Quel viaggio in treno di Lenin che cambiò la storia - Corriere.it
Questo contenuto è pubblicato su Corriere della Sera Digital Edition, la nostra applicazione
per tablet e smartphone: Scopri Corriere Digital Edition

Scopri l'App >

Quel viaggio in treno di Lenin
che cambi� la storia

La seconda puntata della serie sulla rivoluzione russa del 1917: il �vagone piombato�, il ruolo della Germania e l’errore di valutazione del regime zarista

di Fabrizio Dragosei
shadow

Gli eventi convulsi del marzo 1917 non avevano preso alla sprovvista solamente lo Zar Nicola II che, in pochi giorni, aveva perso il pi� grande impero del mondo. Vladimir Ilijch Ulyanov, l’uomo che con lo pseudonimo di Lenin � universalmente ritenuto il padre della rivoluzione bolscevica, in quelle settimane era immerso nei suoi studi e la caduta della monarchia, le rivolte per le strade della capitale russa Pietrogrado, la nascita di un governo provvisorio lo avevano quasi spiazzato.

L’esilio

L’agitatore Lenin era stato esiliato dopo la fallita rivoluzione del 1905 ed era finito inizialmente in un paesino dell’Impero asburgico nell’attuale Polonia meridionale. Poi, con lo scoppio delle ostilit� tra i due grandi Imperi europei, aveva dovuto lasciare l’Austria-Ungheria e si era trasferito a Zurigo, in Svizzera. Aveva scelto la citt� posta sull’omonimo lago perch� era tra le pi� economiche della Confederazione e perch� disponeva di una ricca biblioteca pubblica nella quale Lenin passava la maggior parte del tempo. Aveva appena finito di scrivere uno dei suoi saggi pi� famosi, sul quale per decenni avrebbero poi studiato migliaia di rivoluzionari di tutto il mondo: L’imperialismo, fase suprema del capitalismo. Ma gli eventi incalzavano in Russia e nella sua capitale, alla quale era stato cambiato nome all’inizio della guerra, da Pietroburgo a Pietrogrado, per sostituire alla desinenza tedesca burg quella slava di grad. La giornata delle donne del 23 febbraio (secondo il vecchio calendario giuliano; l’8 marzo per il resto d’Europa che gi� adottava il riformato calendario gregoriano) aveva segnato l’inizio di manifestazioni sempre pi� incontrollabili. (Nella foto, Lenin gioca a scacchi con Alexander Bogdanov, sotto gli occhi di Maksim Gorki, a Capri nel 1908)

Stanchi di guerra

Quell’inverno era stato durissimo per i russi al fronte e altrettanto difficile in tutte le citt� dell’Impero con la scarsezza di viveri che si era fatta drammatica. I morti nelle trincee erano ormai milioni e nessuno voleva pi� continuare la guerra per lo Zar. Il 10 marzo era stato proclamato lo sciopero generale e dopo la strage dell’11, con 150 morti, le truppe iniziavano a non rispondere pi� agli ordini degli ufficiali. Dopo lo scioglimento della Duma (il Parlamento) da parte dello Zar, era stato formato un governo provvisorio al quale si contrapponevano i soviet (consigli) creati da contadini, operai e dagli stessi soldati. La base navale di Kronstadt si era ribellata al governo provvisorio, trucidando gli ufficiali. Lo Zar era stato costretto ad abdicare il 15 marzo e il 22 era stato arrestato.

La via del ritorno

Lenin (al centro nella foto, fra i membri dell’ Unione per la liberazione della classe operaia di San Pietroburgo, nel 1895) doveva assolutamente tornare in patria per prendere la guida dei suoi bolscevichi che sembravano non aver capito che quella era la grande occasione. Parlavano di continuazione della guerra e di unit� di tutte le forze democratiche e questo lo faceva andare in bestia. Tornare, dunque, ma come? Zurigo era separata dalla Russia dagli Imperi centrali in guerra con il suo paese. Avrebbe potuto tentare di arrivare via mare, passando per la Francia e circumnavigando la penisola scandinava come facevano i convogli alleati. Ma, intanto, c’era il fortissimo pericolo che la nave fosse colpita dai sottomarini tedeschi, come sarebbe accaduto pi� avanti anche al Lusitania. E, poi, francesi e britannici non avevano alcuna intenzione di favorire il ritorno in patria di un celebre agitatore che si sarebbe battuto perch� l’alleato orientale uscisse dal conflitto in corso, consentendo cos� a Germania e Austria di non dover pi� combattere su due fronti. L’unica strada possibile era attraversare la Germania in guerra per raggiungere la costa, imbarcarsi verso la neutrale Svezia e di l� proseguire fino al Granducato di Finlandia che faceva parte dell’Impero russo. Ma i tedeschi avrebbero accettato? Era un gioco rischioso per loro, ma l’Alto Comando germanico cap� che ne valeva la pena. Tutto, pur di aumentare le difficolt� della Russia e, magari, provocarne il collasso con la rivoluzione.

