voleva più girare e poi dall’altra un altro capannello intorno al gigante che piangeva perché si sentiva in colpa. Ero al centro di uno psicodramma, quel giorno non siamo riusciti a girare altro”.

Le fiabe di Matteo

Il drago marino, la pulce gigante, l’orco appunto dei racconti di Basile, la lumaca che lascia la bava sui pavimenti della casa della Fata Turchina di Pinocchio, ma anche i film più realistici che si caricano di fantastico come lo stesso Io, capitano, così rigoroso nel raccontare il viaggio dei migranti, ma capace di incursioni oniriche. Le fiabe sono un elemento fondamentale nel racconto del regista: “prima del Racconto dei racconti ero abituato a partire dal reale, dal contemporaneo per poi trasfigurarlo in una realtà fantastica, fiabesca”. Poi ci sono state le esperienze al contrario di Basile e Collodi, dove la fantasia si radica nel realismo e infine questo film che va a gli Oscar, capace di grande crudezza ma anche grande poesia visiva come la sequenza della traversata nel deserto.

Pinocchio e l'endorsement di Benigni

L'esperienza di Pinocchio (film del Natale 2019 con un incasso da 15 milioni di euro) è stata fondante. “Avevo 6 anni quando ho iniziato a disegnare Pinocchio - aveva raccontato - come regista era difficile resistere alla tentazione: questo film mi appartiene in ogni fotogramma, ma volevo che fosse un film popolare per tutti, come lo era il capolavoro di Collodi, per tutte le classi e per tutte le età. Volevamo far riscoprire un grande classico così vivo nella memoria collettiva, ma la nostra sfida era sorprendere e incantare il pubblico”. Il film è stata occasione dell’incontro con Roberto Benigni che ha restituito un Geppetto amoroso e intenso e che è diventato lo sponsor numero 1 del regista. Di Io capitano ha detto: “Seydou è come Pinocchio. Nei suoi occhi c’è mistero, sofferenza, speranza, avventura e tragedia. Riesce a trasmettere tutto questo. E poi i suoi sogni, l'elemento onirico. Il film è davvero epico perché i migranti rappresentano l’odissea dei giorni nostri. Quando alla fine urla “Io capitano”, e capiamo il titolo, sono svenuto dalla bellezza; la grandezza. È una tragedia, è un sogno”.

Garrone e i premi e la sua prima volta agli Oscar

Due volte Garrone è stato premiato al festival di Cannes (per Gomorra e per Reality) con il Grand Prix Speciale della Giuria, e quest’anno a Venezia ha vinto il Leone d'argento - Premio speciale per la regia per Io Capitano, ma è la prima volta che il regista si trova a partecipare in prima persona agli Academy Award. Pinocchio aveva ottenuto due nomination: per i costumi di Massimo Cantini Parrini e per il trucco prostetico e le acconciature Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti. “È una grande soddisfazione e siamo felici che l'avventura continui - ha dichiarato dopo la nomination – nella speranza che il film, e la storia di Seydou, venga visto da un numero sempre maggiore di spettatori in tutto il mondo”.

Il figlio Nico e la passione per la fotografia

Chissà se nella delegazione agli Oscar Garrone, insieme ai suoi giovanissimi attori Seydou Sarr e Moustapha Fall, c’è anche il figlio del regista Nicola. Che ha sedici anni e già da bambino aveva la passione della fotografia come il papà. Garrone ci aveva raccontato: “Nicola ha un grande talento fotografico quindi spesso gli metto la macchina fotografica in mano, anche se adesso è più interessato al calcio. Sul set de Il racconto dei racconti è venuto spesso e per il Salone del mobile abbiamo girato insieme un cortometraggio, ogni tanto si diverte a partecipare. Ma il provino per Pinocchio non l'ha voluto fare, anche se lui di natura è proprio Pinocchio, mi ha detto che era troppo timido per farlo”. Chissà com’è oggi adolescente.

'Io capitano', il film di Garrone nell'inferno della Libia

Dopo gli Oscar il film in Senegal in furgone

Dopo la trasferta americana Garrone partirà per una nuova avventura. Ad aprile insieme a Cinemovel, un’organizzazione di cinema itinerante (in collaborazione con Acra, Amref Health Africa, Fondazione Munus, Fondazione Reggio Children, Ipsia e Mymovies.it) il regista tornerà in Senegal per riportare il film dove è nato. Un furgone equipaggiato con le attrezzature necessarie per allestire una sala cinematografica temporanea percorrerà da Dakar a Mboro e in Casamance, con tappe nelle periferie di Dakar, a Thiès, Mboro, Kolda, Sédhiou e Ziguinchor. Le proiezioni pubbliche coinvolgeranno scuole e comunità locali.

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