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Larry Fink: «Ecco le tre conseguenze della guerra su mercati ed economia»

Il numero uno di BlackRock analizza le conseguenze della guerra nel breve e nel lungo termine nella lettera agli azionisti. Ecco come cambierà il mondo

di Morya Longo

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3' di lettura

Che il mondo, anche sotto il profilo economico e finanziario, sia destinato a cambiare dopo la guerra in Ucraina lo pensano in tanti. Come possa cambiare nel concreto, però, è difficile a dirsi. Una risposta, anzi tre, è arrivata da uno dei più noti «influencer» dei mercati finanziari: Larry Fink, Chairman and Chief Executive Officer di BlackRock, la società di gestione del risparmio più grande del mondo.

In una lettera che ha scritto agli azionisti, Fink affronta proprio questo tema. E individua tre fenomeni, alcuni dei quali partiti con la pandemia, che a suo parere cambieranno il mondo economico e finanziario nei prossimi anni: la marcia indietro della globalizzazione, l’accelerazione delle grandi Banche centrali verso la creazione di valute digitali e l’accelerazione nel lungo termine (pur con una frenata nel breve) della transizione energetica.

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«Le ramificazioni di questa guerra non saranno limitate all’Europa orientale - scrive Larry Fink -. Arrivano dopo le conseguenze della pandemia, che hanno avuto profondi impatti sulla politica, l’economia e i trend sociali. Il riverbero complessivo si sentirà per decenni, e oggi è difficile predirlo fino in fondo». Larry Fink però prova a delineare la direzione.

Il mondo si deglobalizza

«L’invasione russa dell’Ucraina ha messo fine alla globalizzazione come l’abbiamo conosciuta almeno negli ultimi tre decenni». Su questo tema, Fink non usa mezzi termini. La sua è, in effetti, un’opinione condivisa da molti. Il mondo globalizzato già è stato messo in crisi dalla pandemia, quando i lockdown avevano paralizzato i commerci e con essi le catene globali delle forniture. La guerra ha peggiorato la situazione: molti Governi occidentali hanno imposto sanzioni alla Russia, arrivando a congelare anche parte delle sue riserve valutarie. Molte aziende private hanno poi agito in parallelo, tagliando i ponti economici e commerciali con la Russia. «BlackRock - sottolinea Larry Fink - si è impegnata a fare la sua parte». La Russia è stata così tagliata fuori dai mercati dei capitali globali.

Tutto questo porterà sempre più molte aziende e molti Governi a rimpatriare le produzioni e ad accorciare le catene globali delle forniture. Questa emancipazione dai mercati globali, secondo Fink, avrà due conseguenze per i mercati e l’economia. Da un lato ridurrà i margini delle aziende, alzando i costi. Dall’altro creerà strutturali pressioni inflazionistiche. Fink lo dice chiaramente: «Il riorientamento delle supply-chain sarà inevitabilmente inflazionistico». Entriamo insomma in una nuova fase: mondo meno globalizzato e inflazione più elevata.

Verso le valute digitali

Proprio mercoledì il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha detto che la banca centrale americana sta studiando in maniera approfondita l’ipotesi di creare un dollaro digitale. Cioè una valuta digitale controllata dalla banca centrale. La Cina è molto avanti su questo campo e anche la Bce (il progetto è affidato all’italiano Fabio Panetta) è al lavoro per valutare pro e contro. Larry Fink entra anche in questo dibattito, facendo una previsione: «La guerra in Ucraina potenzialmente accelera il percorso verso la creazione di valute digitali».

Ecco il ragionamento: «La guerra sta spingendo molti Stati a mettere in discussione le proprie dipendenze valutarie. Anche prima dell’invasione molti Governi stavano valutando se giocare un ruolo più attivo nelle valute digitali, definendo la cornice normativa entro cui operare. Un sistema di pagamento globale digitale, ben disegnato, può migliorare gli scambi di moneta tra Stati e ridurre il rischio di riciclaggio. Le valute digitali possono anche abbassare i costi dei pagamenti transfrontalieri». Per questo BlackRock guarda a questo fenomeno, che - secondo Larry Fink - ha avuto un’accelerazione anche a causa della guerra in Ucraina.

Transizione più veloce

Il terzo impatto dell’invasione dell’Ucraina - secondo Fink (ma non solo) - sarà l’accelerazione nel lungo termine della transizione energetica. «In risposta allo shock energetico, molti Stati stanno cercando nuove fonti di approvvigionamento», scrive Fink. «Questo, nel breve termine, rallenterà il percorso verso le emissioni nette zero di anidride carbonica. Ma nel lungo termine, sono convinto, questi eventi lo accelereranno».

Riproduzione riservata ©
  • Morya LongoVicecaposervizio

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: Italiano, inglese

    Argomenti: Finanza, mercati azionari e obbligazionari

    Premi: Vincitore del premio State Street 2018 – Giornalista dell’anno, autore del miglior scoop

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