Mario Monicelli causa morte. Nato a Roma il 16 maggio 1915, Mario Monicelli è stato un regista, sceneggiatore e scrittore.

Mario Monicelli causa morte, malattia

Sofferente da anni da un cancro alla prostata in fase terminale, la sera del 29 novembre 2010, Monicelli, a 95 anni, decise di togliersi la vita gettandosi nel vuoto dalla finestra della stanza che occupava nel reparto di urologia, al quinto piano dell’Ospedale San Giovanni Addolorata, dove era ricoverato.

Moglie, figli

Negli anni ’60 Monicelli ufficializzò la sua relazione con Antonella Salerni, che diventò poi sua moglie e madre delle due figlie Ottavia e Martina. Dopo il divorzio, nel 1978 incontrò Chiara Rapaccini, appena maggiorenne, con cui restò per oltre 30 anni. Dal secondo matrimonio è nata la figlia Rosa, quando il regista aveva 79 anni.

Biografia

Nato da Tomaso, giornalista impegnato con spiccati interessi letterari e teatrali, e da Maria Carreri, donna acuta e intelligente sebbene di pochi studi, Mario Monicelli ereditò dalla famiglia quell’esuberanza che lo accompagnerà per tutta la vita, unita a un forte senso dell’impegno politico e civile.

Negli anni Trenta e fino alla parte più dura della guerra rimane molto attivo come critico cinematografico, aiuto-regista e sceneggiatore, partecipando alla lavorazione di più di quaranta pellicole. Nel 1949 esordisce ufficialmente come regista, firmando, in coppia con Steno, “Totò cerca casa”. La collaborazione con Steno procede con la realizzazione di altri sette film con il principe della risata, fra i quali “Guardie e Ladri” (1951) dove a Totò si affianca uno strepitoso Aldo Fabrizi e “Totò e le donne” (1952). Dal 1953 Monicelli decide di mettersi in proprio, continuando a firmare anche le sceneggiature dei suoi film. Con l’enorme successo di “I soliti ignoti”, nel 1958, la sua carriera registica è definitivamente lanciata. 

Negli ultimi anni dei mitici ‘50 Monicelli riuscì a ritagliarsi vari successi, tra questi la vincita del Leone d’Oro e la candidatura agli Oscar come Miglior film straniero per La grande guerra. La seconda candidatura agli Oscar, come Miglior sceneggiatura originale, arrivò nel 1963 con I compagni, con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori e Annie Girardot.

Con “L’armata Brancaleone” e “Il marchese del grillo”, fece incetta di premi, tra cui otto David di Donatello e tre “Orsi d’argento” a Berlino. L’opera con cui è maggiormente identificato è la celebre saga comica Amici miei, di cui diresse i primi due capitoli. Leone d’oro alla carriera nel 1991, nel 2006 girò l’ultimo film, “Le rose del deserto”.