Ma cosa ci dice il cervello Recensione

Ma cosa ci dice il cervello: recensione della commedia di Riccardo Milani con Paola Cortellesi

17 aprile 2019
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Una storia corale fra commedia morale sui vizi degli italiani, fra vessatori e vessati.

Ma cosa ci dice il cervello: recensione della commedia di Riccardo Milani con Paola Cortellesi

I vizi e le virtù degli italiani sono di nuovo al centro di una commedia di Riccardo Milani, co-sceneggiata e interpretata da protagonista assoluta da Paola Cortellesi, sempre più regina del cinema comico italiano. Sfogliando le pagine di cronaca, questa volta non si concentra sulle differenze sociali di Come un gatto in tangenziale, anzi, racconta un paese, ma soprattutto la sua capitale, Roma, in cui i vizi accomunano ogni classe sociale o titolo di studio. Ma cosa ci dice il cervello è il poco efficace titolo di un film affollato di personaggi e tematiche, che si pone la sfida di far ridere con una commedia morale, mantenendo l’allarme etico bene acceso. Un equilibrio non semplice, specie in un’epoca cinica come la nostra, in cui a suscitare la risata, se non un sorrisino di empatica complicità, è più chi dà una testata che chi la riceve.
Si può ridere, insomma, limitando le dosi di cattiveria a piccole vendette morali con il profumo della tradizione yiddish, o magari delle strisce animate Disney, visto che la stessa Cortellesi definisce il suo personaggio come Superpippo?

Una battuta, la sua, ma in realtà non siamo così lontani dall’ironia che regnava nel mondo di Paperopoli, fra le angherie e le piccole grandi rivalse del mondo dei paperi di quella Disney che i supereroi se li è comprati attraverso la Marvel. Ma andando con ordine, la struttura del film inizia esattamente come un cinecomic, con la descrizione della vita anonima di copertura della protagonista, una donna grigia che si trascina la mattina nel suo ufficio di un ministero. Non ha super poteri, ma super responsabilità sì, una volta strisciato il proverbiale cartellino, e scesa nell’iper tecnologico e segreto quartier generale dei “Servizi Nazionali”. 

Quella di Giovanna è una doppia vita che, se ingloba l’archetipo della fuga, crea non poche frustrazioni quotidiane dovute all’esasperata ricerca dell’anonimato in quella che non è più la vera vita, ma una condizione in cui si trascina, fra una madre irrefrenabile, fra vestiti alla Abba e corsi di reggaeton, e una figlia piccola che non stima la madre dalla vita così dimessa. Insomma, è un duro lavoro quello degli agenti segreti, niente gloria pubblica e pure la necessità di sopportare i tragitti in macchina per una città isterica e totalmente fuori controllo senza reagire, per non perdere la composta copertura.

Ma cosa ci dice il cervello è però un film corale, almeno per buona parte (la più divertente), e allora dopo un inizio a carburazione ridotta, come ogni buon cinecomic impegnato a mettere in scena contesto e particolari, ecco che spuntano I fantastici 5 (a proposito di linguaggio supereroistico), i compagni di scuola preferiti di Giovanna, che si sono persi di vista da almeno vent’anni. Ecco che la temibile minaccia del gruppo chat di ex compagni di scuola si trasforma nell’occasione per la nostra Superpippo di ottenere qualche soddisfazione anche al di qua della linea d’ombra di un povero agente segreto.
Sono infatti quotidianamente vessati, i suoi amici: dalla fracassana hostess Claudia Pandolfi al saggio allenatore di calcio per ragazzi Vinicio Marchioni, passando per la pediatra che lotta contro pazienti laureati su wikipedia, interpretata da Lucia Mascino; ma soprattutto c’è l’insegnante vecchia fiamma di Giovanna, Stefano Fresi, dopo tanti anni sempre biondo, ma per il resto cambiato non poco.

A quel punto, Giovanna si prenderà una pausa dalle sue missioni, tutto sommato credibili anche se un po’ stiracchiate in lunghezza, per farsi paladina dei suoi amici, vendicandosi incarnando una decina di personaggi diversi, sempre senza esagerare, degli orrendi vessatori portatori insani di vizi e mostruose abitudini dell’italiano di oggi. Allergia alle regole del vivere comune, mancanza di rispetto per le competenze, ostuta convinzione che un rapido sfogliar di wikipedia possa sostituire anni di studi, isterica incapacità a tollerare una anche elementare convivenza reciproca: sono queste le principali atrocità sociali di questi anni che Milani vuole far emergere. Per sconfiggerle niente schioccar di dita con guanto o kriptonite, ma la sempre efficace, ma ormai dimenticata, arma di contenimento delle proprie esagerazioni che si chiama vergogna, esponendoli a un capovolgimento del loro punto di vista, mettendoli davanti a uno specchio.
Se solo funzionasse nella vita reale.

Temi e personaggi sono tanti, anche troppi, anche se Ma cosa ci dice il cervello, per rispondere alla domanda di molte righe più in alto, riesce a far ridere, senza usare quell’isterico cattivismo che vuole denunciare, usando il garbo di una protagonista, Paola Cortellesi, il cui talento comico viene supportato da compagni di squadra efficaci e ben assortiti.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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