Justin Timberlake - Man Of The Woods :: Le Recensioni di OndaRock

Justin Timberlake

Man Of The Woods

2018 (Rca)
country-r&b

...Americana with 808s
Così Justin Timberlake ha descritto le sonorità del suo nuovo album "Man Of The Woods", aprendo gli interrogativi circa le possibili direzioni sonore - chi ha pensato a un ritorno alle origini della tradizione americana, come la Lady Gaga di "Joanne" e Miley Cyrus di "Younger Now", chi invece si è immaginato una sorta di "22, A Million" di Bon Iver. In realtà, Timberlake è tornato al lavoro con i Neptunes (2/3 dei N.E.R.D. freschi del buon "No_One Ever Really Dies"), con Timbaland e con Danja, tutta gente che lo segue da inizio carriera e con la quale ha messo a punto alcuni dei momenti definitivi dell'r&b del nuovo millennio.
Rilasciato un mesetto fa, il singolo di lancio "Filthy" si è subito piazzato sulla scia di un luccicante passato senza far intendere grossi cambiamenti, ma un'ottima produzione hi-tech alla Jamiroquai altezza "Automaton", e un video sci-fi dai toni quasi comici, han fatto del progetto uno dei momenti più curiosi del momento.
Questo ponte col passato è stato poi reiterato col secondo estratto "Supplies", altro tipico midtempo alla Neptunes con lugubri acciacchi elettronici e un bellissimo intermezzo vocale: quando veste i panni della popstar stronzetta e arrapata ma con classe e savoir faire, Timberlake casca sempre in piedi. Tra i riusciti momenti per così dire "reazionari", figurano pure la sfavillante accoppiata post-disco di "Montana" e "Breeze Off The Pond", che sono due ottime produzioni tutte morbidezze vocali e svolazzi sintetici, ma una menzione di riguardo va fatta per "Higher, Higher", ottima traccia condotta da un semplice pattern di pianoforte e una seducente melodia.

Decisamente più ammirevole, però, quando il vecchio team cambia la cromatura senza snaturare l'ormai celebre matrice originaria; "Midnight Summer Jam" è un disco-funk condotto da una vibrante pulsazione elettronica ma arrangiato con le tessiture di banjo, violino e armonica - su carta può sembrare kitsch e invece è il momento migliore del disco (viene in mente la debuttante Sheryl Crow che mischiava la propria ruspante tradizione americana a ritmi funk-r&b imparati dopo aver fatto da corista a Michael Jackson durante il tour di "Bad").
"Livin' Off The Land", poi, inanella una delle melodie circolari più rassicuranti del disco, ma il lavoro di produzione è magistrale e il tutto si salva proprio all'ultimo. E poi c'è "Sauce" che monta mini-rincorse vocali r&b ad alto contenuto erotico su un'umidiccia atmosfera da dive bar - l'effetto non è tremendo come quando Jessica Simpson si cimentava con "These Boots Are Made For Walking", ma lo stesso Timberlake aveva fatto di meglio con la vecchia "Drink You Away", ottima traccia contenuta nella "20/20 - 2 of 2".

Quando però questa sorta di ritorno alle origini viene proposta con meno fantasia, Justin perde un po' di quel carisma che solitamente gli fa comandare le grosse platee, il che è un peccato dal momento che questo tipo di figura maschile ultimamente latita nel panorama mainstream. Sta di fatto che su "Man Of The Woods" quelle fantasmagorighe partiture electro-orchestrali che avevano fatto dell'intera "20/20 Experience" una delle produzioni più raffinate del decennio in corso lasciano posto a momenti di tale semplicità che la sottile voce di Timberlake, da sola, non riesce a soverchiare.
Decisamente deludente il terzo singolo estratto "Say Something", in compagnia del ruspante Chris Stapleton: la solita schitarrata country con ritornello basico fatto apposta per essere intonato a un festival campestre assieme ai fan dei Mumford & Sons. Ma anche l'atteso duetto con la bella voce di Alicia Keys su "Morning Light" scorre via talmente sommesso che a fine traccia abbiamo già dimenticato chi cantava cosa. Pure la title track e "The Hard Stuff" sono due momentucci di moderno country che davvero non offrono alcun spunto d'interesse, mentre l'intermezzo "Hers" (recitato dalla moglie Jessica Biel) si lega tematicamente alla coda della successiva "Flannel", ma la canzone di per sé si perde in un bagnetto di romanticismi oltre ogni kitsch. E la conclusiva "Young Man" dà il colpo di grazia, lasciando quell'amaro in bocca che non proprio vorresti da un disco di Timberlake: trattasi dell'ormai obbligatorio momento famigliare, dove il neo-genitore di turno infila i vagiti del pargolo e le coccoline della moglie - il tutto poi montato su un trito motivetto reggae da pubblicità di un succo di frutta bio.

Sono questi i momenti che abbassano la media di un disco "minore" nell'altrimenti parca e ben orchestrata carriera di Timberlake. La fantasia non latita, la pur bizzarra idea di moderno country-r&b dalle trame electro/acustiche a tratti mostra tutto il potenziale. Ma nella sua interezza, un album come "Man Of The Woods" suona anche come il lavoro di un uomo che vuol giocare sicuro per non offendere nessuno, un leitmotiv alquanto apparente dal momento che il disco viene rilasciato proprio in vista dell'esibizione al Super Bowl 2018 - e dopo quel famoso scandalo del capezzolo di Janet Jackson dal quale lui uscì illeso, oggi il karma sembra averlo avvolto da una vaga paranoia buonista, il che non è proprio il massimo per una popstar del suo rango. Fa comunque piacere notare come un uomo ormai prossimo ai 40 come Timberlake riesca ancora a fare le cose a modo suo, nell'attuale panorama mainstream anglofono di personaggi come lui non ce se sono quasi più.

05/02/2018

Tracklist

  1. Filthy
  2. Midnight Summer Jam
  3. Sauce
  4. Man Of The Woods
  5. Higher, Higher
  6. Wave
  7. Supplies
  8. Morning Light feat. Alicia Keys
  9. Say Something feat. Chris Stapleton
  10. Hers (interlude)
  11. Flannel
  12. Montana
  13. Breeze Off The Pond
  14. Livin' Off The Land
  15. The Hard Stuff
  16. Young Man








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