Roma, sculture italiane del Novecento da Medardo Rosso a Pino Pascali: in mostra alla galleria Russo | Corriere.it

Roma, sculture italiane del Novecento da Medardo Rosso a Pino Pascali: in mostra alla galleria Russo

diEdoardo Sassi

Fino al 30 marzo esposte 30 opere in una esposizione curata da Fabio Benzi. Alcuni pezzi provengono dalle collezioni di Argan, Bottai e Margherita Sarfatti

Sculture italiane del Novecento, da Medardo Rosso a Pino Pascali, in mostra alla Galleria Russo

Martini Arturo, «La pisana» (particolare), bronzo, 1928-1930

Non solo gli autori, anche le provenienze delle opere esposte concorrono a fare della mostra «Forma e Materia», allestita fino al 30 marzo alla Galleria Russo, una vera antologica, una crestomazia scelta con trenta pezzi che testimoniano il meglio della scultura italiana del Novecento, in un arco cronologico-tematico che da Medardo Rosso arriva alle soglie dell’arte concettuale, con il Baco da setola di Pino Pascali del 1968.

Opere di Balla, Cambellotti, Martini

Curatore della rassegna è Fabio Benzi, che ai nomi sopracitati ha aggiunto quelli di Giacomo Balla, Duilio Cambellotti, Pietro Consagra, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Leoncillo, Giacomo Manzù, Marino Marini, Arturo Martini, Fausto Melotti, Arnoldo Pomodoro, Thayhat, Adolfo Wildt. Tutti artisti da lungo tempo rappresentati dalla galleria di via Alibert, punto di attrazione e riferimento culturale per l’arte italiana del secolo scorso.

Un viaggio nella storia dell'arte

Nonostante l’esiguità numerica dei pezzi esposti, la visita alla mostra — per quanti non abbiano o non possano avere tentazioni collezionistiche — offre un sintetico ma significativo viaggio nella storia dell’arte, ovvero nell’evoluzione dei linguaggi plastici della scultura, dalla statuaria «impressionista» di Rosso fino ai lavori astratti della fine degli anni 60 di Melotti, passando per il Futurismo di Giacomo Balla o il realismo novecentesco di Arturo Martini, maestro di cui è esposta anche una delle versioni (questa è in bronzo) della celebre «Pisana», esemplare appartenuto a Giuseppe Bottai (un’altra appartenne a Massimo Bontempelli). Dalla collezione di Margherita Sarfatti provengono invece alcune opere dello stesso Rosso e di Adolfo Wildt, tra cui la «Vittoria» in bronzo del 1919, mentre il «Cavallo» del 1939, esemplare unico di Marino Marini, fece parte della celebre collezione di Emilio Jesi. C’è poi un «Colloquio ultimo», esemplare 273 di un’opera del 1961 di Piero Consagra, che fu di Giulio Carlo Argan.

Bronzi, terrecotte, cere, ceramiche

Anche i materiali utilizzati dai diversi artisti rappresentano una campionatura pressoché esaustiva dal «fare» scultoreo: oltre al bronzo sono esposte infatti terrecotte, cere, ceramiche, grès... (Info: via Alibert 20, tel. 06.6789949, galleriarusso.com. Lunedì: 16.30-19.30; dal martedì al sabato 10-19:30. Ingresso gratuito).

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18 marzo 2024