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Recensione "Lo straniero", Albert Camus - 110 anni dalla nascita

Il 7 novembre ricorrono i 110 anni dalla nascita di Albert Camus, scrittore, filosofo e attivista francese, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1957.  Nei suoi romanzi e saggi ha sempre messo al centro l’essere umano, ponendo l’attenzione sui dubbi e sulle angosce che la vita stessa determina, non a caso è sempre stato associato alla corrente esistenzialista anche se non ha mai gradito questa etichetta. Un uomo nato in una colonia francese del nord africa, non abbastanza francese per essere europeo, non abbastanza algerino per essere africano. Uno straniero insomma, in ogni contesto e ad ogni epoca, proprio come il titolo del suo libro più noto: Lo straniero. 

 

Ad Algeri vive Meursault un uomo solo che si nutre di ore vuote, ancora di più dopo la morte della madre verso la quale non ha dimostrato il minimo senso di dolore né affetto.  Il nostro protagonista è un impiegato che indossa occhiali e camicie chiare di cotone, un uomo che ama affacciarsi al suo balcone la domenica pomeriggio per guadare il negozio di fiori che apre e la signora che porta a spasso il cane. Non gli interessa mischiarsi con le persone, gli basta guardare la vita degli altri, da lontano, senza interferire. È un uomo a cui non manca nulla in fondo, ha il suo lavoro, una casetta in centro ad Algeri ed anche una fidanzata, una bella donna che con fatica riesce a trovare punti di comunicazione con lui, ma sente di amarlo e gli sta vicino nonostante lui non ne abbia davvero bisogno, nonostante a lui non interessi averla accanto.  

 

È questa la vita di Meursault, lenta, uguale e docile, una vita subita più che realmente vissuta. Ma un giorno qualcosa cambia, per una serie di strane e fortuite dinamiche si ritrova, in un pomeriggio assolato, a passeggiare con due uomini su una spiaggia. Tra i due inizia una furiosa lite che diventerà sempre più accesa, fomentata dal caldo torrido algerino e dalla stanchezza travolgente che si trasforma in rabbia, Meursault non riesce a gestire tutto questo caos e senza sapere come si ritrova a maneggiare una pistola che usa sparando  ad uno dei due uomini, uccidendolo all’istante.

 

Da questo momento non è più un uomo qualunque, non è più un mite impiegato che vive di routine affacciato alla finestra di casa sua, ora non potrà più godere degli abbracci caldi e dell’amore immeritato della sua donna, ora avrà davvero un motivo valido per sentirsi solo, per non riuscire ad avere amici, per non provare nulla. Adesso Meursault è un assassino. Un uomo diverso dagli altri, estraneo alle cose, alle persone e alle esperienze, un uomo straniero in terra ignota.

 

È in questa fase del romanzo che viene fuori il significato denso di quanto sia relativa l’esistenza dell’uomo sulla terra. Meursault non farà nulla per difendersi, non si tutelerà né si dichiarerà pentito del crimine commesso. Si sente scevro di ogni emozione, si abbandona al suo destino perché reputa inutile lottare e trovare salvezza in un mondo che lo ha lasciato solo molto prima che diventasse un assassino.  

 

Con questo libro più che gli altri, Camus è riuscito a mettere in luce i lati più cupi racchiusi nella difficile dimensione di sentirsi umani in un mondo che spesso ci rende invisibili. Viene fuori la precarietà della sua dimensione di cittadino incompiuto: un francese algerino che mai si è realmente integrato nel pomposo contesto europeo né nel primitivo contesto africano. Camus riesce a trasmettere attraverso questa storia apparentemente semplice tutta la vulnerabilità della vita, dimostrando quanto tutto quello che stringiamo fra le mani può scivolare via per un’azione diversa e magari sbagliata, ed invita ad una riflessione centrale: quello che abbiamo quanto ci rende davvero gli uomini che siamo? Con questo romanzo apparentemente immobile Camus riesce a raccontare il caos che può abitare l’animo di un solo uomo incompreso e incompatibile con la realtà trasformandolo, in un tempo brevissimo, da semplice impiegato a spietato assassino. Un romanzo ritmato, profondo e disturbante. 

 

 

 

Maria Carmela, libraia Giunti al Punto di Eboli

Albert Camus
Pubblicato nel 1942, ''Lo straniero'' è un classico della letteratura contemporanea: protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo.
Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto - il processo e la condanna a morte - senza cercare giustificazioni, difese o menzogne. Meursault è un eroe ''assurdo'', e la sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere attraverso una logica esasperata alla verità di essere e di sentire.
Un romanzo tradotto in quaranta lingue, da cui Luchino Visconti ha tratto nel 1967 l'omonimo film con Marcello Mastroianni.
Titolo originale: ''L'Étranger'' (1942).
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In fondo non c'è idea cui non si finisca per fare l'abitudine.

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