Home recensioni drammatico Auguri Mammina Cara, cult che invecchia meravigliosamente – La recensione

Auguri Mammina Cara, cult che invecchia meravigliosamente – La recensione

La controversa storia di Joan Crawford, leggendaria star cinematografica, in lotta con il suo ruolo di attrice acclamata e madre tormentata, vista dagli occhi della sua figlia adottiva Christina.

Quest’anno compie ben quaranta anni Mammina cara, cult tratto dall’omonimo romanzo scritto da Christina Crawford. Uno degli esempi più memorabili, e iconici, nella storia in cui una figlia si toglie i sassolini sulla scarpa in pubblica piazza contro sua madre.

Passano gli anni, eppure questo dramma sembra non invecchiare neanche un secondo, proprio come vorrebbe essere Joan Crawford.

Tutto inizia col regista che segue con venerazione e attenzione questa diva che si prepara meticolosamente per il set cinematografico. Delle braccia, una bacinella di ghiaccio, un invidiabile guardaroba. Solo poco dopo ci viene mostrato il suo viso e lo spettatore si trova già fan in attesa della star che si fa desiderare. Vediamo subito dopo una Crawford desiderosa di maternità, una donna disposta a tutto pur di avere una figlia. Non tutti, però, sono predisposti a essere genitori e la piccola Christina si trova in balia di una mamma egocentrica che fa tutto prima per sé stessa. Sembra voglia abitare a tutti i costi in una casa per bambole, dove tutto deve essere perfetto e tutti devono stare al suo gioco. Perché se vai contro di lei, lei ti fa sparire.

Faye Dunaway è Joan Crawford

Mammina cara non è un attacco gratuito alla Crawford, un’attrice che non ha fatto mai mistero delle armi usate per ottenere il successo. Anche se presenta solo un punto di vista, quello della figlia, non stentiamo a credere alle scene mostrate.

La nostra mammina cara è così superba che quando prende in braccio la piccola, la vediamo ascendere le scale e piazzarsi al centro come una Madonna pagana. Così, infatti, è come si vede la protagonista ed è interessante come viene raccontata dal regista Frank Perry il quale la mostra spesso come una cattiva Disney, una matrigna quando si fa portare la colazione a letto dalla figlia o la regina di cuori quando si mette a tagliare le rose con le cesoie in una delle scene più iconiche da brividi (Tina, portami l’accetta!). Curioso che proprio la Crawford sia stata presa come ispirazione dalla Disney per i personaggi della matrigna di Biancaneve e di Crudelia De Mon.

Un teatro camp e grottesco, Mammina cara ci insegna quanto sia difficile e oscura la vita di una donna con seri problemi d’alcol. Spesso le sue azioni sono dovute da quello che ha bevuto e non è lucida.
Impossibile non amare questo fotogramma perfetto

Troviamo scene indimenticabili. Oltre quelle citate sopra, impossibile dimenticare il momento delle grucce di ferro con una Crawford che rimprovera la figlia mentre ha una maschera di bellezza sul viso. La battuta in questione (Niente grucce di ferro, che ci fanno le grucce di ferro in questo armadio, io te l’ho detto) è stata anche inserita al 72° posto nella lista delle cento migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi. Indubbiamente  Mammina cara è un film che per essere di quaranta anni fa è stato molto coraggioso visto che presenta un ritratto senza filtri di un’icona hollywoodiana. Fosse uscito ora non avrebbe fatto tanto clamore e non avrebbe ricevuto tante cattiverie gratuite, tra tutte il Razzie Award come peggior film, esempio di quanto siano ipocriti questi premi che in quei primi tempi candidarono allo stesso premio, cult come Venerdì 13 o capolavori come I cancelli del cielo di Michael Cimino, Cruising di William Friedkin o Shining di Stanley Kubrick.

Perché a quei tempi, e un po’ anche oggi, se fai smuovere gli animi e presenti sporco dovevi essere per forza punito come la Crawford che punisce sua figlia dopo che viene sorpresa ad amoreggiare. Proprio lei che faceva chiamare a Christina tutti gli uomini che frequentava, zii.

Mammina cara è un grande film di luci e ombre come un meraviglioso testo teatrale di Tennesse Williams, autore che scavava con profondità, ed estrema drammaticità, nello sporco, e nel lato oscuro, della borghesia americana. Qui non troviamo solo angherie, ma un racconto di una figlia che, dopotutto, vuole ancora bene alla madre, una donna con l’occhio di bue fisso su di lei.

Niente grucce di ferro!

Meravigliosi i costumi della leggendaria Irene Sharaff, vincitrice di ben cinque premi Oscar per capolavori come Un americano a Parigi, Il re ed io, West Side Story, Cleopatra e Chi ha paura di Virginia Woolf? che elevano il film a livelli veramente eccellenti rendendo le scene presentate ancora più indimenticabili e iconiche. Certe sequenze sono perfette per armonie di colori e di riprese. La regia di Frank Perry è attenta, sempre in bilico tra favola e incubo. Dà molto importanza agli occhi, cartolina della Crawford. Incisivi i tagli di luce che presenta in più situazioni.

Joan Crawford nel 1970 disse che Faye Dunaway fosse l’unica giovane attrice ad avere tutte le carte in regola per diventare una vera star ed è curioso vedere proprio lei nei panni della protagonista. La sua interpretazione, spesso obbligata a scivolare nell’over acting, è gigantesca. Un tour de force attoriale che dimostra tutto l’immenso talento, e carisma dell’attrice. E’ così incredibile la somiglianza che sembra veramente di vedere la Crawford. La Dunaway si immerge da grande interprete in queste meravigliose vesti ed è brillantissima, una performance che appare al 41° posto nella classifica dei personaggi più cattivi della storia del cinema. Tutto meritatissimo.

Eccellente Mara Hobel nei panni di Christina Crawford da piccola, molto spontanea la quale regge benissimo lo schermo con la sua mamma cinematografica. Memorabile la colonna sonora di Henry Mancini.

Faye Dunaway e Mara Hobel

Sì, Mammina cara è uno splendido cult, il film di riferimento nella storia del cinema per quanto riguarda la categoria bad mum, un dramma che dovrebbe essere riscoperto a più persone per denunciare il fatto che non tutti possono essere genitori e che non si possono desiderare figli per un desiderio egocentrico.