Magic Mike - The Last Dance Recensione

Magic Mike - The Last Dance: recensione del film di Steven Soderbergh

07 febbraio 2023
3.5 di 5
19

Soderbergh torna a dirigere Channing Tatum nei panni (ridottissimi) dell'ex stripper Mike. Ironico, divertito, liberissimo come sempre, fa di Magic Mike - The Last Dance una fiaba femminista e romantica, una sorta di My Fair Lady al contrario, dove a fare il prof. HIggings è una Salma Hayek a dir poco esplosiva. Recensione di Federico Gironi.

Magic Mike - The Last Dance: recensione del film di Steven Soderbergh

Quanto è furbo, Steven Soderbergh. E quanto è intelligente, Steven Soderbergh.
Direi anche, e forse soprattutto: quanto è bravo, Steven Soderbergh.

Dopo aver lasciato - in parte, in parte - la regia del secondo film in mani altrui, torna dietro la macchina da presa e chiude la trilogia di Magic Mike nella maniera più spettacolare, divertente, esagerata e romantica possibile.

Basta parlare di sogno americano, basta ragionare sul capitalismo del corpo, sul farcela senza troppa fatica a colpi di ballo e sesso (che sono un po’ la stessa cosa), sul revanscismo proletario e febbrile del sabato sera. Chiudere si deve chiudere in bellezza, mettendo da parte il portofogli e facendo parlare solo il cuore: il sentimento.
Non a caso l’America viene lasciata alle spalle, e il fisicatissimo Mike di Channing Tatum, che ritroviamo bar tender part time a Miami vola in Inghilterra con Maxandra Mendoza, ricchissima per matrimonio e formosissima (come nella vita lo è la sua interprete Salma Hayek Pinault), che diventa il suo professor Higgings, in un certo senso, nel senso di un My Fair Lady ribaltato e messo sottosopra. Sottosopra viene messa anche la Londra posh di Maxandra, con l’arrivo di Mike. Perché se con la sua ultima (o penultima) danza Mike ha messo sottosopra la vita della donna, riaccendendo in lei il fuoco di una passione artistica e di vita, l’americano a Londra ha un effetto dirompente. E quasi sempre benefico.

Cos’è allora Magic Mike - The Last Dance? È una favola romantica, la favola romantica di cui abbiamo bisogno oggi. Una favola che ci racconta della libertà, della libertà del sentimento, e di come sia ora di dire basta alle convenienze, all’opportunità che diventa opportunismo, a una conservazione del benessere, dello status quo, delle sicurezze materiali che diventano catene e che portano all’involuzione.
Mike, forte della libertà di chi non ha niente da perdere e ha il pieno di passione, la vita di Maxandra la cambia davvero, e radicalmente, fino alle estreme conseguenze. Mike, col ballo e con la sua libertà, apre gli occhi, e la porta verso il futuro.

Che poi, e ben vedere, di questi film costruiti (anche) a tavolino a uso e consumo di un pubblico femminile (e omosex), con il loro sfoggio indiscriminato e mortificante, per noialtri mortali, di pettorali, addominali, dorsali e via elencando, Magic Mike - The Last Dance è il più sinceramente e radicalmente femminista dei tre della serie.
Quello che per davvero inneggia alla liberazione del desiderio femminile, lì dove il desiderio non è solo quello - pur sacrosanto - sessuale, ma anche quello di vivere la propria vita senza accontentarsi del meno peggio, o di quel che passa il convento, ma inseguendo sempre ciò che si vuole davvero.

Soderbergh si diverte un mondo, e si vede, alternando momenti di grande raffinatezza tecnica ad altri dove appari quasi volutamente sciatto e disinteressato, per poi ribaltare (e moltiplicare) di nuovo le prospettive; giocando con gli avanguardismi spiazzanti quando meno te lo aspetti; facendo parlare (benissimo) i suoi personaggi con i corpi almeno quanto con le parole.
E, spesso, che parole, visto che nel film ci sono battute e scambi di bauute davvero divertentissimi, la maggior parte delle quali messe in bocca a Victor (Ayub Khan-Din), il maggiordomo di Maxandra, personaggio da antologia, parodico ma in grado di confermare anche uno stereotipo positivo.

Però, con buona pace di Victor, e della figlia di Maxandra, Zadie (Jemelia George, una sorta di Daria un po’ meno cinica), in Magic Mike - The Last Dance contano solo loro, Mike e Max. Il film è loro, e solo loro, come solo loro seppur universale, è la storia.
Soderbergh lo sa, sa anche chi è che ha a disposizione, e gli lascia il campo libero per divertirsi e dare sfogo a quel che sanno fare meglio, funzionando sempre. Perché Channing Tatum, alla indubbia presenza, e all’indubbia prestanza, somma una simpatia piuttosto epidermica, e quel modo di fare un po’ sornione, ma spiccio e pragmatico che nel contesto del rigido formalismo britannico risalta ancora di più, mentre Salma Hayek è esplosiva in un ruolo esagerato, nevrotico, sensuale, eppure anche fragile e dolcemente seduttivo.
Insomma: ci sono gli attori, c’è un regista, ci sono i temi giusti, numeri di ballo incredibili e il tutto è sempre molto leggero e ancora più divertente. Non mi pare ci si possa lamentare.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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