IL GIUOCATORE di Teatri di Pistoia: intervista al regista Roberto Valerio

Roberto Valerio, attore e regista, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, autore di celebri messe in scena di grandi classici, da Pirandello a Molière ad Arthur Miller ed Ibsen, approda adesso ad una commedia di Carlo Goldoni, IL GIUOCATORE, prodotto da Teatri di Pistoia, in tour per molti teatri italiani proprio in questi giorni (fino al 14 aprile alla Sala Umberto di Roma e dal 16 al 21 aprile al Teatro Gobetti di Torino).

Intervista a Roberto Valerio

Il cast de IL GIUOCATORE (foto di Lorenzo Marianeschi)

Susanna Pietrosanti (S.P.): IL GIUOCATORE è una rarità, una commedia di Goldoni non così frequentemente scelta per la messa in scena. Lei ha optato invece per farlo: quali le sue motivazioni?

Roberto Valerio (R.V.) : Quando si parla di Goldoni, in realtà, i testi sono tutti veri capolavori, esistono solo testi più o meno rappresentati. Il GIUOCATORE mi ha attratto perché il suo tema di base è la dipendenza, un male strettamente contemporaneo, una malattia di oggi. In Goldoni è una dipendenza dal gioco d’azzardo ma potrebbe riferirsi a molte cose, droga, sesso, social. La dipendenza costruisce una realtà diversa, una bolla, un cerchio di illusione, una nuova dimensione, una speranza personale e forte. Questo tema della dipendenza si aggancia con grande energia alla contemporaneità, è stato un modo di aprire il testo di Goldoni ai giorni di oggi.

S.P.: Questa sua attenzione al tema profondo della dipendenza ha sicuramente influenzato le sue scelte registiche…

R.V.: Certo. Ho optato per uno spazio diverso, ho scelto di cambiare gli spazi goldoniani, che sono solo due in realtà, la casa e la bisca, trasferendo tutta l’azione su una nave, meglio una barca, questo scafo metaforico e reale che traduce bene il fatto che siamo in balia delle onde, le onde del destino.

S.P. : Un ricordo dei grandi allestimenti di Giorgio Strehler? La nave che approda de Le Baruffe Chiozzotte?

R.V.: Sicuro, e anche il ricordo dell’episodio dei Mémoires goldoniani, la fuga del giovane Goldoni sulla barca dei comici, che, si dice, fu il primo incontro dell’autore col mondo del teatro.

S.P.: Mettere in scena Goldoni oggi non è certo un’operazione che si possa fare senza la consapevolezza dei grandi ripensamenti registici che sono già stati operati sul lavoro del grande genio veneziano. Da quali di questi è stato influenzato?

R.V.: Strehler, senza dubbio – chi potrebbe non tener conto di Strehler avvicinandosi a Goldoni? E anche le regie di Massimo Castri, con il quale ho collaborato, e che ritengo fondamentali per intendere Goldoni – il Goldoni nero, quello della vera commedia, quello che racconta vere, profonde storie, impregnate anche di amarezza, complesse, bellissime.

Scena de IL GIUOCATORE (foto di Ilaria Costanzo)

S.P.: Personaggi complessi e imperfetti…

R.V. : Li amo, li trovo i più efficaci, i più interessanti. Io nasco come attore e se potessi ritornare sui miei passi il personaggio che vorrei incarnare sarebbe senza dubbio Jago, misterioso come pochi. Il vilain è sempre il personaggio più bello, più attivo e più attraente, e più affascinante.

S.P.: E’ stato complicato gestire un cast tanto nutrito?

R.V.: No. Io nasco attore, l’ho detto, e amo gestire il mio gruppo di attori e imparare, sempre, da loro. Secondo me il teatro sono gli attori, il futuro del teatro è proprio questo, testo, attori, pubblico, niente altro.  Il teatro è composto dagli attori, le loro voci e le loro personalità, io amo mettere in scena classici di molti interpreti, vorrei averne sempre molti, sono loro la chiave di una performance.

S.P.: Lei ha una lunga tradizione di interpretazione in scena di testi classici. Ama confrontarsi con questo tipo di teatro?

R.V.: Sì, amo la resistenza dei grandi classici, i germi universali che contengono, le verità profonde sull’animo umano che riescono a farci arrivare, collegandosi nel profondo al pubblico, oggi, in sala. Le tematiche sono sempre universali e profonde, e la sfida è renderli drammaturgicamente, linguisticamente, capaci di parlare al pubblico in sala, di afferrarlo nel profondo.   Su questo Goldoni ho lavorato drammaturgicamente, ho scelto, come dicevo, una diversa ambientazione, ho eliminato personaggi secondari che mi sembravano poco congrui, ne ho fusi due in uno, ho spostato alcune scene. Sempre però nel rispetto del classico, che non va trattato musealmente, ma reso vivo, sia nel modo di recitarlo, che è fondamentale, sia nella sistemazione drammaturgica, che deve collaborare alla sua eterna rimessa in vita.   

IL GIUOCATORE

adattamento e regia Roberto Valerio

con Alessandro Averone, Mimosa Campironi, Alvia Reale, Nicola Rignanese, Massimo Grigò, Davide Lorino, Roberta Rosignoli, Mario Valiani

scene e Costumi Guido Fiorato

musiche Originali Mimosa Campironi

luci Emiliano Pona

produzione Teatri di Pistoia – Centro di Produzione Teatrale

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