Collezione Torlonia
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Collezione Torlonia

Collezione Torlonia

Collezione Torlonia

Collezione Torlonia

La Collezione Torlonia è conosciuta come la più importante collezione privata d’arte antica al mondo. Un insieme eccezionale di opere: sarcofagi, busti e statue Greco-Romane frutto di una serie di acquisizioni delle maggiori collezioni patrizie romane, oltre che di scavi nelle terre di proprietà della Famiglia. Collezione di collezioni che nelle diverse fasi della sua costituzione, scrive la storia stessa del collezionismo di antichità.

Il primo insieme risale agli inizi del 1800, quando, tramite asta pubblica, entra nel patrimonio Torlonia la collezione dello scultore Bartolomeo Cavaceppi (1717-1799), il più celebre restauratore di statuaria antica del Settecento. Si trattava di una raccolta enorme di marmi antichi, terrecotte, bronzetti, modelli e calchi, che si trasforma nel nobile decoro delle principali residenze della famiglia, la Villa sulla Nomentana, il Palazzo Bolognetti poi Torlonia a piazza Venezia e più tardi (1820) Palazzo Giraud, sull’attuale via della Conciliazione. Con l’acquisto Cavaceppi la Famiglia Torlonia diviene però non solo proprietaria di un’imponente collezione di capolavori antichi (statue, busti, rilievi, vasi e sarcofagi), ma anche delle ultime testimonianze di alcune delle più antiche collezioni romane del Cinque e Seicento allora in via di dispersione (come Pio da Carpi, Caetani, Cesarini, etc.).

Su questo primo nucleo la collezione Torlonia era destinata ad accrescersi ulteriormente nel corso del secolo: risale al 1816 l’acquisto, circa 270 opere, delle ultime sculture della Galleria del marchese Vincenzo Giustiniani, la più prestigiosa collezione di sculture antiche del Seicento. Entrano così nei beni Torlonia l’Hestia Giustiniani, ma anche il c.d. Euditemo di Battriana, e soprattutto la straordinaria serie dei busti imperiali e dei ritratti. In parallelo procedono e si intensificano, nella seconda metà dell’Ottocento, i rinvenimenti archeologici dalle numerose proprietà suburbane della famiglia, spesso coincidenti con antiche residenze di età imperiale (scavi di Roma Vecchia sulla via Latina, della Villa di Massenzio, della Villa dei Quintili, di Porto, per ricordare i più celebri).

Nel 1866 il principe Alessandro Torlonia (1800-1886) acquista sulla via Salaria l’antica villa del cardinale Alessandro Albani, che ancora conservava una cospicua collezione di sculture greche e romane di altissimo pregio, celebrate nelle pagine di Johann Joachim Winckelmann, come il famoso rilievo con Antinoo da Villa Adriana, il rilievo di Dedalo e Icaro, o la preziosa statuetta in bronzo dell'Apollo Sauroctono di Prassitele. Alla fine dell’Ottocento la collezione conta ormai un numero straordinario di marmi antichi, “un immenso tesoro d’erudizione e d’arte ammassato nel silenzio”, come lo definirà P. E. Visconti all’inizio del suo Catalogo (1876), ben superiore a quello che poteva essere necessario per le esigenze di arredo delle numerose residenze.

Nasce così il progetto, promosso dal principe Alessandro, di fondare un Museo di scultura antica, riutilizzando un vecchio magazzino di granaglie su via della Lungara, nei cui ambienti le opere vengono ordinate e catalogate per essere offerte all’ammirazione di piccoli gruppi di visitatori. Sono circa 517 le sculture all’atto della sua costituzione (c. 1875) che raggiungono le 620 opere pochi anni dopo, quando vengono riprodotte da C.L. Visconti in uno dei primi esempi di catalogo fotografico di una collezione di arte antica (I Monumenti del Museo Torlonia riprodotti con la fototipia, Roma, 1884-85), con l’osservazione che nel frattempo il loro numero era cresciuto ancora. Preservata e custodita intatta fino ai nostri giorni, la raccolta Torlonia diviene così, nel suo processo di formazione, una collezione di collezioni, sintesi e summa di quel complesso fenomeno storico-culturale indicato come riscoperta dell’Antico che dal primo Rinascimento getta le basi a Roma della “scienza” antiquaria, del collezionismo d’arte antica fino al formarsi delle moderne collezioni museali e degli studi archeologici.

Testo di Lucia Franchi Viceré