Volentieri offriamo ai lettori questi utili estratti del Trattato della presenza di Dio, del Padre Tommaso di Gesù OCD.


Una delle principali cagioni per le quali poco ci approfittiamo nel cammino spirituale suol essere il non perseverare in un medesimo esercizio, ma andare (come dicono) mutando paese ed incominciando oggi un esercizio e domani un altro e lasciando questo ed abbracciando un altro, ed al capo dell’anno con nessuno si acquista. Si rassomigliano alcuni a quelli che nelle malattie mutano facilmente rimedio senza dar luogo a che facciano l’operazione. Accade altresì a questi come a quelli, che gustano molti vini e non ne comprano alcuno, onde il tutto se ne va in assaggi: seguono qualsivoglia venticello di devozione e da qualsivoglia parola che leggono o che ascoltano si lasciano sollevare e subito vorrebbero entrare in quel cammino, onde sono come un naviglio senza zavorra. Nasce da questa loro instabilità che non possono acquistare alcun buon abito di virtù, né di buoni costumi: perché richiedendosi a ciò tempo e perseveranza nei medesimi esercizi – che essi non hanno – non possono condurre a fine alcuna impresa d’importanza, ed al fine di molti anni si ritrovano con molti principi senza però aver principiato, né gustato il frutto e soavità dell’orazione. Sarà per tanto necessario assegnare un modo conveniente, perché fin dal principio della vita spirituale imprenda l’anima gl’esercizi più sostanziali della Presenza di Dio affettiva, quali segua e continui per tutta la vita.

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Il Cassiano nelle sue Collazioni dice importar molto l’obbligarsi a qualche maniera d’esercizio per poter avere una continua presenza di Dio. Loda perciò molto quel versetto di David: Dio attendi ad aiutarmi, Signore affrettati a porgermi aiuto, del quale si serve la Chiesa nel principio dell’Ufficio Divino e che ridotto alla pratica contiene, come dice Cassiano, tutto quello che si richiede per perseverare nella Presenza di Dio, poiché innanzitutto giova per esercitar l’anima nostra in qualsivoglia devoto affetto, poi per vincere tutte le tentazioni, domandandosi subito aiuto a Dio, senza fidarci di noi medesimi e delle nostre forze. Ancora: contro tutte le cattive inclinazioni ed affetti viziosi; e per dire in una parola quello che dice Cassiano in molte, con questo versetto invochiamo in tutti i nostri affari il Divino aiuto, con questo ci umiliamo, riconoscendo la nostra necessità, e miseria, con questo ci appoggiamo per aver fiducia nell’esser esauditi, e favoriti da Dio nei nostri bisogni; con questo parimenti ci accendiamo nell’amore di Dio, conoscendolo nostro rifugio e Protettore. Finalmente giova per aver continua memoria e presenza di Dio ed averla facilmente e senza molestia. Consiglia perciò il medesimo Cassiano il ripeterlo continuamente in ogni tempo, e luogo nei prosperi ed avversi accidenti, in qualsivoglia spirituale impiego, in tutte le tribolazioni, e tentazioni, dicendo col cuore, e con la bocca: Dio attendi ad aiutarmi, Signore affrettati a porgermi aiuto.

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