Martin Schulz: "Bene l'intesa tra Francia e Italia, ma ora serve un grande accordo a tre con Berlino" - la Repubblica

Esteri

Martin Schulz: "Bene l'intesa tra Francia e Italia, ma ora serve un grande accordo a tre con Berlino"

L'ex leader dell'Spd, compagno di partito del prossimo cancelliere tedesco Olaf Scholz, commenta "il segnale positivo" che arriva dal Trattato del Quirinale. E rassicura: "Nessuno deve temere Lindner alle Finanze" nel prossimo governo tedesco 
2 minuti di lettura

Martin Schulz, esponente di spicco della Spd e compagno di partito del prossimo cancelliere tedesco Olaf Scholz, è atteso il 25 novembre a una conferenza organizzata dalla Fondazione Ebert a Villa Vigoni. Ma i suoi occhi saranno rivolti anche all'incontro, sempre a Roma, tra Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron, che sono in procinto di firmare il Trattato del Quirinale.

Schulz, cosa ne pensa? Si può immaginare in futuro anche un "Trattato di Bellevue" tra Germania e Italia...?
"Trovo che l'avvicinamento tra Francia e Italia sia un segnale molto positivo. Dimostra che non esistono solo Francia e Germania. Come sa, da molti anni sostengo che il ruolo strategico dell'Italia in Europa non sia stato considerato a sufficienza. E che la passività di Merkel abbia favorito una convergenza tra Macron e Draghi. Non ci si può meravigliare: Parigi ha fatto una serie di proposte che sono state sostanzialmente ignorate da Merkel. Con l'arrivo di Scholz abbiamo l'opportunità unica che i tre Paesi europei del G7 si coordinino più tra di loro, finalmente. Io penso che molto presto ci sarà uno stretto coordinamento tra Scholz, Macron e Draghi".

Non teme che la Germania resti esclusa, insomma.
"Ma no. Mi fa anche un po' ridere questa ipotesi, spesso avanzata dagli stessi che si lamentano in continuazione che Berlino non sia abbastanza forte, in Europa. Nell'Ue non si può fare nulla senza la Germania. E senza l'Italia e la Francia". 

Quali saranno le priorità di questo eventuale direttorio a tre: la Difesa, il Patto di stabilità, i migranti?
"Io vedo la necessità di intervenire in tutti i settori. Dobbiamo mobilitarci verso l'esterno e stabilizzarci all'interno della Ue. Dopo la Brexit ci sono tre Paesi che rappresentano oltre il 60% del Pil: Italia, Francia e Germania. E sono loro ad avere la maggiore responsabilità per questa indispensabile stabilizzazione. E verso l'esterno, coordinandosi tra di loro possono esprimere una posizione europea forte al G7, G20, all'Fmi, alla Banca mondiale, al Wto, all'Ocse e in tutti i consessi internazionali"

Mario Draghi può sostituire Angela Merkel in Europa?
"Spero di no! Mi spiego: molti si lamentano che in Europa sia tutto fermo, da anni. Ma sono gli stessi che dicono: 'Angela Merkel è una grande europeista'. Delle due l'una!"

Quindi?
"L'Ue e l'integrazione sono fermi. Io mi sono candidato contro Merkel, quattro anni fa, perché pensavo che l'eterna politica del navigare a vista, dei tentennamenti, non bastasse più. Draghi ha un peso enorme, ma una persona da sola non basta: dobbiamo rivitalizzare l'Ue con i nostri tre Paesi".

Draghi al Quirinale la rassicurerebbe? O preferirebbe che continuasse a fare il presidente del Consiglio?
"Se penso a straordinari presidenti come Ciampi, Napolitano, Mattarella sono ovviamente convinto che anche Draghi garantirebbe una grande stabilità all'Italia, contrariamente a Berlusconi. Ma spero però che Draghi resti ancora un po' dov'è adesso". 

I negoziati per il contratto di coalizione sono in dirittura d'arrivo e il fatto che un rigorista come Christian Lindner possa diventare ministro delle Finanze spaventa molti.
"I timori sono ingiustificati. Ricordiamoci che l'uomo che sta per diventare cancelliere, Olaf Scholz, è lo stesso che in questi anni, da ministro delle Finanze, ha spinto per il Recovery Fund e per la Global Tax, e sempre coordinandosi con Francia e Italia. Nessuno deve temere Lindner alle Finanze"

Perché la riforma Patto di stabilità sarà decisa alla cancelleria e non alle Finanze?
"Perché anche in Germania il dibattito su come affrontare le spese per la pandemia non è avvenuto in base allo "zero deficit" ma in base all'esigenza di dover fare debito per affrontarla in modo efficace. Anche la Fdp dovrà accettarlo. Nel contratto di coalizione ci sarà scritto che bisognerà affrontare una riforma del Patto di stabilità e crescita e adeguarlo ai tempi, e credo che per tutti i partiti l'accento sarà sulla necessità di ottenere una crescita forte. Insomma: l'accento sarà sulla crescita, stavolta, piuttosto che sulla stabilità"

Ritiene che sia pensabile una golden rule per gli investimenti?
"Nel contratto di coalizione non ci sarà scritto nulla del genere, ma ci sarà comunque scritto che l'Europa ha bisogno di una crescita orientata alle esigenze della tutela dell'ambiente"