Margaret, la collezionista di amori proibiti

I giovani la stanno scoprendo nella serie di Netflix The Crown, ma la sorella della regina Elisabetta è stata per anni al centro delle cronache mondane per via delle sue relazioni pericolose. Da Townsend al “toy boy” di Mustique, ecco le sue grandi passioni. Compresa una certa Sherman
Margaret la principessa inglese collezionista di amori proibiti

«Maestà, vostra sorella minaccia di buttarsi dalla finestra». «Oh, non si preoccupi: l'ho sistemata in un appartamento al primo piano». Questo scambio di battute, raccontato da un'amica di Elisabetta e chissà poi se è vero, racconta molto bene l'esasperazione a cui sua maestà arrivò a causa di Margaret, la principessa ribelle molto ben raccontata nella serie televisiva di Netflix The Crown. Alcol e altri vizi, una girandola di relazioni pericolose, avevano trasformato la brillante e (più) bella sorella della regina in una donna problematica, afflitta da un ruolo che molte ricchezze le aveva garantito ma tante, troppe, libertà le aveva tolto.

A un certo punto Margaret avrebbe potuto dire basta, tirarsi fuori da quel gioco dalle regole intricate che è la corte. Accadde nel 1955, quando la principessa fu messa di fronte a un aut aut: o l'uomo che le aveva fatto perdere la testa, o gli agi di un'altezza reale. Elisabetta, Filippo e Churchill, mente dell'operazione, sapevano bene che Margaret non avrebbe mai rinunciato al suo status, che l'ago della bilancia, pur con sofferenza atroce, sarebbe andato verso il piatto con gioielli, onori e denari. Peter Townsend non sarebbe mai diventato suo marito.

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Il perché fa sorridere alla vigilia delle nozze di Harry, fratello di un re esattamente come Margaret, con la divorziata Meghan Markle: Townsend aveva un'ex moglie a carico, invero sua legittima consorte quando il fuoco tra lui e Margaret scoppiò violento. Entrato a corte nel 1944 come scudiero di Giorgio VI, Townsend accende da subito la fantasia della precoce Margaret. Prova a resistere, ma si scontra con la pervicacia della ragazza. Quando nel 1948 il re e la regina gli chiedono di accompagnare la figlia all'incoronazione di Giuliana di Olanda, nessuno dei quattro sa in quale guaio si stanno per cacciare.

Re Giorgio scopre della relazione clandestina della figlia pochi mesi prima di morire, osservandola mentre lei osservava Townsend riposare nei giardini di Balmoral. Lui e la moglie decisero di non affrontare la figlia, preferendo la strategia del fingere di non sapere. Non ne parlarono neppure con Elisabetta, già perfettamente a conoscenza del tutto e in principio piuttosto complice con Margaret, alla quale la legava un affetto profondo nonostante le enormi differenze caratteriali e una certa gelosia per il rapporto privilegiato che la legava al padre («Elisabetta è il mio orgoglio, Margaret la mia gioia», ripeteva sempre re Giorgio). I problemi iniziano a sorgere quando Townsend divorzia dalla moglie nel 1952, quando la notizia della tresca finisce sui giornali per colpa di un gesto innocente ma carico di significato: uscendo dall'abbazia di Westminster il giorno dell'intronizzazione di Elisabetta, 2 giugno 1953, Margaret sfiora la giacca di Townsend per pulirla. Un atto di intimità che scatena le penne.

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Mentre la stampa attacca – l'abdicazione di Edoardo VIII per amore della divorziata Wallis Simpson è ancora una ferita aperta – Peter e Margaret trovano il coraggio per affrontare Elisabetta e chiederle di approvare l'unione ufficialmente: è lei che per il Royal Marriages Act deve dare il consenso alle nozze, Margaret è pur sempre la terza in linea di successione, la reggente in caso di morte della sovrana fino alla maggiore età di Carlo (quante preoccupazioni inutili!). Filippo, che in epoca non sospetta era più volte entrato in conflitto con Townsend, lavora contro, Churchill suggerisce il suo piano. Inizialmente Margaret resiste: al compimento del 25emo anno di età, la legge le permette di sposare chi vuole anche senza l'avallo del sovrano, a patto ovviamente di rinunciare a ogni diritto dinastico. Elisabetta decide allora di allontanare Townsend, ufficialmente promosso ad attaché all'ambasciata inglese di Bruxelles, e di spedire la sorella in Africa per un lungo viaggio ufficiale al fianco della madre, piuttosto intenzionata a restare fuori dalla contesa.

