Laura Dern, da Jurassic Park a Palm Royale: “Sono figlia di Hollywood ma ho trovato la strada grazie a David Lynch. Ora una serie per raccontare le donne degli anni 60” - la Repubblica

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Laura Dern, da Jurassic Park a Palm Royale: “Sono figlia di Hollywood ma ho trovato la strada grazie a David Lynch. Ora una serie per raccontare le donne degli anni 60”

Laura Dern, da Jurassic Park a Palm Royale: “Sono figlia di Hollywood ma ho trovato la strada grazie a David Lynch. Ora una serie per raccontare le donne degli anni 60”

I genitori sono Bruce Dern e Diane Ladd, ha iniziato giovanissima (e ha portato a casa un Oscar e cinque Golden Globe). Adesso è produttrice e attrice su Apple Tv+. “Il mio modello di impegno? Jane Fonda, una grande amica dei miei”

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“Nella vita si lotta per entrare a far parte di un club, si è pronti quasi a tutto pur di essere ammessi. A me è successo a 17 anni quando David Lynch mi ha scoperta. In quel momento ho capito quale fosse il posto a cui volevo appartenere”. Laura Dern, 57 anni, cinque Golden Globe e un Oscar (era l’avvocato agguerrito di Scarlett Johansson in Storia di un matrimonio), due figli avuti con l’ex marito Ben Harper, una carriera ricchissima iniziata sotto il nume tutelare di Lynch (Velluto blu, Cuore selvaggio), blockbuster come Jurassic Park e serie di successo come Big Little Lies, è la figlia di due icone di Hollywood: Bruce Dern e Diane Ladd. Negli ultimi vent’anni è anche produttrice, l’ultimo lavoro è la serie Palm royale in arrivo il 20 marzo su Apple tv+.

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Anche a bordo piscina si combatte la lotta di classe, a colpi di Grasshopper e Martini dry, occhiali firmati, abiti alla moda. Quando Maxine Simmons (Kristen Wiig) fa il suo ingresso (arrampicandosi attraverso un muro posteriore) nel club più esclusivo di Palm Beach ha in mente un solo obiettivo: assicurarsi un posto al tavolo più esclusivo d'America, l'alta società in villeggiatura. È l'estate del 1969, dalla televisione Richard Nixon si rivolge alla nazione per convincerla che la guerra in Vietnam ha causato agli Stati Uniti troppe vittime e che occorre promuovere un progressivo disimpegno dell'esercito americano. È un'altra però la guerra che si racconta nella serie liberamente tratta dal romanzo Mr. and Mrs. American Pie di Juliet McDan. Maxine, socialite zelante senza portafoglio, moglie di un pilota, nipote - quello sì - di una delle signore dell'alta società in vacanza, da mesi in coma (la meravigliosa Carol Burnett), cerca di attraversare quella linea impermeabile tra "chi ha" e "chi non ha", ma i suoi tentativi di farsi accogliere in quella cerchia ristretta sono ardui. Laura Dern incarna l'anti Maxine, Linda. Che quella vita privilegiata, fatta di cause sociali da alimentare e occasioni mondane dove sfoggiare nuove mise, ha deciso di abbandonarla in favore dell'impegno femminista. Anche lei in fondo però fa tutto solo per essere accettata per quello che è.

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Chi è Linda?

"È una donna fiera del suo impegno, prova un profondo senso di colpa indotto dalla famiglia da cui proviene e dagli errori che hanno fatto quelli prima di lei. Con Linda abbiamo l’opportunità di esplorare non solo la bolla dorata di Palm Beach, ma anche quello che succede negli Stati Uniti e nel mondo nel 1969. Tutti noi, in questo momento di drammatica crisi climatica e politica, dovremmo provare questa spinta a migliorare la casa che condividiamo”.

Quanto è cambiato per le donne dagli anni Sessanta a oggi?

"Le protagoniste sono l’incarnazione di quanto sia complesso vivere per le donne in un mondo molto maschile come quello assurdo dell’alta società negli anni Sessanta. Maxine è felice di interpretare quel ruolo, convinta che quello che vuole suo marito sia esattamente quello che vuole lei. Come produttrice donna era una protagonista che non potevo farmi sfuggire soprattutto poi messa a confronto con il mio personaggio e il suo femminismo”.