Il ruolo di Parvus

Vari personaggi iniziarono una lunga e complessa trattativa che vide coinvolti i socialisti svizzeri e quelli tedeschi, oltre a figure che agivano nell’ombra. Lenin desiderava l’aiuto tedesco, ma non voleva essere dipinto in patria come un agente del nemico. E proprio su questo tasto stavano gi� battendo i suoi avversari a Pietrogrado. L’uomo che contribu� maggiormente all’organizzazione del viaggio fu Aleksandr Parvus, un rivoluzionario russo che aveva stretto contatti con i tedeschi a Istanbul. Era stato lui a organizzare alcuni dei moti rivoluzionari russi grazie ai soldi avuti proprio dai tedeschi. E fu lui a finanziare il ritorno e a trattare l’accordo con Berlino.

Seconda e terza classe

Lenin e i suoi avrebbero viaggiato su in vagone con status di extraterritorialit�, al quale non avrebbero avuto accesso poliziotti e altri cittadini del Reich. Come racconta bene Catherine Merridale nel suo Lenin sul treno, appena pubblicato da Utet, il rivoluzionario russo rifiut� una carrozza di lusso e ne chiese una con i sedili di legno, con scompartimenti di seconda e terza classe. Il gruppo dei bolscevichi era formato in totale da 32 persone, una pattuglia piuttosto eterogenea. Lo stesso Lenin viaggiava con la moglie Nadezhda Krupskaya, ma sul treno c’era pure l’agitatrice rivoluzionaria Inessa Armand, sua amante. Grigorij Zinoviev, futuro presidente del Comintern, era a bordo assieme alla consorte e al figlio di nove anni. Ma prima della partenza, si present� al treno anche la sua prima moglie Olga che alla fine divise con la famiglia lo scompartimento. C’erano vecchi compagni di lotta, come Grigorij Usievich, che avrebbe comandato la rivoluzione a Mosca. Si present� con la moglie Elena e il padre di lei Feliks Kon. In seguito molti di loro furono eliminati da Stalin.

La linea con il gesso

Il vagone aveva due gabinetti, uno in testa e uno in coda. Nell’ultimo scompartimento, sedettero le guardie. Fu tracciata una linea col gesso che separava le due zone del treno (e uno dei gabinetti, quindi, rimase in �territorio� tedesco) e che non avrebbe dovuto essere mai oltrepassata. I russi, sapendo che anche la Germania era affamata dopo quasi tre anni di guerra, si presentarono carichi di salsicce, formaggio e altri generi alimentari. Ma i doganieri svizzeri, a sottolineare che il loro Paese non aveva nulla a che fare con quell’intesa, sequestrarono quasi tutto al primo posto di controllo a Schaffhausen, tranne poche cose oltre allo zucchero e al cioccolato. Lenin era con la moglie in uno degli scompartimenti di seconda classe. Le famiglie furono alloggiate negli altri due scompartimenti di seconda, mentre gli altri finirono in terza classe.

Divieto di fumare

Il leader bolscevico odiava il fumo e quindi sul convoglio le sigarette erano vietate. I fumatori, visto che non potevano mai scendere dal vagone, finivano per occupare permanentemente il gabinetto, suscitando vivaci proteste degli altri. Fu lo stesso Lenin a codificare le regole per quel viaggio e a risolvere la questione: pass di prima categoria per i non fumatori (che quindi avevano la precedenza) e pass di seconda categoria per i tabagisti. Il 9 aprile il treno aveva lasciato Zurigo, e dopo aver attraversato il vicino confine tedesco, aveva proseguito verso Stoccarda, Francoforte e Berlino. Il convoglio viaggiava solo di giorno, per motivi di sicurezza e, nonostante la segretezza, suscitava l’interesse di migliaia di tedeschi. Cos� ai punti di sosta, i gendarmi dovettero varie volte richiamare i russi che continuavano a cantare a voce alta la Marsigliese e altre canzoni rivoluzionarie. Fatto certamente non ben accolto dagli affamati e depressi abitanti delle campagne.

