Madres paralelas - Recensione

Dopo Dolor y Gloria, Pedro Almodóvar torna a riflettere sulla maternità.

Madres paralelas - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Una riflessione sui legami capace di muoversi con disinvoltura tra dimensione pubblica e privata.
  • Penélope Cruz e Milena Smit rappresentano le punte di diamante di un cast veramente a fuoco.
  • Il montaggio serve la tensione esaltando contemporaneamente l’umanità del racconto.

Nel suo p enultim o lungometraggio, Dolor y Gloria, Pedro Almodóvar percorreva un cammino deliberatamente autobiografico esplorando il rapporto con la figura materna. Ammetto di non essere andato completamente d’accordo col film in questione per questioni di tono, e in via di alcune scelte poco felici nella costruzione del secondo atto; di contro, tutto il discorso attorno al tema della famiglia e del lascito era stato gestito con grande sensibilità.

Con Madres paralelas il cineasta spagnolo torna a praticare lo stesso terreno, lasciando da parte il piano biografico per spingere il discorso verso conseguenze inattese e tessendo, in definitiva, una sorta di “prosecuzione in antitesi” del film precedente.

È anche vero che il rapporto tra genitori e figli è da sempre una costante all’interno della poetica del nostro, ma da qualche anno sembra passare da corde differenti: vuoi per questioni di maturità artistica che prettamente anagrafica.

Presentato in apertura all’ultima Mostra di Venezia, Ma dres paralelas è un dramma borghese che penetra nella tragedia di stampo classico adoperando come grimaldello una meccanica di sospetto à la Dostoevskij ; un dramma che parte da una suggestione pubblica, addirittura politica, per poi piegarsi sul senso della famiglia, biologica e non.

Alla fine, Madres paralelas rappresenta soprattutto un atto di conciliazione verso i legami.

We should all be feminist

Come da titolo sia mo davanti a un racconto matriarcale nel senso più netto del termine , in elusione a una s fera maschile incapace di entrare nel merito della maternità per questioni "di carne e sangue".

Sempre la maternità, del resto, rappresenta il punto d’incontro tra le due protagoniste: da una parte, Janis (Penélope Cruz): fotografa di moda, matura, emancipata e all’apparenza sicura di sé; intenzionata a gestire la propria gravidanza senza il coinvolgimento del partner. Dall’altra la giovanissima Ana (Milena Smit), una ragazza piena di paure e impicciata da una madre ingombrante - persino quando non c'è - portata in scena con incredibile efficacia dall’attrice Aitana Sánchez-Gijón.

Quando è in scena, il personaggio di Aitana Sánchez-Gijón si mangia il film.

Le due si incontrano in ospedale, a Madrid. Stringono amicizia, Janis fa appena in tempo a ritagliarsi un ruolo di sorella maggiore/madre putativa nei confronti di Ana, dopodiché ognuna per la sua strada. Ma senza drammi o altro, come capita spesso nella vita.

A riunirle qualche tempo dopo sarà, apparentemente, il destino. Un destino che piano piano si trasforma in dilemma tessendo attorno alle protagoniste una rete sospesa tra am ore, tragedia e non detti rispetto alla quale, per una precisa scelta del regista, lo s pettatore resta sempre un passo avanti in modo da permettere alla tensione di espandersi.

"Che avete tutti da guardare?".

Assecondando l’entropia tipica di Almodóvar, la relazione tra Janis e Ana diventerà sempre più complessa, le ombre sempre più fitte, e prima di dipanarsi si aggrapperanno con le unghie alla negazione della realtà contribuendo ad alzare la posta emotiva del racconto e rimescolando continuamente ruoli e gerarchie.

Eppure, an che nelle situazioni più tese resta lampante l’affetto che il regista ripone verso i suoi personaggi e, in generale, verso l’umanità , scegliendo come sempre di accogliere tutte le sfumature dell’esistenza; senza tag liare la morale con l’accetta né giudicare nessuno.

Intanto Madrid se ne sta lì sullo sfondo, senza invadere la scena ma nemmeno fare spallucce.

Il passato è il mio bastone

Prima ho parlato di entropia, sì, ma i n Madres paralelas non ci sono elemen ti lasciati a l c aso né caratterizzazioni abbandonate a sé stesse : tutti i personaggi respirano a prescindere dal tempo passato in scena. Persino la parentesi teatrale della madre di Ana riesce a ritagliarsi il suo bravo spazio nel banchet to apparecchiato da Almodóvar: in fondo, nessuno meglio del nostro è in grado di passeggiare ordinatamente in mezzo al caos, di controllare le esplosioni grazie al gusto per le composizioni, per le architetture e il montaggio, ma soprattutto alla capacità di non perdere mai di vista il quadro generale.

Quadro che in questo caso si chiude con un movimento circolare tutt’altro che neutro: il film riconcilia la dimensione pubblica con quella privat a, ma non prima di aver scosso il punto di vista di personaggi e spettatori .

Madres paralelas sbarcherà al cinema giovedì 28 ottobre.

Verdetto

Madres paralelas è probabilmente uno dei migliori Almodóvar degli ultimi anni. Dopo la parentesi autobiografica – e, se lo chiedete a me, non perfettamente a fuoco - di Dolor y Gloria, il regista spagnolo torna a praticare gli spazi che conosce meglio: quelli del dramma borghese e della tragedia con personaggi complessi, irrisolti tra tensioni pubbliche e necessità private. Attraverso le ottime interpretazioni Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón e Penélope Cruz (quest’ultima premiata a Venezia con la Coppa Volpi), e servendosi di un meccanismo narrativo in andirivieni tra passato e presente, il film costruisce una macchina della tensione assolutamente perfetta; capace di inguaiare tanto i personaggi quanto gli spettatori ma senza dimenticare a casa l’indulgenza.

In questo articolo

Madres paralelas - La recensione

9.2
Ottimo
Una profonda riflessione sui significati della maternità, nonché uno dei meglio Almodóvar degli ultimi anni.
Madres paralelas
Approfondisci
Commenti