Con l'Oscar per 'Storia di un matrimonio' (2020)
Con l'Oscar per 'Storia di un matrimonio' (2020) (afp)

Quali sono stati i suoi modelli?

"Sicuramente Jane Fonda che era già produttrice quando l’ho conosciuta la prima volta da ragazza. Lei è molto amica dei miei genitori, ha girato Tornando a casa con mio padre, ha prodotto uno spettacolo teatrale che hanno portato in scena lei e mia mamma negli anni Settanta. Non c’è stato nessuno che si è battuto quanto lei per portare in scena storie di donne che lasciano il segno. Ancora oggi per le donne mettersi al centro del racconto in tutte le industrie è una battaglia, ma quello che sta cambiando - almeno nel mondo dell’intrattenimento - è che oggi con l’algoritmo le piattaforme vedono che le donne, e le donne di una certa età, sono le maggiori consumatrici di contenuti. Come produttrici siamo chiamate a costruire mondi dove queste spettatrici possono riconoscersi e costruire cast sempre più dinamici rispetto a quelli del passato”.

D’altronde il vostro show copre un range anche solo per età veramente immenso, dalla ventiduenne Kaia Gerber (figlia di Cindy Crawford) alla mitica Carol Burnett, classe 1933. Nel cast c’è anche un insolito Ricky Martin.

"È stato veramente un regalo per noi averlo sul set, che lui sia riuscito a organizzare l’agenda per esserci. Al di là del talento di attore è veramente una persona umile e generosa, come produttrici eravamo emozionatissime che avesse accettato e grate per la passione che ci ha messo. Anche il suo personaggio rappresenta un’anomalia, con il personaggio di Linda e quello di Virginia (interpretato da Amber Chardae Robinson) incarnano mondi diversi e alternativi a quelli di Palm Beach”.

Qual è la contemporaneità di una storia ambientata nell’alta società della Florida di fine anni Sessanta?

"Uno dei temi cardini di questa storia è l’idea di arrivare alla linea di traguardo di qualcosa e rendersi conto che non ha più nessuna importanza e nel frattempo si è persa l’intera propria vita. È qualcosa su cui tutti dobbiamo riflettere, è un tema sempre valido nel 1969 ma anche oggi nel 2024”.

'Cuore selvaggio' di David Lyncg (1990)
'Cuore selvaggio' di David Lyncg (1990) 

Un altro è il senso di appartenenza, cosa si è disposti a fare pur di entrare a far parte del gruppo a cui si aspira.

" Appena ho letto il libro ho capito che questo era il tema di fondo. Creare questo mondo delizioso e impossibile, fatto di persone che fanno di tutto per appartenere a quello che loro ritengono essere la cosa più importante che è esattamente l’antitesi di ciò che conta veramente. Nella mia vita personale sono andata avanti a tentativi fin da bambina. Sei convinta di voler far parte di un gruppo e magari ad un certo punto realizzi che il club dove vuoi entrare e non è proprio adatto a te, questo solitamente avviene con l’adolescenza ma talvolta questa situazione ci segue per tutta la vita. Io sono cresciuta in una famiglia di attori, quindi fin da piccola mi è stato mostrato un club a cui forse volevo appartenere. È molto importante chi incontriamo sulla nostra strada e le relazioni che costruiamo per capire qual è il nostro club”.

Nella serie ha recitato per la prima volta con suo padre, Bruce Dern.

"Recitare con mio padre è stato uno dei momenti più alti della mia carriera e della mia vita. Ho avuto la possibilità di condividere il set con mia mamma molte volte, ma non era mai capitato con lui nonostante sia cresciuta sui suoi set. Quando Abe ha avuto l’idea di questa relazione padre – figlia noi produttrici ci siamo dette ‘immagini come sarebbe bello se mai Bruce volesse farlo?’ però mi sentivo un po’ in difficoltà tra l’essere produttrice, attrice, figlia… ma la generosità e l’entusiasmo che ha portato sul set sono stati fantastici. Già semplicemente il fatto di guardarsi negli occhi e poter recitare insieme… mi viene da piangere anche adesso. Non potevamo perdere questa occasione, ne abbiamo parlato per tutta la vita di fare qualcosa insieme, ora era il momento di farlo. Lui è l’attore più radicale e onesto che si possa immaginare”.

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