Il traghetto per la Svezia

Quel convoglio era un problema, ma pure una priorit� assoluta per l’Alto Comando che sapeva bene in che stato si trovavano le truppe degli Imperi centrali. Ad Halle, come racconta ancora la Merridale, per far passare il treno di Lenin venne bloccato quello del principe della corona. L’11 aprile, finalmente, il vagone piombato, come venne definito, arriv� a Berlino dove fu parcheggiato su un binario secondario, sotto strettissimo controllo militare. Dopo 20 ore nella capitale del Reich, i bolscevichi poterono finalmente raggiungere la costa a Sassnitz, dove vennero imbarcati su un traghetto per la Svezia. I tedeschi avevano giocato il loro asso, l’unica speranza oramai di cambiare le carte in tavola, vista l’entrata in guerra degli Stati Uniti (il 6 aprile) e l’inizio della grande offensiva anglo-francese sul fronte occidentale il 9 aprile.

�Arrivo. Informate la Pravda�

A Malm� Lenin e i suoi poterono finalmente scendere dal treno piombato e passare la notte allo splendido Hotel Savoy. A Stoccolma, il 13 aprile, i russi furono accolti da sostenitori entusiasti. Credevano di essere quasi arrivati, ma il viaggio si rivel� ancora lungo e complicato, visto anche che le linee per il grande nord erano tutt’altro che veloci. In pi�, mentre il viaggio proseguiva nella neve verso Haparanda, al confine con la Finlandia, gli alleati ed alcuni esponenti del governo provvisorio russo si erano tardivamente messi al lavoro per tentare di bloccare quel viaggio. Non si erano mossi tempestivamente prima che il convoglio lasciasse la Svizzera e ora tentavano l’impossibile. Lenin venne fermato e interrogato a lungo alla frontiera, ma alla fine, senza un ordine esplicito dall’alto (nessuno aveva voluto prendersene la responsabilit� a Pietrogrado), fu lasciato entrare nel territorio dell’impero russo. Oramai era nel Granducato di Finlandia, praticamente a casa. Nulla poteva pi� fermarlo. Ai finlandesi Lenin promise la libert�, poi, da un ufficio postale, invi� un telegramma ai suoi: �Arrivo. Informate la Pravda�. (Nella foto, Lenin mentre legge la Pravda)

L’arrivo alla stazione Finlandia

In realt�, per entrare nel territorio vero e proprio dell’Impero, bisognava passare un altro posto di frontiera a Beloostrov. Lenin si aspettava nuovi controlli e nuovi interrogatori, ma invece le cose andarono del tutto diversamente. Centinaia di operai di Pietrogrado e cittadini della vicina Sestroretsk (20 chilometri di distanza) erano arrivati a piedi per salutare il leader bolscevico. Fu qui che Lenin tenne il suo primo discorso in suolo russo, salito su una sedia dopo aver abbracciato e baciato i pi� accesi. Era chiaro oramai che alla stazione di Finlandia della capitale dell’Impero, il 16 aprile Lenin non avrebbe trovato la polizia pronta ad arrestarlo. La cerimonia era stata organizzata in grande, soprattutto per far dimenticare che il leader era tornato in Russia con l’aiuto dei nemici tedeschi. Archi di trionfo sui binari, bandiere ovunque, oro e rosso dappertutto. Tantissime persone, donne con mazzi di fiori, la banda, un picchetto d’onore dei marinai del Baltico. Era il ritorno dell’eroe, esattamente come avevano deciso i leader locali. Questi sostenevano la tesi che occorresse unire le forze per �difendere la rivoluzione da qualsiasi attentato, sia dall’interno che dall’esterno�. Vale a dire, pieno sostegno al governo provvisorio impegnato a continuare la guerra. Ma Lenin li gel� subito con parole incendiarie. La folla lo sollev� di peso portandolo fuori dalla stazione. L�, quasi per caso, fin� sulla torretta di un’autoblindo. �La piratesca guerra imperialista segna l’inizio della guerra civile in tutt’Europa. Ormai l’intero imperialismo europeo pu� crollare da un giorno all’altro. La rivoluzione russa da voi compiuta ha dato inizio a questo crollo e ha aperto una nuova epoca. Viva la rivoluzione socialista mondiale!�

Fedeli alla linea

Era la linea che i bolscevichi avrebbero seguito da allora in avanti. Altro che unit� nazionale e proseguimento della guerra! Ma, per arrivare a dettare le sue condizioni, Lenin avrebbe dovuto combattere ancora per mesi. E a portarlo al potere, alla fine, non sarebbe stato un moto rivoluzionario, ma un colpo di Stato. La famosa Rivoluzione d’ottobre che in realt� si verific� il 7 novembre di quel 1917.

@drag6

10 aprile 2017