La resa dei conti arriva nel 1955: al compimento dei 25 anni in agosto, Margaret scrive al neo eletto primo ministro Anthony Eden dicendogli di voler incontrare quanto prima Townsend per discutere del loro matrimonio. Eden, dopo essersi consultato con Elisabetta, comunica alla principessa che se sposerà Peter dovrà rinunciare a tutto e addirittura espatriare per non causare ulteriori danni all'immagine di sua maestà. Il 31 ottobre, facendo riferimento alla fede e agli obblighi verso la nazione, Margaret annuncia la separazione da Peter Townsend. Tra lei e la sorella l'incanto si è rotto.

Elisabetta tira un sospiro di sollievo quando il 6 maggio 1960 Margaret va a nozze con il fotografo Antony Armstrong-Jones, futuro conte di Snowdon, giusto pochi mesi dopo le nozze di Townsend con un'ereditiera belga («Decisi di sposare Antony dopo aver ricevuto una lettera di Peter», ricorderà anni dopo Margaret). È il primo royal wedding trasmesso in TV, la cerimonia è sfarzosa, ma la coppia, nonostante la nascita di due figli, non regge. Entrambi si concedono ampie distrazioni – nel carnet di Margaret si mormora finiscano tra gli altri David Niven, Peter Sellers, persino Mick Jagger – la principessa ha frequenti sbalzi d'umore, inizia ad avere problemi con l'alcol, forse si diletta con le droghe. I due vivono separati, lei si rifugia spesso da Colin Tennant a Mustique, nelle Grenadine. È lì che nel 1973 vive un altro amore proibito, quello con Roddy Llewellyn: Margaret ha 43 anni, lui 25. Snowdon sa, Elisabetta prima finge di essere all'oscuro, poi chiede al cognato di pazientare. Quando nel febbraio del 1976 le foto della coppia in costume da bagno finiscono sul News of the World, Antony disobbedisce a sua maestà e annuncia la separazione con una conferenza stampa. «Auguro a Margaret buona salute», dirà diplomatico.

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Così non sarà. Nel 1985 la principessa subisce l'asportazione di una parte consistente di un polmone. Fumatrice accanita e avida bevitrice, Margaret sprofonda nell'alcol. È una figura solitaria, una comparsa. Socializza con Diana, sarà la sua prima sostenitrice, salvo poi voltarle le spalle quando la principessa del Galles si renderà complice di Andrew Morton nella sua biografia esplosiva. Gli ultimi anni trascorrono su una sedia a rotelle, la morte arriva nel 2002, due mesi prima di quella dell'ultracentenaria madre che commenterà: «È una compassionevole liberazione». Ribelle, anticonformista - “troppo intelligente per ricoprire il ruolo che le era richiesto”, scrisse di lei Gore Vidal – Margaret aveva però in serbo l'ultima sorpresa. Un amore di gioventù che in confronto Townsend era il cognato che ogni regina sognava. Un amore per quei tempi, e chissà forse anche oggi, impensabile a corte.

A rivelarlo una biografia pronta ad hoc per il triste evento in cui nero su bianco si scrive che quella tra l'allora diciassettenne Margaret e Sherman Douglas, figlia diciannovenne dell'ambasciatore americano a Londra, non fu semplice amicizia. A dar credito a Noel Botham, tra i più spregiudicati cronisti reali, le due ragazze, protagoniste delle notti londinesi di fine Anni 40, vissero una torrida relazione durata quasi due anni. «Margaret aveva una sessualità vivace, Sherman fu un modo per fare pratica e viverla senza correre rischi di restare incinta, cosa che avrebbe sconvolto la monarchia», spiegò l'autore presto accusato di sciacallaggio sulla defunta. Sul tema si espresse anche l'ex marito di Margaret, lord Snowdon: «Se penso che la principessa abbia avuto una relazione con la Douglas? Mi sembra improbabile, ma non posso affermarlo con certezza. A quei tempi le persone erano molto più libere di oggi». E sul fatto che Margaret fosse uno spirito libero non ci sono certo dubbi.